Suárez, Piqué e Neymar: meraviglia Barcellona!

E sono trenta, cari Suárez e Piqué, funamboli del Barcellona delle meraviglie di cui siamo tutti, più o meno dichiaratamente, tifosi!

Se sommiamo a questi due nobili anniversari i venticinque anni di Neymar, ecco che in dieci giorni abbiamo tracciato il cammino di una squadra leggendaria, giunta ormai alla piena maturazione, in attesa che anche il divino Messi festeggi in giugno il proprio trentesimo compleanno. Poiché Leo merita un discorso a parte, essendo la quintessenza del calcio e avendo egemonizzato, al pari di Cristiano Ronaldo, il decennio appena trascorso, concentriamoci per ora su questi tre fuoriclasse che nei rispettivi ruoli sono, senza dubbio, tra i migliori al mondo, per non dire proprio i numeri uno, e che se fossero nati in un’epoca più democratica dal punto si vista pallonaro si sarebbero senz’altro tolti la soddisfazione di conquistare pure qualche trofeo individuale, a cominciare dal Pallone d’oro nel caso dei due punteri sudamericani che compongono, con Messi, l’attacco più forte del pianeta e uno dei più forti e talentuosi di sempre. 

Essendo al cospetto di una compagine che è già leggenda, che ha già vinto tutto, che ha superato ampiamente il Milan di Sacchi e affianca, nell’Olimpo dei fenomeni epocali, l’Ajax e l’Olanda di Cruijff, è superfluo sottolineare che gli alfieri di quest’impresa saranno ricordati dalle future generazioni come i portoghesi ricordano Eusebio, gli argentini e i napoletani Maradona e i brasiliani Pelé; ed è triste ma realistico ipotizzare che, pur rimanendo una delle squadre più forti in assoluto, difficilmente il Barça potrà vivere, a breve, un altro decennio di quest’intensità, volgendo ormai verso un dorato e per fortuna lento tramonto la parabola atletica dei suoi assi principali, compreso l’erede di Diego cui manca solo il Mondiale per sedere sul podio dei fuoriclasse destinati all’eternità, accanto ai due numeri dieci che hanno reso il Novecento un secolo indimenticabile anche dal punto di vista calcistico. 

Nel prossimo decennio, probabilmente, saranno, ancora una volta, un argentino e un brasiliano a contendersi lo scettro di re del calcio: Dybala e, per l’appunto, Neymar, il primo componendo il trio delle meraviglie dell’Argentina che punta a vincere la Coppa del Mondo in Russia e il secondo cercando di far tornare il Brasile ai fasti di un tempo, puntando anche sulla rinascita di un movimento sportivo tra i più importanti e prestigiosi in assoluto. 

Il decennio che si avvia alla conclusione, invece, è stato dominato dallo strapotere iberico, con Spagna e Portogallo sugli scudi e la rilevante parentesi tedesca al Mondiale brasiliano; tuttavia, è stato, più che mai, un decennio tinto di blaugrana, con i miti allenati da Guardiola prima e da Luis Enrique adesso a giganteggiare di continuo e i tre soggetti protagonisti di quest’articolo a innervare la spina dorsale di una favola dal sapore antico e, invece, modernissima, contemporanea, composta da uomini veri, da sognatori indomiti, da ragazzi rimasti normali e umili nonostante un fiume di denaro e una notorietà planetaria, prossima all’idolatria. 

Suárez e i suoi gol, Neymar e il suo genio, Piqué e la sua propensione a spingersi in attacco, oltre che a difendere con rocciosa eleganza e a contrastare qualunque avversario con grinta e ardimento: sono ormai diventati uomini ma noi continueremo a vederli sempre come i tre ragazzi che erano; e così sarà anche quando avranno smesso di giocare, come accade solo agli eroi che, per dirla con Guccini, “son tutti giovani e belli”.

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