Cabrini: l’avventura del bell’Antonio

Cabrini da Cremona fa sessanta: incredibile se si pensa al bel ragazzo che solcava la fascia sinistra dei campi di gioco d’Italia e d’Europa. 

Sessant’anni e una ridda di ricordi: dai suoi gol, non molti ma spesso piuttosto belli, a quel maledetto rigore sbagliato nella finale di Madrid, forse per mera sfortuna, forse per un eccesso di sicurezza; fatto sta che per alcuni minuti rimase letteralmente paralizzato in mezzo al campo.

Eppure il suo volto dolente davanti alla maestà del Bernabéu ha conservato nel tempo una magia speciale: quella del fuoriclasse umano, del campione che fa notizia soprattutto quando sbaglia, tanta è la sua perizia, la sua abilità e il suo coraggio nella maggior parte delle situazioni.

Cabrini, l’uomo che regalò alla Juve il diciannovesimo scudetto, segnando il gol decisivo contro la sempre coriacea Fiorentina.

Cabrini, colui che ha innervato in maniera decisiva il blocco bianconero anche in Nazionale. 

Cabrini, figlio del sempre florido vivaio atalantino, delle intuizioni e della lungimiranza di Bearzot e della caparbietà di Trapattoni.

Cabrini che alla Juve ha vinto tutto, che è stato protagonista di una delle compagini più forti di sempre e che non ha mai smesso di esplorare, di cercare, di guardarsi intorno, al punto che negli ultimi anni non ha avuto remore nell’affrontare la sfida, tutt’altro che semplice, di allenare la Nazionale femminile.

Cabrini e la vita intesa come una grande avventura, come un sogno ad occhi aperti, come una speranza da trasformare in realtà e come un continuo progetto da realizzare. 

Cabrini è arrivato con la consueta eleganza all’età della ragione e della piena maturità, senza per questo smarrire il sorriso, la spontaneità e la serenità interiore che gli hanno permesso di affrontare qualunque battaglia con la grinta di un guerriero e la giovialità di un sognatore. 

Indomito ma mai sleale, è sempre uscito dal campo dopo aver dato tutto, spesso dopo aver vinto, perdendo, le rare volte che è accaduto, con la dignità tipica dei grandi e senza dare la colpa ad altri, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità.

Cabrini, uno degli ultimi romantici in un calcio e in un mondo che stavano cambiando in peggio. Ormai siamo nell’abisso ma il bell’Antonio no: lui era e rimarrà sempre un combattente a testa alta.

P.S. Pur non condividendo spesso le sue idee e non essendo certo dei cultori della sua esuberanza, rendiamo omaggio ad Aldo Biscardi, scomparso oggi all’età di 86 anni e inventore di un modo originale ed ironico di raccontare lo sport. In questa stagione segnata dal conformismo, di sicuro, ci mancherà.

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