L’Urbe conquistata dai fascisti, ex Nar e Terza posizione

Scoppia lo scandalo di “parentopoli” al Campidoglio. L’Espresso fa una mappa di ex fascisti, alcuni condannati per vari reati, che occupano posizioni strategiche nell’amministrazione governata da Roberto Alemanno

ROMA – Due anni e mezzo fa lo stesso Roberto Alemanno non pensava di riuscire a battere il suo antagonista Francesco Rutelli. Quando vinse le elezioni, rispose al saluto romano di coloro che inneggiavano alla nuova marcia su Roma dal balcone del Campidoglio (sempre un balcone era ed anche vicino a quello di piazza Venezia). Ora, nel suo biennio di potere, si scopre che personaggi non proprio limpidi, amici di vecchia data dell’ex segretario del “Fronte della gioventù”, hanno conquistato posti strategicamente fondamentali nella mappa del potere economico della Capitale. Oltre ai loro cugini, compagne, zii, cognati e suoceri.

L’ultimo numero del settimanale “L’Espresso” redige una mappa aggiornata della conquista romana da parte dei fascisti. E racconta di personaggi poco conosciuti ma dal passato ingombrante, come Riccardo Mancini, già esponente di spicco di Avanguardia Nazionale, messo a capo di Eur s.p.a., società controllata dal Comune e dal ministero dell’Economia, proprietaria di un patrimonio immobiliare di svariate centinaia di milioni di euro. Mancini fu condannato nel 1988 ad una pena di un anno e nove mesi per violazione della legge sulle armi. Ora dovrebbe gestire il contestatissimo gran premio di Formula 1, voluto da Alemanno; un giro di soldi per svariati milioni.  Imbarazzanti le amicizie dell’imprenditore amico del sindaco romano, soprattutto quella con Massimo Carminati (classe 1958), fondatore dei Nar (“Nuclei armati rivoluzionari”, di cui facevano parte Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, autori di svariati omicidi e condannati all’ergastolo per la strage di Bologna). Carminati, nome sconosciuto ai più, è invece famosissimo fra tutti coloro che si dichiarano fans del film e della serie televisiva sulla banda della Magliana: è lui la persona cui si sono ispirati gli sceneggiatori per la figura del “Nero”, sodale di quel gruppo di criminali e assassini. Carminati ebbe in effetti rapporti non occasionali con Franco Giuseppucci (detto er Fornaretto, ucciso nel 1980), Enrico De Pedis (detto Dandi, ucciso nel 1991) e Danilo Abbruciati (detto er Camaleonte, ucciso a Milano nel 1982, dopo aver sparato al vice-presidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone). Secondo le confessioni del pentito Maurizio Abbatino, fu proprio Carminati ad istruire gli esponenti della banda della Magliana sull’uso degli esplosivi, di cui sarebbe stato il principale fornitore. Carminati è stato accusato da alcuni pentiti della banda della Magliana di essere il killer che uccise il giornalista Mino Pecorelli, condannato in primo grado ma assolto in appello.

E pensare che questi stessi personaggi ed altri del giro berlusconiano accusarono il Campidoglio di aver imbarcato ex brigatisti rossi come consulenti. Nel 2007, a cadere sotto le critiche della destra, allora all’opposizione, fu Claudia Gioia, condannata a 28 anni e due mesi per la partecipazione all’omicidio del generale dell’Areonautica Licio Giorgieri e per il ferimento del giuslavorista Giuliano da Empoli, poi nominata curatrice di mostre alla sede distaccata di Testaccio del Macro di Roma. Ugualmente, l’accusa alle giunte di sinistra fu formulata per i 12 mila euro assegnati per un’altra consulenza a Silvia Baraldini, condannata a 43 anni di carcere negli Stati Uniti e poi estradata in Italia. Sempre nel 2007, l’accusa di imbarcare ex terroristi rossi nell’amministrazione pubblica si rivolge alla Provincia allora governata da Enrico Gasbarra, che aveva posto a capo del Centro per l’impiego di Torre Angela a Roma Ave Maria Petricola (arrestata nel 1981 con l’accusa di banda armata, essendo la responsabile logistica delle Brigate rosse). Tre anni fa fu roboante l’indignazione degli esponenti dell’allora partito diretto da Gianfranco Fini, Alleanza nazionale. Piergiorgio Benvenuti, capo dei consiglieri alla Provincia, denunciò: “Presenterò una interrogazione urgente a Gasbarra per verificare tutte le procedure che hanno portato alla nomina di Ave Maria Petricola. Vogliamo sapere come è stata assunta e quali sono i suoi meriti professionali”. Sacrosanto grido di sdegno da parte di chi ora non dice nulla sulle presenze altrettanto imbarazzanti di ex pregiudicati ma di destra. Come Stefano Andrini, messo a capo dell’Ama nel 2009 (l’azienda municipalizzata per lo smaltimento dei rifiuti), condannato a quattro anni e otto mesi per tentato omicidio, dopo aver pestato due studenti di sinistra a Roma nel 1989, poi rimosso dall’incarico nel febbraio di quest’anno dopo essere stato travolto dall’inchiesta sulla banda di Gennaro Mockbel ed aver organizzato la falsa candidatura di Nicola Di Girolamo per il partito berlusconiano (dimessosi da senatore ed attualmente in carcere). Una galassia di fascisti che, grazie ad Alemanno, sono andati a ingrossare le fila di consulenti e dirigenti dell’amministrazione capitolina. Ma questi, per i berlusconiani, a differenza degli ex-br, ci stanno bene perché sono tutti “bravi ragazzi”.

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