Psicologia sport. Respiro e TIME-OUT per gestire comportamenti violenti

ROMA – Questa è la volta buona per interrompere il ciclo della violenza, è importante intervenire quando si verificano comportamenti violenti, ma è ancora più importante prevenire, fare formazione, monitorare, fare aggiornamento agli operatori, informare ed educare comunità e famiglie. E’ preferibile strutturare interventi multidisciplinari ed integrati che coinvolgono diverse figure di professionisti e le diverse istituzioni ed associazioni locali, per coomprendere il problema dai diversi punti di vista, comprendere cosa fa l’Altro e come.

Costruire una rete di resilienza attraverso lo sviluppo delle risorse personali e di rete e lo sviluppo di autoefficacia ed autostima personale per decidere individualmente di ricostruire la propria vita un passo alla volta.

Alcune tecniche sono il respiro che ti permette di fermarti, di contattare te stesso, di distrarre l’afflusso del sangue ai muscoli e lo fa confluire al cervello per permetterti di valutare quello che stai per fare.

Importante è prendersi il tempo, decidere di fermarsi e ritornare dopo un po sulla discussione, al limite fare una passeggiata, quando ci si ferma, si riflette, ci si accorge di come ci si sente e si arriva alla conclusione che è possibile un modo di verso di comunicare, discutere, chiedere, pretendere.

Importante riconoscere i segnali premonitori che ti portano all’escalation ed al non controllo, in modo da potersi fermare in tempo se è possibile. E’ opportuno se è il caso contattare un amico di riferimento per provare di chiedere aiuto o esprimere la propria difficoltà.

Importante allontanarsi dalla situazione che stimola rabbia o escalation e ritornare dopo un’ora o comunque dopo il minimo tempo necessario che serve per placarsi, questo può essere utile in qualsiasi contesto, famigliare, lavorativo, sportivo.

Importante costruire resilienza nelle famiglie e tra i bambini, questo può avvenire nel riconoscere le loro qualità, nel permettergli di fare delle attività di tipo espressivo o sportivo.

Il senso dell’intervento psicosociale ed educativo consiste nel rafforzare le risorse individuali dei bambini così come quelle sociali.

Promuovere la resilienza in una comunità implica valorizzare le conoscenze, le competenze, i valori, la cultura, in modo tale che questi possano rappresentare una risorsa nel fronteggiare le difficoltà e nell’adattamento alle diverse circostanze (Manyena, 2006).

Il soggetto resiliente deve ricorrere alle risorse interne impresse nella sua memoria. A un certo punto, potrà trovare una mano tesa che gli offrirà una risorsa esterna, una relazione affettiva, un’istituzione sociale o culturale che gli permetteranno di salvarsi (Boris Cyrulnik).

Le donne ed i bambini spesso corrono grandi pericoli proprio nel luogo in cui dovrebbero essere più al sicuro: nella loro famiglia. Per molte e molti di loro, la casa è dominata da un regime di terrore e violenza per mano di qualcuno che è loro molto vicino, qualcuno nel quale dovrebbero poter avere fiducia. Le vittime soffrono fisicamente e psicologicamente. Non sono in grado di prendere le decisioni che le riguardano, dar voce alle loro opinioni o proteggere loro stesse e i loro bambini per paura delle ulteriori ripercussioni. I loro diritti umani vengono calpestati, e le loro vite vengono loro annientate dalla costante minaccia della violenza. (Innocenti Digest N. 6 – Giugno 2000)

Importante intervenire sui diversi attori, sarebbe auspicabile un intervento con il maltrattante, la vittima e i figli che assistono alla violenza e al conflitto.

“Curiamo i carnefici, soltanto così salveremo le vittime” Lo ha detto il Prefetto Francesco Tagliente chiamato a rivolgere un indirizzo di saluto ai partecipanti al convegno ”Donne e violenza domestica…” organizzato dal Segretario Generale del GS Flames Gold – IAPS Carmelo Mandalari. Al convegno, hanno partecipato nella veste di relatori il Presidente dell’Associazione AIDE di Nettuno Silvia Angelini, il presidente dell’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus Barbara Cerusico, il Ten. Col. dei Carabinieri in C.A. Nazzareno Di Vittorio, l’Informatico forense Francesco Di Vittorio, il Presidente della CON.IPI Leonardo Lagravinese, lo psicologo Giuseppe Paesani, l’avvocato Eugenio Pini, il presidente della Handsoffwomen Onlus Isabella Rauti, la sociologa Vincenza Romi e lo psicologo clinico Matteo Simone.

Ha aggiunto il Prefetto Tagliente: “Ritengo utile agire su più piani: rendere efficaci le comunicazioni tra Istituzioni, curare ancora di più la formazione degli operatori e soprattutto rendere effettiva la tutela della vittima prestando maggiore attenzione alla figura del maltrattante e dello stalker. L’autore è una figura essenziale, ancora in ombra. La legge italiana ha recepito quanto evidenziato dal Consiglio d’Europa e dal programma DAPHNE, che hanno posto l’accento sulla necessità di intervenire con programmi di intervento su chi pone in essere la violenza. Per contrastare la violenza è necessario rendere concrete le previsioni di legge sui programmi che hanno come obiettivo l’intervento nei confronti di maltrattanti e stalker, attraverso l’attivazione di percorsi psico-educativi e l’attività di sensibilizzazione. Per proteggere le vittime, oltre al prezioso lavoro svolto dai centri antiviolenza, servono professionalità specializzate nell’ascolto e nell’intervento sui maltrattanti all’interno di servizi territoriali, consultori familiari, centri di salute mentale, centri per le dipendenze e strutture specializzate del privato sociale. Serve una formazione che coniughi competenza ed esperienza e che si traduca in linguaggio comune, regole e procedure operative condivise.”

L’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una terapia che si è dimostrata efficace per il trattamento di traumi di diversa natura. Intervenire con l’EMDR sul coniuge o sul genitore maltrattante, sulle vittime, sui figli esposti alle violenze e al conflitto, diventa fondamentale per interrompere il ciclo dell’abuso e la trasmissione di modelli di comportamento disfunzionali attraverso le generazioni.

L’essere stati ripetutamente esposti, da bambini, a violenza e ad abusi costituisce un decisivo fattore di rischio per diventare in futuro un adulto maltrattante. L’approccio EMDR offre l’occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma anche per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana, per andare davvero “oltre il trauma”.

Importante un lavoro di rete, confrontarsi, valutare il problema con diversi punti di vista e prevedere linee di intervento, di prevenzione e di formazione degli operatori, quindi non solo intervenire ma anche prevenire.

Il comportamento abusante è destinato a umiliare, ottenere controllo o potere nei confronti di un’altra persona. Importante intervenire sui diversi attori, sarebbe auspicabile un intervento con il maltrattante, la vittima e i figli che assistono alla violenza e al conflitto.

Condividi sui social

Articoli correlati