Glossario di Economia & Finanza

Aggregati monetari in economia sono grandezze aggregate che esprimono la quantità complessiva, esistente in un determinato momento nel sistema economico, di moneta e di attività finanziarie che, per il loro grado di liquidità, possono svolgere le stesse funzioni della moneta (la cosiddetta quasi-moneta). 

Poiché la moneta svolge nei sistemi economici varie funzioni, possono essere definiti diversi aggregati monetari; in particolare, si definiscono (secondo un grado decrescente di liquidità):

  • M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale(le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento) e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti); 
  • M1 (o liquidità primaria), che comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in http://it.wikipedia.org/wiki/Conto_corrente%22%20%5Co%20%22Conto%20corr“>conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler’s cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l’altra come depositi in conto corrente; 
  • M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d’altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);
  • M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore; si tratta essenzialmente delle obbligazioni e dei titoli di stato con scadenza a breve termine (come i BOT italiani).

L’individuazione delle attività finanziarie che rientrano nelle suddette definizioni può variare da un sistema economico all’altro, in relazione alle abitudini, alle consuetudini e alla regolamentazione giuridica esistenti in ciascuno. Per l’area dell’euro, la Banca Centrale Europea ha definito: 

  • M1 come l’insieme delle monete e banconote in circolazione più i depositi a vista, compresi i depositi overnight; a fine novembre 2012 ammontava a 5.117,8 miliardi di euro, di cui 862,5 miliardi rappresentati dal circolante; 
  • M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi; a fine novembre 2012 ammontava a 8.991,0 miliardi di euro; 
  • M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli di debito con scadenza fino a 2 anni; a fine novembre 2012 ammontava a 9.787,0 miliardi di euro.

Asset Backed Securities (ABS) è il generico nome assegnato ai titoli obbligazionari emessi a seguito di un processo di cartolarizzazione, che a sua volta altro non è che la cessione di attività o beni di una società (definita tecnicamente “originator”) attraverso l’emissione ed il collocamento di tali bond.

Quando la cartolarizzazione avviene a fronte di beni immobili, il loro complesso garantisce in forma ipotecaria i titoli emessi prendendo il nome di Mortgage Backed Securities.

I beni e/o le attività vengono così cedute a terzi, che recuperano il proprio investimento attraverso la garanzia del capitale (costituita dal valore degli asset cartolarizzati) e l’incasso delle cedole previste dall’obbligazione stessa; ovviamente il mancato recupero del valore del sottostante costituisce una perdita per l’acquirente dell’obbligazione.

Solitamente i beni ceduti sono costituiti da crediti, ma possono essere anche immobili, strumenti derivati od altro; vengono ceduti a particolari “società-veicolo” (SPV, Special Purpose Vehicle, società cessionarie abilitate ad emettere titoli in cui sono incorporati i crediti ceduti) che riversano al cedente il corrispettivo economico ottenuto attraverso l’emissione ed il collocamento degli ABS, a loro volta suddivisi in classi di rating con merito creditizio decrescente all’aumentare del livello di subordinazione nella restituzione del debito obbligazionario.

BCE (Banca Centrale Europea – in inglese ECB, European Central Bank) è la banca centrale incaricata dell’attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi dell’Unione Europea che hanno aderito all’euro e che formano la cosiddetta “Zona Euro” o “Area dell’euro” (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna).

Scopo principale della Banca Centrale Europea è quello di mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi mantenendo il potere d’acquisto nell’area dell’euro, esercitando il controllo dell’inflazione nell’Area dell’euro e badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%.

La BCE  ha iniziato ad operare dal 1º gennaio 1999, quando tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali nazionali le sono state trasferite, fissando così ed irrevocabilmente i tassi di conversione delle monete nazionali rispetto all’euro. 

Ai sensi del diritto pubblico internazionale ha una propria http://it.wikipedia.org/wiki/Personalit%C3%A0_giuridica%22%20%5Co%20%22Personalit“>personalità giuridica autonoma, con la facoltà di emanare decisioni e formulare raccomandazioni e pareri non vincolanti; deve essere consultata dalle altre istituzioni dell’Unione per progetti di modifica dei trattati che riguardino il settore monetario, oltre che per ogni atto dell’Unione riguardante materie di sua competenza.

L’Eurogruppo è un centro di coordinamento europeo che riunisce i ministri dell’Economia degli Stati membri che adottano l’Euro, ovvero la cosiddetta Eurozona; si tratta di una riunione informale che si svolge alla vigilia di un Consiglio dei ministri dell’Economia e delle finanze (Ecofin) e che permette di discutere di questioni economico-finanziarie legate all’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea (UEM).

L’organismo si è reso necessario in quanto, con l’allargamento dell’Unione Europea a 28 Stati, i 18 paesi che adottano l’Euro si trovano a rappresentare solo una parte, anche se maggioritaria, dell’Ecofin: gli incontri informali dell’Eurogruppo permettono di intensificare il dialogo sulle questioni connesse alle competenze specifiche che sono comuni agli stati dell’Eurozona.

Attuale presidente dell’Eurogruppo è il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem.

Beige Bookè il termine con cui è conosciuto dai più il “Summary of Commentary on Current Economic Conditions by Federal Reserve District”, un documento pubblicato periodicamente (otto volte l’anno, due settimane prima della riunione del FOMC della Fed) per riassumere lo stato di salute dell’economia statunitense, con un occhio particolarmente attento all’andamento dei consumi ed alle condizioni del mercato del lavoro.

È la base del dibattito sulla futura politica monetaria della Fed, utilizzato per informare i membri del FOMC sui cambiamenti dell’economia avvenuti nel periodo che intercorre tra due incontri dell’organo, anche se in realtà è diretto ad un pubblico molto più vasto che comprende analisti, banche ed investitori.

Bilancia Commerciale è uno degli elementi principali della bilancia dei pagamenti; in https://it.wikipedia.org/wiki/Contabilit%C3%A0_nazionale%22%20%5Co%20%22Contabilit“>contabilità nazionale è un conto nel quale viene registrato l’ammontare delle importazioni e delle esportazioni di merci di un Paese; il saldo della bilancia commerciale corrisponde alla differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni di merci (e non di servizi).

La bilancia commerciale può essere in attivo, quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente ingresso netto di capitale monetario nello Stato, od in passivo, quando il valore delle importazioni supera il valore delle esportazioni, con conseguente uscita netta di capitale monetario dalla Nazione; l’attività o la passività della bilancia commerciale di un Paese è quindi un indicatore fondamentale della sua solidità e della sua ricchezza economica.

Blue Banana è un termine inglese usato per indicare una dorsale economica e demografica dell’Europa Occidentale, un corridoio urbano coerente di forma ricurva che si estende da Londra a Milano, centro principale dello sviluppo spaziale europeo che coinvolge il bacino londinese, l’asse del Reno e la parte occidentale della Pianura Padana; il curioso nome si ispira alla forma curvata di questa dorsale e al colore dominante della bandiera dell’Unione Europea, il blu; la dorsale è conosciuta anche con il nome di megalopoli europea.

La semplicità di questa rappresentazione ebbe un’efficacia immediata ed i manager e gli uomini politici se ne appropriarono subito. Come capita spesso in queste situazioni, il senso del termine, divenuto di moda, si è evoluto assieme ai suoi confini. Divenuta argomento a favore dello sviluppo positivo, la banana blu venne allora descritta come il perimetro dell’area in cui lo sviluppo delle organizzazioni sociali e delle strutture economiche avrebbe attirato l’interesse degli investitori privati.

Blue Chip era un segmento della Borsa Italiana di cui facevano parte le società con una struttura economico/finanziaria particolarmente solida ed una capitalizzazione superiore ad un miliardo di euro.

Oggi il segmento Blue Chip è stato sostituito dal FTSE Mib (o Large Cap) e dal FTSE Italia Mid Cap.

Bolla speculativa in economia è una particolare fase di un qualsiasi mercato caratterizzata da un aumento considerevole ed ingiustificato dei prezzi di uno o più beni, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo. 

Generalmente si parla di bolla speculativa con riferimento ai mercati finanziari, nei quali vengono trattate azioni, obbligazioni e titoli derivati, ma la storia insegna che sono stati frequenti i casi di bolle speculative che hanno riguardato beni materiali come gli immobili. 

L’eccesso di domanda che spinge verso l’alto ed in poco tempo il valore di un bene, di un servizio, di un’impresa o più semplicemente di un titolo, si può ricondurre all’irrazionale euforia di soggetti economici convinti che una nuova industria, un nuovo prodotto, una nuova tecnologia potranno offrire cospicui guadagni e registrare una crescita senza precedenti. Scatta, pertanto, la corsa all’acquisto del diritto, nella speranza di rivendere lo stesso ad un prezzo superiore; la corsa all’acquisto provoca un aumento del prezzo che conferma, agli occhi di molti, la bontà della precedente previsione di un futuro aumento del prezzo del diritto che, a sua volta, stimola ulteriormente gli acquisti e quindi fa aumentare ancora una volta il prezzo. La profezia in altri termini si avvera, inducendo nuovi soggetti ad acquistare i medesimi titoli, tra i quali, man mano che i valori crescono, si annoverano sempre più soggetti solitamente restii ad acquistare strumenti finanziari dal rischio elevato.

Quando il valore dei titoli scende repentinamente e si assiste a un cambiamento radicale delle prospettive economiche retrostanti, si parla di scoppio della bolla speculativa; l’eccesso di acquisto di un diritto, infatti, ad un certo punto si arresta. Le cause possono essere almeno tre:

  • è difficile trovare nuovi investitori disposti ad acquistare ulteriori diritti ad un prezzo che nel frattempo è diventato elevato;
  • chi ha comperato diritti in precedenza è spinto a vendere i titoli per monetizzare il guadagno;
  • le ottimistiche prospettive di guadagno precedentemente formulate possono essere riviste e ridimensionate.

Alla fase di crescita dei valori segue dunque una fase opposta, durante la quale si assiste ad un calo considerevole delle quotazioni. All’eccesso di vendite contribuiscono la consapevolezza che, di fronte a prospettive economiche meno ottimistiche, i valori dei titoli trattati sono destinati a calare e la volontà di molti possessori di titoli di cederli prima che si verifichino ulteriori diminuzioni del valore.

BRI è l’acronimo diBanca dei Regolamenti Internazionali (in inglese Bank for International Settlements, BIS), un’organizzazione internazionale con sede sociale a Basilea, in Svizzera; fondata nel 1930 in attuazione del Piano Young (un piano di natura economica sulle riparazioni di guerra da parte della Germania dopo la I Guerra Mondiale), è la più antica istituzione finanziaria internazionale.

Pur essendo un’organizzazione internazionale, la BRI è strutturata come una società anonima per azioni, le cui quote possono essere sottoscritte unicamente da banche centrali o da istituti finanziari designati; attualmente possiedono partecipazioni e sono pertanto rappresentate alle sedute dell’Assemblea Generale 55 banche centrali, nonché la Banca Centrale Europea.

Il principale scopo dell’organizzazione è promuovere la cooperazione tra la banche centrali, fornendo nel contempo specifici servizi finanziari in qualità di “banca delle banche centrali” ed operando come agente o mandataria (trustee) nei pagamenti internazionali che le vengono affidati; infine la BRI rappresenta oggi un rinomato centro internazionale di ricerca in ambito finanziario, monetario ed economico.

Da marzo 2010 il Presidente del Consiglio d’amministrazione (Board of Directors) è l’attuale Governatore della Banca di Francia, Christian Noyer; il suo Direttore Generale è, fin dall’aprile 2009, lo spagnolo Jaime Caruana.

BRICS è l’acronimo utilizzato in economia internazionale per riferirsi congiuntamente a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che condividono una situazione economica in via di sviluppo, una grande popolazione (Russia e Brasile centinaia di milioni di abitanti, Cina ed India circa due miliardi e mezzo di abitanti), un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo.

Covered bondè il termine con cui si indicano delle obbligazioni garantite, titoli di credito emessi da una banca o da un altro intermediario avente diritto caratterizzati da un profilo di rischio molto basso ed elevata liquidità. Si differenziano dalle obbligazioni bancarie ordinarie in quanto il loro rimborso, in caso di fallimento della banca emittente, è assicurato dalla possibilità di rivalersi su attività di elevata qualità appositamente segregate (crediti fondiari ed ipotecari, crediti nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni o garantiti dalle medesime, nonché di titoli emessi nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto crediti della medesima natura).

Le Istruzioni di Vigilanza dispongono inoltre che l’emissione di obbligazioni bancarie garantite e la cessione degli attivi possono essere effettuate solamente da banche di medio-grande dimensione, con elevati livelli di patrimonializzazione e solidi requisiti organizzativi al fine di evitare rischi legali e di reputazione, così contribuendo al rafforzamento di tale mercato. In particolare, i requisiti dimensionali e patrimoniale prevedono che la banca (o complessivamente le banche appartenenti a un gruppo) disponga di un patrimonio non inferiore a 500 milioni di euro con un coefficiente di patrimonializzazione complessivo non inferiore al 9%.

Credit Crunch o stretta creditizia è il termine con cui si indica un calo significativo od un improvviso inasprimento delle condizioni dell’offerta di credito, tale da accentuare una fase recessiva.

Solitamente avviene al termine di una fase di espansione economica, quando le banche centrali alzano i tassi d’interesse per raffreddare l’espansione ed evitare il rischio inflazione, spingendo gli istituti di credito ad alzare i propri tassi di interesse precludendo così l’accesso al credito a chi non può permettersi l’aumentato onere. Il credit crunch può anche essere conseguenza – come effettivamente avvenuto in Europa a seguito della crisi economica innescata dal fallimento di Lehman Brothers nel 2008 – di una serie di fallimenti bancari e della conseguente riduzione della liquidità, applicato dagli stessi istituti di credito tra loro a seguito della generale sfiducia prodottasi ed al fine di evitare ulteriori fallimenti.

Credit Default Swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l’esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato.

È un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Il CDS viene spesso utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un’obbligazione

Normalmente la durata di un CDS è di cinque anni e sebbene sia un derivato scambiato sul mercato over-the-counter (non regolamentato) è possibile stabilire qualsiasi durata. 

I credit default swap sono normalmente utilizzati come metro di misura del rischio di fallimento di uno stato sovrano.

Deflazione è, in macroeconomia, la diminuzione del livello generale dei prezzi che deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi: un freno nella spesa di consumatori ed aziende, i quali poi attendono ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori; questa riduzione dei prezzi si ripercuote sui ricavi, anch’essi generalmente in calo, che a loro volta portano  leaziende a ridurre i costi, da quelli per l’acquisto di beni e servizi da altre imprese, a quello del lavoro, ad un minor ricorso al credito.

Deleverage è la riduzione della leva finanziaria, il disinvestimento che si realizza rimborsando il debito pregresso con la liquidità disponibile o vendendo asset finanziari in portafoglio per fare cassa.

Il leverage, o effetto leva, viene utilizzato per misurare la proporzione fra il capitale proprio e quello di terzi delle risorse utilizzate per finanziare gli impieghi: si parla di rapporto di indebitamento o indice di indebitamento. Al crescere del rapporto di indebitamento, ovvero dell’utilizzo del capitale finanziato, rispetto alle risorse proprie, aumenta anche il rischio. 

In questa fase economica, il deleverage, il disinvestimento in attività produttive, a favore di beni rifugio o di speculazioni nelle materie prime, è uno degli elementi di instabilità dell’economia. In un mondo sempre più diviso tra gli emergenti, dalla Cina al Brasile, costretti a controllare la crescita e l’inflazione e le economie sviluppate che si stanno riavviando a fatica. Mentre, oltre al deleverage, devono fare i conti con la crisi da debiti sovrani (in Europa), la perdurante debolezza del settore immobiliare (negli Usa), del terremoto e della catastrofe nucleare (in Giappone).

EBA (European Banking Authority) è un organismo dell’Unione Europea che ha il compito di sorvegliare il mercato bancario europeo, e ad esso partecipano tutte le autorità di vigilanza bancaria dell’UE.

L‘obiettivo dell’EBA è proteggere l’interesse pubblico contribuendo alla stabilità e all’efficacia a breve, medio e lungo termine del sistema finanziario, a beneficio dell’economia dell’Unione, dei suoi cittadini e delle sue imprese; opera nel settore di attività delle banche, dei conglomerati finanziari, delle imprese di investimento, degli istituti di pagamento e degli istituti di moneta elettronica. 

L’Autorità contribuisce a:

  • migliorare il funzionamento del mercato interno in particolare attraverso una regolamentazione efficace e uniforme;
  • garantire l’integrità, la trasparenza, l’efficienza e il regolare funzionamento dei mercati finanziari;
  • rafforzare il coordinamento internazionale in materia di vigilanza bancaria;
  • impedire l’arbitraggio regolamentare e promuovere pari condizioni di concorrenza;
  • assicurare che i rischi siano adeguatamente regolamentati e monitorati
  • aumentare la protezione dei consumatori.

ESM (European Stability Mechanism, meccanismo europeo di stabilità) detto anche “Fondo salva-Stati” nasce dalle modifiche al Trattato di Lisbona (art. 136), trattato internazionale entrato ufficialmente in vigore il 1° dicembre 2009 che ha apportato ampie modifiche al Trattato sull’Unione Europea ed al Trattato che istituisce la Comunità Europea abolendo i “pilastri”, provvedendo al riparto di competenze tra Unione e Stati membri, rafforzando il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l’attribuzione alla Carta di Nizza del medesimo valore giuridico dei trattati.

L’ESM nasce come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della Zona Euro (art. 3), altrimenti detta Eurozona o Eurolandia, cioè l’insieme dei 17 Stati membri (dato 2013) dell’Unione Europea che adottano l’euro come valuta ufficiale; ha però assunto la veste di organizzazione intergovernativa (sul modello dell’FMI), a motivo della struttura fondata su un consiglio di governatori (formato da rappresentanti degli stati membri) e su un consiglio di amministrazione e del potere, attribuito dal trattato istitutivo, di imporre scelte di politica macroeconomica ai Paesi aderenti al fondo-organizzazione.

Il fondo emetterà prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) per assicurare assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà ed acquisterà titoli sul mercato primario (contestualmente all’attivazione del programma Outright Monetary Transactions), ma a condizioni molto severe: queste condizioni rigorose «possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite» (art. 12); potranno essere attuati, inoltre, interventi sanzionatori per gli Stati che non dovessero rispettare le scadenze di restituzione i cui proventi andranno ad aggiungersi allo stesso ESM.

Eurobond (o anche Stability bond) è il termine utilizzato nel contesto della crisi dei debiti sovrani nell’area monetaria euro (estate 2011) per indicare l’ipotetica creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell’Eurozona, da emettersi a cura di un’apposita agenzia dell’Unione Europea, la cui solvibilità sia garantita congiuntamente dagli stessi Paesi dell’Eurozona.

La prospettiva della loro creazione è stata accolta con reazioni che spaziano dall’appoggio entusiastico allo scetticismo, fino alla netta avversione: le contrarietà risiedono sostanzialmente nel fatto che i Paesi più “virtuosi” dovrebbero accollarsi un onere aggiuntivo, in termini di costo del debito, a favore dei Paesi meno virtuosi, con il rischio di favorire il cosiddetto azzardo morale di politiche fiscali e di bilancio ancor meno rigorose, esacerbando la discrasia tra nazioni “rilassate” e “virtuose”, in un ulteriore appesantimento dell’onere sopportato da queste ultime.

La prospettiva degli Eurobond incontra inoltre alcune difficoltà oggettive, richiedendo una riforma dei trattati europei e dei ruoli e compiti e affidati per via statutaria alla Banca Centrale Europea e, se poste come condizione da alcuni stati membri, anche riforme per l’uniformazione degli standard di rigore delle politiche fiscali nazionali, tutte novità che richiederebbero la ratifica unanime degli stati membri, un meccanismo necessario ma la cui messa in atto comporta necessariamente tempi non immediati.

Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea) è una Direzione Generale della Commissione Europea che raccoglie ed elabora dati dagli Stati membri a fini statistici; la sua missione è quella di fornire all’UE un servizio informativo statistico di elevata qualità, con dati comparabili tra Paesi e regioni.

Tra le sue attività principali rientra la definizione di dati macroeconomici che sostengono le decisioni della Banca centrale europea relative alla definizione delle politiche monetarie per l’euro e dati/classificazioni regionali come ad esempio la https://it.wikipedia.org/wiki/Nomenclatura_Unit%C3%A0_Territoriali_Statistiche%22%20%5Co%20%22Nomenclatura%20Unit“>Nomenclatura delle Unità Territoriali Statistiche (o NUTS) che ha sostenuto la definizione delle politiche regionali europee e dei fondi strutturali.

Eurozona viene informalmente detta Zona Euro (o, altrettanto frequentemente, Eurozona o Eurolandia) l’insieme degli stati membri dell’Unione Europea che adottano l’euro come valuta ufficiale ovvero l’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea, attualmente (2013) composta da 17 stati membri (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna).

Le politiche monetarie dell’Eurozona sono regolate esclusivamente dalla Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte sul Meno. L’armonizzazione delle politiche economiche e fiscali dell’Area Euro è agevolata dalle periodiche riunioni dell’Eurogruppo, organismo composto dai  ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati aderenti alla valuta comune, che di solito precede di poche ore i vertici dell’Ecofin (ampliati ai delegati di tutti i 28 stati dell’Unione).

FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) interviene a copertura dei conti fino a 250.00 dollari per depositante (complessivi per tutti i tipi di conto deposito posseduti nelle banche USA “assicurate”), ed è separata per tipologia di conto: ad esempio, conto corrente e certificato di deposito hanno coperture differenti.

La legge americana prevede l’obbligo di una doppia copertura:

  • ­da parte del Governo Federale tramite l’agenzia indipendente FDIC;
  • ­da parte della Federal Reserve, come prestatore di ultima istanza, quando i fondi del bilancio federale non sono sufficienti.

Non tutte la banche beneficiano della copertura federale dei depositi: la FDIC seleziona le banche assicurabili con fondi pubblici, in modo indipendente dalla Federal Reserve.

La Banca Centrale può ricorrere, fra i vari strumenti, a un Quantitative Easing illimitato.

Diversamente dagli USA, non esiste una garanzia del risparmio a carico del bilancio dell’Unione Europea, della BCE, o di un fondo interbancario dell’Unione; la garanzia dei depositi è gestita in modo differente dai singoli Stati membri, nessuno dei quali prevede l’obbligo di copertura dei depositi con fondi pubblici stanziati dai Governi, cioè in ultima istanza da parte delle Banca Centrale nazionale.

Tuttavia, la BCE ha ripetutamente scelto di intervenire fornendo liquidità a banche e Stati in crisi.

È in discussione un progetto di Unione Bancaria che prevede un “Single Supervisory Mechanism”, tramite uno schema di assicurazione e garanzia unico per i depositi, nonché una “Resolution Agency” che ha ampi poteri di intervento verso le banche in crisi o fallite.

FED (Federal Reserve System), nota anche come Federal Reserve o più informalmente Fed, è la banca centrale degli Stati Uniti d’America,  istituita dal Congresso con il Federal Reserve Act del 23 dicembre 1913.

Il Federal System è oggi costituito da un’agenzia governativa centrale, il Board of Governors of the Federal Reserve System con sede nella capitale Washington D.C., composto da 7 governatori nominati dal Presidente degli Stati Uniti, e da dodici Federal Reserve Bank regionali, i cui presidenti sono nominati con complesse procedure. Sia il Board che le 12 Reserve Bank condividono responsabilità nel campo della vigilanza sugli intermediari finanziari e le loro attività, nonché per quanto riguarda l’offerta di servizi bancari alle istituzioni creditizie e al Governo.

Uno dei principali componenti del Federal Reserve System è il Federal Open Market Committee (FOMC), composto dai membri del Board of Governors, dal presidente della Federal Reserve Bank di New York e, a rotazione, da 4 dei rimanenti 11 presidenti delle altre Reserve Bank federali; il FOMC è responsabile della definizione delle operazione di mercato aperto, il principale strumento della Fed per influenzare i tassi di interesse sui mercati monetari e finanziari. 

Dal febbraio 2006 fino al 31 gennaio 2014 Presidente della FED è stato Ben Bernanke, mantenuto dal Presidente Barack Obama; gli è succeduta per la prima volta una donna, Janet Louise Yellen, la cui nomina è stata confermata il 6 gennaio dal Senato americano.

I compiti della FED si possono suddividere in quattro macro-aree:

  1. 1.stabilire la politica monetaria nazionale influenzando la quantità di moneta in circolazione e le condizioni creditizie dell’economia al fine di perseguire il massimo impiego, la stabilità dei prezzi e moderati tassi di interesse a lungo termine;
  2. 2.supervisionare e regolare le istituzioni bancarie per assicurarne la sicurezza e la stabilità del sistema bancario e finanziario nazionale e proteggere i diritti dei consumatori;
  3. 3.mantenere la stabilità del sistema finanziario e contenere il https://it.wikipedia.o“>rischio sistemico che può nascere nei mercati finanziari;
  4. 4.fornire servizi di tesoreria per le istituzioni depositanti, il governo degli Stati Uniti ed istituzioni ufficiali straniere inclusa la supervisione del sistema dei pagamenti nazionale.

Fiscal Compact (anglicismo che significa letteralmente patto fiscale) è il Patto di Bilancio europeo o «Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria», un accordo approvato da 25 dei 27 stati membri dell’Unione europea il 2 marzo 2012 mediante un trattato internazionale, entrato in vigore il 1° gennaio 2013.

Il patto contiene una serie di regole, chiamate “regole d’oro”, che sono vincolanti nell’UE per il principio dell’equilibrio di bilancio: prevede per i Paesi contraenti, secondo i parametri di Maastricht fissati dal Trattato CE, l’inserimento, in ciascun ordinamento statale (con norme di rango costituzionale o, comunque, nella legislazione nazionale ordinaria), dell’obbligo di perseguire il pareggio di bilancio (art. 3, c. 1), l’obbligo per tutti i Paesi di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% (e superiore all’1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell’arco di un ventennio (artt. 3 e 4). Gli stati inoltre si sono impegnati a coordinare i piani di emissione del debito col Consiglio dell’Unione e con la Commissione Europea (art. 6).

Fitch Ratings, Inc./Ltd., è un’agenzia internazionale di valutazione del credito e rating (valutazione), con due quartier generali, a New York City ed a Londra.

Fin dal 1975, con la fondazione del Nationally Recognized Statistical Rating Organizations, Fitch fa parte delle tre agenzie di valutazione del credito, assieme a Moody’s e Standard & Poor, indicate dalla Securities and Exchange Commission (SEC); nel 2003 ad esse si aggiunge la canadese Dominion Bond Rating Service, mentre nel 2005 la statunitense A.M. Best.

Benché si sia sviluppato con molte acquisizioni, Fitch rimane la più piccola delle tre grandi agenzie di rating, con una quota di mercato del 16%; per questo motivo viene frequentemente usato come ago della bilancia, quando le altre due agenzie hanno valutazioni simili, ma non uguali.

FMI (Fondo Monetario Internazionale abbreviato in F.M.I., International Monetary Fund o I.M.F. in inglese) è un’organizzazione composta dai governi di 188 Paesi che, insieme al Gruppo della Banca Mondiale, fa parte delle https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_internazionale%22%20%5Co%20%22Org“>organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dal nome della località in cui si tenne la Conferenza che ne sancì la creazione.

Gli scopi del Fondo Monetario Internazionale sono così definiti:

In particolare il F.M.I. dovrebbe regolare la convivenza economica e favorire i Paesi in via di sviluppo.

Ad inizio anni novanta, il FMI guidò, in seguito al disfacimento dell’Unione Sovietica, la cosiddetta “terapia shock”, ossia una serie di repentine controriforme politico-economiche volte a convertire, con esiti disastrosi, la più grande economia socialista del mondo in un’economia di mercato. La terapia si basava su tre pilastri: liberalizzazione, privatizzazione e stabilizzazione. Tali politiche erano basate sul sistema neoliberista, in linea con il “Washington Consensus“.

Forward guidance è uno degli strumenti a disposizione di una banca centrale per esercitare il proprio potere in politica monetaria al fine di condizionare, con le proprie previsioni, le aspettative dei mercati sui futuri livelli dei tassi di interesse. Lo scopo è quello di raggiungere determinati obiettivi macroeconomici che l’istituzione si è prefissata, come il ribasso dei tassi d’interesse a lungo termine o lo stimolo agli investimenti ed alla spesa aggregata.

Si tratta, essenzialmente, di una strategia di comunicazione pubblica, che rientra nell’arsenale degli strumenti definiti “non convenzionali”, la cui utilità si rivela soprattutto in quelle situazioni economiche dette di trappola della liquidità, in cui gli spazi di manovra “classici” sui tassi d’interesse sono estremamente ridotti a causa dal fatto che i tassi nominali a breve termine sono vicini allo zero. In questi casi, la forward guidance può aggiungersi a ad altri strumenti di natura “non convenzionale”, come il Quantitative Easing ed il Credit Easing.

Lo strumento consiste in una strategia comunicativa: la banca centrale decide di fornire agli operatori, in maniera più o meno esplicita e precisa, informazioni, indicazioni, previsioni, sui futuri comportamenti in materia di tassi di interesse, in modo da influenzare le aspettative dei mercati sul loro andamento futuro. L’effetto di condizionamento si spiega, in definitiva, col fatto che una previsione rappresenta un’informazione di maggior importanza, per gli operatori, rispetto a quella relativa all’annuncio sul livello corrente dei tassi di interesse, dal momento che quest’ultimo fotografa una situazione “istantanea” e fornisce informazioni solo sul breve termine, mentre le aspettative degli operatori si concentrano su operazioni finanziarie che si dispiegano su termini più lunghi, per i quali risulta fondamentale una previsione tendenziale sul comportamento futuro in materia di tassi di interesse, che è, appunto, l’oggetto della forward guidance.

FTSE Italia All-Shareè l’indice del Mercato Telematico Azionario gestito da Borsa Italiana che dal 2009 sostituisce il Mibtel; è costituito dall’aggregazione di tutti gli elementi degli indici FTSE MIB, FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia Small Cap, ma non da quelli FTSE Italia Micro Cap.

FTSE MIB (Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa), è il più significativo indice azionario della Borsa italiana, un paniere che racchiude le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere quotate maggiormente capitalizzate sui mercati gestiti da Borsa Italiana. Nato dalla fusione tra Borsa Italiana (S&P Mib) e http://it.wikipedia.org/wiki/London_Stock_Exchange%22%20%5Co%20%22L“>London Stock Exchange, ha creato il London Stock Exchange group, operativo dal http://it.wikipedia.org/wiki/1%25C2%25“>1º giugno 2009 in rappresentanza di circa l’80% della capitalizzazione del mercato azionario italiano.

G 8 è un https://it.wikipedia.org/wiki/Forum_(politica_e_societ%C3%A0)%22%20%5Co%20%22Forum%20(politica%20e%20societ”>forum dei Governi delle otto principali potenze: Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, e dal 1998 la Russia. Il suo predecessore G7 (G8 senza la Russia), in vigore dal 1976, riunisce ancora oggi i ministri dell’economia dei primi sette Paesi; il gruppo si riunisce ogni anno in una data variabile, ma sempre tra fine maggio e metà luglio.

G 20 o Gruppo dei 20 è un https://it.wikipedia.org/wiki/Forum_(politica_e_societ%C3%A0)%22%20%5Co%20%22Forum%20(politica%20e%20societ”>forum dei ministri delle finanze e dei Governatori delle banche centrali, creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie per favorire l’internazionalità economica e la concertazione tenendo conto delle nuove economie in sviluppo. Di esso fanno parte i 19 paesi più industrializzati (quelli del G8 in primis) con l’eccezione di Spagna, Paesi Bassi e Svizzera;è presente, inoltre, l’Unione europea.

Inizialmente e fino al 2008, i rappresentanti dei paesi membri erano i ministri delle finanze ed i direttori o Governatori delle banche centrali, mentre in seguito alla crisi economica del 2008 si è tenuto il primo vertice dei capi di Stato a Washington a novembre; si è poi tenuto un secondo vertice a Londra nell’aprile 2009 ed un terzo a Pittsburgh nel settembre dello stesso anno, nel corso del quale si è deciso che tale vertice dovesse sostituire il G8 come principale consiglio economico delle nazioni più sviluppate.

Il G20 rappresenta i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre al 80% del PIL mondiale.

IFO, acronimo di https://it.wikipedia.org/w/in“>Institut für Wirtschaftsforschung, è l’istituto di previsioni economiche https://it.wikipedia.org“>tedesco che pubblica l’ifo-Geschäftsklimaindex, indice che misura la fiducia degli imprenditori tedeschi.

Indice ISM(Institute for Supply Management) manifatturiero è il più importante report nazionale per il settore manifatturiero statunitense, utile a valutare lo stato di salute del settore; si basa su di un’indagine svolta tra i direttori d’acquisto di circa 300 aziende industriali del Paese, che rispondono ad un questionario in modo anonimo e confidenziale, per riportare fatti e non opinioni sui cambiamenti registratisi rispetto al mese precedente. 

Il PMI (Purchasing Managers’ Index), ossia il principale indicatore dell’indice ISM manifatturiero, viene calcolato in punti percentuali come media ponderata di 5 sottoindici: nuovi ordini (30%), produzione (25%), occupazione (20%), spedizioni (15%) e scorte di magazzino (10%).

Indice PMI(Purchasing Managers Index), indicatore composito dell’attività manifatturiera e/o dei servizi che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e prestazioni tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte del comparto; un suo valore inferiore al 50% indica una contrazione del settore, un valore superiore al 50% indica un’espansione.

Indice dei prezzi alla produzionedei prodotti industriali viene calcolato dall’ISTAT secondo regole europee e misura le variazioni nel tempo dei prezzi che si formano nel primo stadio di com-mercializzazione, rilevando i prezzi franco fabbrica o magazzino, al netto dell’Iva; si riferisce ai settori industriali appartenenti alle sezioni “C” (estrazione di minerali), “D” (attività manifatturiere) ed “E” (produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua) della classificazione ATECO 2002.

Le voci di prodotto vengono poi aggregate, con una distinzione che unisce l’ordinamento ATECO (categorie, classi, gruppi, divisioni e sezioni) alla suddivisione tra beni di consumo durevoli, beni di consumo non durevoli, beni strumentali, beni intermedi ed energia.

Vengono calcolate cinque variazioni percentuali degli indici:

  • variazione congiunturale: la variazione rispetto al mese precedente;
  • variazione tendenziale: la variazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente;
  • variazione sulla media degli indici relativi ai dodici mesi [ad es. (giugno 2007 – maggio 2008)/(giugno 2006 – maggio 2007)];
  • variazione sulla media degli indici relativi ai mesi trascorsi dall’inizio dell’anno [ ad es. (gennaio 2008 – maggio 2008)/(gennaio 2007 – maggio 2007)].

Inflazione è il termine che in economia indica un generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta; conseguentemente l’inflazione è anche un’erosione del potere d’acquisto, perché con la stessa quantità di denaro si può cioè acquistare una minore quantità di beni e servizi.

L’inflazione può avere diverse cause, e non c’è completo accordo su quale sia quella che influisce di più. L’aumento dell’offerta di moneta superiore all’aumento della produzione di beni e servizi, stimolando la domanda di beni e servizi e gli investimenti in assenza di un corrispondente aumento dell’offerta, è considerata una causa dell’aumento dei prezzi; tale incremento espresso in termini percentuali è il tasso d’inflazione

L’inflazione ha effetti positivi e negativi: l’attuale Economia Mainstream (cioè  quella delle principali scuole insegnate nelle più importanti https://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0%22%20%5Co%20%22Universit“>università) considera una quantità moderata di inflazione positiva; ad esempio la Banca Centrale Europea si pone come obiettivo un’inflazione che non superi il 2% mentre Olivier Blanchard, capo economista del Fondo Monetario Internazionale, ritiene che questo limite possa essere innalzato al 4% per garantire alla banca centrale più margine d’azione in caso di crisi.

Al contrario, l’iperinflazione (fenomeno monetario per il quale l’inflazione di un paese eccede significativamente i livelli medi mondiali, generalmente quando l’inflazione mensile eccede il 50%, ossia più dell’1% al giorno) è unanimemente considerata in modo negativo.

L’inflazione comporta la perdita di valore del denaro accumulato, così che un’inflazione imprevista comporta un trasferimento di ricchezza vantaggioso per i soggetti in posizione debitoria e svantaggioso per i soggetti in posizione creditoria; l’opposto dell’inflazione, cioè la diminuzione continuativa del livello generale dei prezzi, prende il nome di deflazione.

LTRO(Long Term Refinancing Operation, piano di rifinanziamento a lungo termine) rappresenta una serie di interventi finanziari effettuati dalla BCE (Banca Centrale Europea) guidata da Mario Draghi a seguito dell’inizio della crisi del debito sovrano in Europa, operazione riconducibile a quelle di alleggerimento quantitativo effettuate dalla Fed (Federal Reserve System).

Consiste in un’asta di liquidità in cui la BCE concede un prestito alle banche richiedenti, della durata di 3 anni e con un tasso di interesse pari alla media del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale calcolata nel periodo dell’operazione stessa; in cambio la BCE riceve dalle banche una garanzia sul prestito, detta “collaterale”, solitamente composta da obbligazioni governative (titoli degli stati membri dell’UE); è importante sottolineare che la BCE accetta come collaterale anche titoli privi di valore (ad esempio quelli emessi dalla Grecia, dichiaratasi insolvente).

Macroeconomia è un ramo dell’economia politica (scienza che studia il comportamento umano come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi) che studia il sistema economico nel suo complesso trattando ed analizzando le relazioni/interazioni che intercorrono tra variabili o grandezze fondamentali macroeconomiche quali PIL, investimenti, consumo, risparmio, spesa pubblica, prelievo fiscale, ecc. .. 

Tali grandezze sono spesso dette anche grandezze aggregate in quanto il loro singolo valore totale si ottiene come “somma” su tutte le componenti relative ai singoli consumatori ed imprese;  fondamentali a tale teoria furono i contributi dati dagli scritti di John Maynard Keynes.

La macroeconomia prende dunque le mosse direttamente dai principali aggregati economici, per studiare le loro interdipendenze: considera le condizioni di equilibrio dapprima del mercato dei beni (domanda di beni per il consumo, relazione tra risparmio ed investimenti), poi del mercato monetario (domanda e offerta di moneta, determinazione del tasso d’interesse), quindi del mercato del lavoro (salari ed occupazione), assumendo inizialmente un’economia chiusa, ovvero senza scambi con l’estero, in un’ottica di breve periodo.

Successivamente esamina quindi il funzionamento del sistema economico nel suo complesso, analizzando gli effetti della politica di bilancio e della politica monetaria sull’offerta e sulla domanda aggregate.

Infine estende l’analisi per considerare sia gli scambi con l’estero (economia internazionale), sia lo sviluppo economico di lungo periodo (economia di sviluppo). Tali argomenti tuttavia, vengono approfonditi da discipline che hanno acquisito una loro autonomia.

Moody’s Corporation è una società privata con sede a New York che esegue ricerche finanziarie ed analisi sulle attività di imprese commerciali e statali.

Per le attività che analizza, l’azienda realizza il rating che porta il suo nome: si tratta di un indice che misura la capacità di restituire i crediti ricevuti in base a una scala standardizzata e suddivisa tra debiti contratti a medio termine ed a lungo termine. 

Moody’s, insieme a Standard & Poor’s, è una delle due maggiori agenzie di rating al mondo: la sua quota di mercato (al 2006) era del 40%, contro il 39% di Standard & Poor’s e il 16% di Fitch Ratings;  dal 19 giugno 1998 Moody’s è quotata al New York Stock Exchange e dal 4 agosto 2011 è indagata per aggiotaggio (rialzo e/o ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle Borse di commercio).

Del suo azionariato fa parte il magnate statunitense Warren Buffet, in posizione di azionista di controllo.

MSCI(Morgan Stanley Capital International) è una società che calcola e pubblica il valore di panieri e di molteplici indici azionari internazionali usati da molti fondi comuni, ETF e da investitori privati come parametro di riferimento (benchmark) per lo sviluppo del rendimento del loro portafoglio.

OCSE(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è un’organizzazione internazionale di studi economici per i Paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un sistema di Governo di tipo democratico ed un’economia di mercato; svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva che consente un’occasione di confronto delle esperienze politiche per la risoluzione dei problemi comuni, l’identificazione di pratiche commerciali ed il coordinamento delle politiche locali ed internazionali dei paesi membri.

L’OCSE conta 34 Pesi membri ed ha sede a Parigi; superando il ruolo di organizzazione europea ha allargato la sua azione verso obiettivi di integrazione e cooperazione economica e finanziaria tra i maggiori Paesi del così detto Occidente.

OMT(Outright Monetary Transactions, operazioni monetarie definitive) consistono nell’acquisto diretto da parte della BCE di titoli di Stato a breve termine emessi da Paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata (requisito di condizionalità); tale condizione viene identificata dall’avvio di un programma di aiuto finanziario o di un programma precauzionale con il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) o dopo una richiesta di aiuto all’ESMA (l’Autorità Europea degli Strumenti Finanziari e dei Mercati, che ha il compito di sorvegliare il mercato finanziario europeo) da parte di un Governo dell’Unione; data di avvio, durata e fine delle OMT sono decise dal Consiglio direttivo della BCE in totale autonomia ed in accordo con il suo mandato istituzionale.

L’obiettivo che le OMT si pongono è quello di salvaguardare il canale di trasmissione della politica monetaria per l’area dell’Euro, ovvero di impedire che forti tensioni sui mercati dei titoli di Stato (detti anche mercati del debito sovrano) possano portare ad innalzamenti eccessivi dei tassi di interesse, che a loro volta impedirebbero alle banche ed alle imprese di finanziarsi a condizioni economicamente sostenibili e accelerando la spirale recessiva del paese interessato, fino all’eventuale default finale.

PIL (Prodotto Interno Lordo, in inglese Gross Domestic Product o GDP) è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici (residenti e non residenti) nel corso di un anno e destinati al consumo dell’acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici, alle esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali): non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi di beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi.

Il PIL può essere considerato come:

  • la produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti del prezzo finale pagato dagli acquirenti); il PIL è, infatti, il saldo del Conto della produzione;
  • il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle imprese per gli investimenti; 
  • la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori.

Il PIL è detto Interno in quanto comprende il valore dei beni e servizi prodotti all’interno di un paese (indipendentemente dalla nazionalità di chi li produce); è detto Lordo perché è al lordo degli Ammortamenti (per ammortamento si intende il procedimento con il quale si distribuiscono su più esercizi i costi di beni a utilità pluriennale, che possono essere di diversa natura).

A partire dal PIL è definibile il reddito pro-capite, pari al rapporto tra il PIL e il numero dei cittadini.

Come ogni misurazione economica, il PIL può essere misurato in termini reali o termini nominali. Misurare il PIL in termini nominali vuol dire misurarlo nel suo valore espresso in moneta attuale, esprimerlo in termini reali vuol dire depurarlo delle variazioni dei prezzi dei beni prodotti. Il PIL reale, al contrario di quello nominale, può essere confrontato fra anni diversi. 

Dividendo il PIL nominale per il PIL reale si ottiene un indice chiamato “deflatore del PIL“. Da notare che il deflatore del PIL misura la variazione dei prezzi di tutti i beni prodotti (siano essi beni di consumo o di investimento, siano essi consumati da residenti o esportati) ed è quindi diverso dal tasso di inflazione, che misura la variazione dei prezzi dei soli beni di consumo presenti sul mercato interno, compresi quelli importati.

Politica monetaria è l’insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi adottati per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.

I suoi obiettivi si distinguono in obiettivi finali e obiettivi intermedi: i primi sono gli stessi della politica economica (prezzi, occupazione sviluppo), che la politica monetaria si prefigge di raggiungere manovrando le variabili monetarie (tasso d’interesse o quantità di moneta). La politica monetaria viene affidata solitamente alle banche centrali che, in maniera più o meno indipendente dal Tesoro, hanno a disposizione due strumenti: la base monetaria ed il tasso d’interesse.

La quantità di moneta è modificabile compiendo operazioni di compravendita di titoli e quindi attraverso l’immissione/riduzione di denaro nel sistema, mentre sui tassi di interesse si può agire in due versi: si possono aumentare (e in questo caso si dice che la manovra è “restrittiva” o siamo in presenza di una “stretta creditizia”) oppure si diminuiscono (nelle manovre “espansive”).

Le implicazioni di queste manovre sono tantissime ed il discorso da fare per spiegare tutte le dinamiche è decisamente articolato. Semplificando ed usando “parole povere”, possiamo dire che alzare i tassi significa incentivare l’afflusso di denaro dall’estero dagli investitori stranieri (che godranno di una remunerazione maggiore sui loro investimenti), permettendo di tenere sotto controllo la speculazione sulla propria valuta (non a caso lo si fa in momenti di grande debolezza sul mercato internazionale dei cambi);abbassare i tassi di interesse è invece una manovra finalizzata ad aumentare i consumi e gli investimenti in conseguenza del minor costo del denaro, tant’è che lo si fa in momenti di ristagno dell’economia e quando non si intravedono tensioni sul fronte dei prezzi al consumo (in altre parole quando l’inflazione è sotto controllo).

Le Banche centrali agiscono principalmente attraverso operazioni di mercato aperto che, con la compravendita di titoli, modificano il volume della base monetaria ed il livello tassi d’interesse a brevissimo termine. A loro volta le modifiche dei tassi a breve si trasmettono ai tassi a più lungo termine ed ai tassi bancari sui prestiti e sui depositi dei clienti, finendo così con l’influenzare il livello dell’attività economica. Un’altra operazione tipica delle banche centrali, ma che ha perso importanza nel tempo è il risconto; gli istituti centrali hanno infine il potere di imporre un coefficiente di riserva obbligatoria.

Altri due strumenti di politica monetaria sono il Quantitative Easing (QE) e la forward guidance.

Quantitative Easing(alleggerimento quantitativo o facilitazione quantitativa) costituisce una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte delle banche centrali e la loro iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico.

La banca centrale può ricorrervi per il salvataggio di un istituto di credito, per eliminare dal mercato e dai bilanci delle banche “titoli tossici” con elevati gradi di rischio o con bassa remunerazione, per fornire liquidità al sistema quando le banche non si prestano denaro e famiglie e imprese subiscono una stretta creditizia.

In caso di ricorso ad alleggerimento quantitativo, la banca acquista, per una predeterminata e annunciata quantità di denaro, attività finanziarie dalle banche del sistema (azioni o titoli, anche tossici), con effetti positivi sulla struttura di bilancio di queste ultime; convenzionalmente, invece, il controllo della base monetaria avviene con la vendita o acquisto di titoli governativi, in apposite aste.

Standard & Poor’s Corporation (S&P) è una società privata con base negli Stati Uniti che realizza ricerche finanziarie ed analisi su titoli azionari ed obbligazionari, fra le prime tre agenzie di rating (valutazione) al mondo insieme a Moody’s e Fitch Ratings.

È ben nota per i suoi indici di Borsa: S&P 500 per gli Stati Uniti, S&P 200 per l’Australia, S&P/TSX per il Canada, S&P CNX Nifty per l’India e S&P/Mib per l’Italia.

S&P non è quotata in borsa ed è posseduta dal gruppo McGraw-Hill (di cui azionista di maggioranza è Capital World Investment), che è presente invece sul listino dello Stock Exchange di New York.

Sentiment è il termine utilizzato per indicare l’opinione generalizzata che gli operatori si fanno della situazione contingente di un titolo o di un mercato finanziario; in pratica rappresenta l’umore degli investitori. Esistono degli indici, denominati “sentiment indicators”, che tentano di misurare e valutare il livello e l’andamento delle aspettative di mercato attraverso l’individuazione di fasi di ipercomprato (euforia) o di ipervenduto.

Il sentiment di mercato rappresenta quindi l’umore del mercato, l’aria che tira tra la maggioranza degli investitori e che rappresenta una sorta di consenso rispetto agli imminenti sviluppi del mercato, condizione psicologica condivisa dalla maggioranza degli investitori in un determinato momento di mercato. 

Sistema bancario collaterale o sistema bancario ombra (SBS,  Shadow Banking System) è l’insieme di intermediari finanziari non bancari che fornisce servizi simili alle banche commerciali tradizionali; comprende fondi speculativi, fondi del mercato monetario e veicoli di investimento strutturato (SIV). 

Le attività centrali delle banche di investimento sono soggette a regolazioni e controlli dalle banche centrali e da altre istituzioni governative, ma sembrerebbe pratica comune per questi istituti effettuare transazioni in modo che non siano presenti nei fogli di bilancio convenzionale e quindi non visibili ai comuni investitori.

 Il volume di transazioni del sistema bancario collaterale è cresciuto dopo il 2000: nel 2007 il consiglio di stabilità finanziaria ha stimato la grandezza del sistema collaterale negli Stati Uniti in 25.000 miliardi, decrementato dal 2011 a 24.000 miliardi; globalmente, uno studio sugli 11 più grandi sistemi collaterali afferma che nel 2007 han totalizzato 50.000 miliardi di dollari, scendendo a 47.000 miliardi nel 2008 per poi incrementare nuovamente a 51.000 miliardi a fine 2011. 

Sistema economico è, secondo la visione dell’economia di mercato nella moderna società occidentale, la rete di interdipendenze ed interconnessioni tra operatori o soggetti economici che svolgono le attività di produzione, consumo, scambio, lavoro, risparmio ed investimento per soddisfare i bisogni individuali e realizzare il massimo profitto, ottimizzando l’uso delle risorse, evitando sprechi e aumentando la produttività individuale, nonché attraverso la diminuzione del costo del lavoro.

Il sistema economico può definirsi, altresì, come l’ambiente o l’insieme delle attività promosse dagli operatori economici per le suddette finalità. Gli operatori economici svolgono una o più delle seguenti funzioni: 

  • produzione di beni e servizi;
  • consumo di beni e servizi;
  • intermediazione finanziaria;
  • accumulazione di ricchezza;
  • redistribuzione del reddito e della ricchezza;
  • assicurazione.

Standard & Poor’s (S&P) è una società privata con sede principale negli Stati Uniti che realizza ricerche finanziarie ed analisi su titoli azionari ed obbligazionari, fra le prime tre agenzie di rating (valutazione) al mondo insieme a Moody’s e Fitch Ratings. La società classifica la capacità di credito usando una scala standardizzata di valutazione.

È ben nota per i suoi indici di Borsa: S&P 500 per gli Stati Uniti, S&P 200 per l’Australia, S&P/TSX per il Canada, S&P CNX Nifty per l’India e S&P/Mib per l’Italia.

S&P non è quotata in Borsa ed è posseduta dal gruppo McGraw-Hill (di cui azionista di maggioranza è Capital World Investment), che è presente invece sul listino dello Stock Exchange di New York.

SWAPin Finanza appartiene alla categoria degli strumenti derivati; consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. Va annoverato come uno dei più moderni strumenti di finanziamento delle imprese. Si presenta come un contratto nominato (ma atipico in quanto privo di disciplina legislativa), a termine, consensuale, oneroso e aleatorio.

È possibile distinguere varie tipologie di operazioni di swap sulla base dei flussi finanziari scambiati:

  • swap di interessi (Interest Rate Swap, IRS): è un contratto che prevede lo scambio periodico, tra due operatori, di flussi di cassa aventi la natura di “interesse” calcolati sulla base dei tassi di interesse predefiniti e differenti e di un capitale teorico di riferimento;
  • swap di valute (currency swap, CS): è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare, ma di segno opposto, a una data futura prestabilita;
  • swap di commodities: è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti indicizzati al cambiamento di una commodity da un lato e a un tasso fisso dall’altro. Un esempio comune sono swap sul prezzo del petrolio (Oil swaps).
  • swap di protezione dal fallimento di un’azienda (Credit default swap, CDS). È un contratto di assicurazione che prevede il pagamento di un premio periodico in cambio di un pagamento di protezione nel caso di fallimento di un’azienda di riferimento.

Tasso d’inflazione è un indicatore della variazione relativa (nel tempo ed in termini percentuali) del livello generale dei prezzi (in economia il termine inflazione indica un generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta), e indica la variazione del potere d’acquisto della moneta. 

Tasso overnight (letteralmente «da un giorno all’altro») è il tasso al quale le banche si prestano denaro per una durata massima di 24 ore attraverso gli omonimi depositi overnight.

In pratica, le banche che hanno eccedenza di denaro fanno questo prestito alle altre banche che hanno necessità di liquidità, ragion per cui questo tasso dà un’idea della liquidità esistente: un valore alto del tasso significa che esiste poca liquidità nel mercato interbancario e viceversa.

Nell’Area dell’Euro le banche possono impiegare la loro liquidità con depositi overnight presso le banche centrali nazionali o ricevere da esse liquidità con prestiti overnight, nel rispetto delle regole del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC). I tassi d’interesse prefissati dal sistema per tali operazioni finiscono per diventare il livello minimo, nel caso dei depositi, e massimo, nel caso dei prestiti, entro i quali oscillano i tassi overnight sul mercato.

Titoli ciclici sono i titoli azionari che si muovono in linea con le oscillazioni generali dell’economia; i loro prezzi saranno alti in un ciclo economico di crescita, molto bassi in caso di recessione. Esempi di titoli ciclici sono quelli automobilistici, delle costruzioni e di società manifatturiere, del settore tecnologico, dei media o dei beni di consumo.

T-LTRO(Targeted Long Term Refinancing Operation, piano di rifinanziamento mirato a lungo termine) rappresenta una serie di interventi finanziari effettuati dalla BCE (Banca Centrale Europea) per combattere la bassa crescita e la potenziale deflazione in Europa seguite alla crisi dei debiti sovrani.

In pratica si tratta di un piano LTRO “targhettizzato”: la BCE fornirà denaro alle banche a patto che queste lo utilizzino per fornire prestiti alle famiglie ed alle piccole imprese, evitando così che gli istituti di credito possano speculare sulle condizioni agevolate a scapito del restante sistema economico.

Le aste di liquidità sono programmate a settembre ed a dicembre 2014, con scadenza settembre 2018; il valore complessivo dei prestiti concessi dalla BCE dovrebbe aggirarsi sui 400 miliardi di euro.

Troika è definito il gruppo dei rappresentanti di Banca Centrale Europea (BCE), Commissione Europea (UE) e Fondo Monetario internazionale (FMI) impegnati a intervenire durante la crisi debitoria degli stati europei durante la crisi economica del 2008-2013.

Washington Consensusè un’espressione coniata per la prima volta nel 1989 da John Williamson, economista dell’Istituto Peterson per l’economia internazionale, un “think tank” economico internazionale con sede a Washington D.C.

Williamson usò questo termine per riassumere i temi in materia di consulenza amministrativa condivisi in quegli anni da istituzioni di Washington come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale ed il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America, che li credevano necessari per il riassesto dell’America latina dalle crisi economiche e finanziarie degli anni Ottanta: un insieme di 10 direttive di politica economica abbastanza specifiche, che egli considerava come il pacchetto standard da destinare ai paesi in via di sviluppo che si trovassero in crisi economica.

Tali direttive includevano riforme nella stabilizzazione macroeconomica, nell’apertura agli investimenti e alle attività commerciali e l’espansione del mercato nell’economia del paese che avesse richiesto l’aiuto di una delle tre organizzazioni; l’espressione successivamente è stata usata abbastanza comunemente con un secondo significato più ampio, per riferirsi ad un generale orientamento verso un approccio economico fortemente orientato al mercato.

Le direttive, che includevano 10 larghi gruppi di suggerimenti in materia economica relativamente specifici, erano:

  • Una politica fiscale molto disciplinata volta a evitare forti deficit fiscali rispetto al prodotto interno lordo; 
  • Il riaggiustamento della spesa pubblica verso interventi mirati: si raccomanda di limitare “i sussidi indiscriminati” e di favorire invece interventi a sostegno della crescita e delle fasce più deboli, come le spese per l’istruzione di base, per la sanità di base e per lo sviluppo di infrastrutture;
  • Riforma del sistema tributario, volta all’allargamento della base fiscale (intesa come somma globale delle singole basi imponibili) e all’abbassamento dell’aliquota marginale;
  • Tassi d’interesse reali (cioè scontati della componente puramente inflativa) moderatamente positivi
  • Tassi di cambio della moneta locale determinati dal mercato;
  • Liberalizzazione del commercio e delle importazioni, in particolare con la soppressione delle restrizioni quantitative e con il mantenimento dei dazi ad un livello basso e uniforme;
  • Apertura e liberalizzazione degli investimenti provenienti dall’estero;
  • Privatizzazione delle aziende statali;
  • Deregulation: abolizione delle regole che impediscono l’entrata nel mercato o che limitano la competitività, eccetto per quel che riguarda le condizioni di sicurezza, di tutela dell’ambiente e di tutela del consumatore e un discreto controllo delle istituzioni finanziarie;
  • Tutela del diritto di proprietà privata.

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