Sla, un endocannabinoide potrebbe aiutare i pazienti a mantenere la muscolatura

La molecola, scoperta da italiani, ha avuto una prima sperimentazione nella Asl di Nuoro

ROMA – Una nuova prospettiva terapeutica e riabilitativa per i pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Sla) arriva dalla Sardegna, precisamente dal Centro di riabilitazione di Macomer dell’Asl di Nuoro. Si tratta della scoperta di Simonetta Clemente, dirigente del centro, la quale ha ottenuto dei risultati ottimi con due pazienti.
Ai due pazienti è stato somministrata la palmitoiletanolamide (Pea), un composto endogeno a effetto cannabinergico con proprietà antinfiammatorie, scoperto anni fa da scienziati italiani del gruppo che annoverava, tra gli altri, il premio Nobel Rita Levi Montalcini. La scoperta è stata presentata durante la seconda giornata del XII Congresso nazionale della Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn).

“ll mio obbiettivo – spiega Clemente – era di migliorare gli effetti della riabilitazione, che nei malati di Sla è resa del tutto inefficace a causa della degenerazione dei motoneuroni e della progressiva atrofia muscolare. Lo studio ha dimostrato che il Pea determina un immediato effetto motorio, bloccando il progredire della patologia, mentre il paziente ha una soggettiva percezione di miglioramento e riesce a fare cose che prima gli erano precluse. Tale effetto consente di attuare un progetto riabilitativo che, in tempi brevi, determina il recupero funzionale, accompagnato dalla ricomparsa dei muscoli. Naturalmente due casi sono pochi – puntualizza la scienziata –  ma mi auguro che, dopo il Congresso, sia possibile iniziare un protocollo di ricerca multicentrico con malati a diversi stadi di gravità, sperimentando il principio attivo accompagnato ad una riabilitazione mirata, per guidare la re-innervazione, come avvenuto nei due casi descritti”.

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