Immigrazione. Un appello all’Onu per salvare i profughi

Ecco il testo integrale di EveryOneGroup

All’attenzione di:

Antonio Guterres, Alto Commissario ONU per i Rifugiati
Navanethem Pillay, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani
Nils Muižnieks, Commissario europeo per i diritti umani
Martin Schulz, Presidente del Parlamento europeo
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea
Membri del Parlamento europeo, del Consiglio d’Europa, del Consiglio dei ministri europei, della Commmissione europea
Governi di Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna
Società civile
Aziende che producono mezzi e sistemi di monitoraggio e soccorso in mare

Roma, 10 settembre 2012. Il Gruppo EveryOne, Eritrean Youth Solidarity for Change (EYSC) e Ong Gandhi apprendono con dolore che il 7 settembre 2012 decine di profughi hanno perso la vita nelle acque che separano il Nordafrica dall’isola di Lampedusa. Si tratta dell’ennesima tragedia che colpisce coloro che fuggono da persecuzioni e povertà, nell’indifferenza del mondo. Negli ultimi 20 anni più di 20 mila profughi provenienti da nazioni africane sono morti nel breve tratto (127 km) che separa un’umanità disperata dalla speranza di un luogo ritenuto sicuro. I firmatari chiedono da anni al governo italiano e alle istituzioni internazionali l’avvio di un programma di monitoraggio e salvataggio dei profughi in mare, programma da estendere contemporaneamente a Cipro, Grecia, Malta e Spagna. A causa di tale richiesta, tuttavia, i difensori dei diritti umani operanti in Italia hanno ricevuto intimidazioni e censura da parte dei media. Tuttavia rivolgiamo ancora un appello accorato alle autorità cui si è intestata questa petizione: il mondo civile non può accettare una simile ecatombe, che annienta – insieme a tante vite umane – i diritti alla vita, alla sicurezza e alla serenità che dovrebbero spettare ai fanciulli, alle donne, ai perseguitati, a tutti gli esseri umani, senza distinzioni. Rendere più sicure le traversate dei profughi è una sfida di civiltà cui l’Unione europea, le Nazioni Unite e la società civile non possono sottrarsi. Fino ad oggi, i pericoli del “viaggio della speranza” sono stati usati dai governi per spaventare coloro che – fuggendo da condizioni tragiche di esistenza – hanno intrapreso tale progetto di sopravvivenza. Si tratta di un’iniquità, di un vero crimine contro l’umanità ed è ora di dire basta. Per fermare la tragedia delle morti in mare, bisogna rendere attivi natanti, aerei ed elicotteri di pattugliamento, sorveglianza marittima e soccorso attivi 24 ore su 24, dotati di telecamere termiche, radar ed equipaggiamenti avanzati. E’ necessario che elicotteri veloci e capienti siano destinati al salvataggio e all’accoglienza di gruppi numerosi di profughi, che sistemi di monitoraggio da terra tengano costantemente sotto controllo i tratti di mare interessati dalle migrazioni. E’ importante che siano messi in atto piani di supporto ai rifugiati, ivi compresa la creazione di piattaforme fisse di soccorso, a disposizione dei barconi in avaria o in difficoltà. La vita umana è il bene più prezioso che la civiltà sia chiamata a tutelare e la situazione attuale, con un’organizzazione di salvataggio in mare ridotta e inadeguata, rappresenta un motivo di colpa e di vergogna per le Istituzioni internazionali, i governi, la società civile e tutti coloro che potrebbero migliorare l’assistenza ai profughi, ma non lo fanno. Ecco perché rinnoviamo senza arrenderci questo appello, augurandoci di risvegliare le coscienze di tutti e iniziare insieme una nuova era, innalzando la nostra civiltà a un livello superiore, nel quale ogni perseguitato, ogni povero, ogni essere umano che rischi la vita per cercare protezione sia considerato come un fratello e ogni vita perduta durante le traversate rappresenti un lutto e una perdita per tutti noi.

Grazie della vostra attenzione e di quanto vorrete concretamente fare per salvare tante vite umane,

EveryOne Group, Eritrean Youth Solidarity for Change (EYSC), Ong Gandhi

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