Scuola. La strage silenziosa degli insegnanti e della conoscenza

VICENZA – Ci sono stragi che fanno rumore e stragi silenziose. Ci sono stragi che rimbalzano in ogni media, che ti scoppiano dentro come una bomba, come l’assassinio di bambini e studenti.

Saltano le strade, i mari, le macchine, le stazioni, le banche. E’ notizia dell’ultima violenta follia umana a spese di bambini innocenti in una scuola. E non è l’unica, perchè proprio nella scuola avverrà un’altra strage, lunedì 17 Dicembre. Il Concorso “statale” recuperato da un governo, che della Costituzione e dei suoi articoli, ne ha fatto parole scolorite, una strage che non troverà posto nelle prime pagine dei giornali, nè nelle bocche delle persone. E’ una strage di Stato, voluta dallo Stato e come altre strazianti precedenti, l’ obbligo è tacere. Silenziosi innocenti andranno a consegnare la loro casacca d’insegnante per tornare o disoccupati o ammessi alla selezione oltraggiosa che il Ministero dell’Istruzione, guidato da un discutibile Ministro, ha imposto a tutti quegli insegnanti che, per ottenere un posto di ruolo assolutamente dovuto di diritto dopo una carriera scolastica piena di abilitazioni e di concorsi precedenti, sta subendo con rassegnazione. Ma, la strage silenziosa e devastante è nei test preselettivi che sono tutto tranne domande sulla scuola e con maggior ragione sulla didattica. Questi nuovi rottamatori di persone che vogliono costruire la scuola del futuro, non capiscono che senza insegnanti con esperienza e con anni di lavoro, non si può essere insegnanti. Essere un’insegnante è una cosa troppo seria e non si può avvalere di stupidi, sterili problemi enigmistici o di logica matematica per affrontare una vita non facile, smemorata di gratificazione e non considerata come basilare per la difesa della cultura.

Questa strage di persone che stanno servendo lo Stato da anni e, come al solito, i primi ad essere colpiti, oltre ad avere un costo enorme è già un flop prima ancora della partenza.
300.000 persone per 11.000 posti, quando i precari della scuola sono 120.000. Ma chi sono tutti gli altri partecipanti a questa grande giostra che ha messo in funzione corsi preparatori a pagamento e che si è rivelato un grande business? Chi sono queste persone che improvvisamente, come una vocazione sacerdotale, riconoscono la strada di Damasco e intendono perpetuare la loro vita nelle aule scolastiche alle prese con vite da svezzare e da alimentare ogni giorno con estrema cura e attenzione, quasi come avessero una malattia? Si, perchè di malattia sociale si parla, di ragazzi che si esprimono attraverso la scuola, con l’amore per le materie e nella relazione con i compagni e con quella persona dietro ad una cattedra, scevra di ogni velleità cattedratica, pronta sempre a rispondere. E si scoprono persone figlie di questa tromba d’aria che ha investito il nostro mondo con facili illusioni, spot da dimenticare e idoli di plastica.
Questi partecipanti che non sono certo avvezzi a l’uso di tutti i sensi di cui si dispone, chi sono? Si scopre allora che ci sono avvocati, farmacisti, dottori, ingegneri, commercialisti. Come se la scuola fosse un’optional ad una vita che non li ha trovati realizzati. Avranno pensato -ma dopottutto perchè no? Cosa ci vuole a fare l’insegnante? Non è quello che non fa nulla tutto il pomeriggio e si trastulla in aula o inventa la formazione di uno studente così, come fosse un bambolotto. Ma il concorso s’ha da fare…Come se l’Italia non abbia già insegnanti a sufficienza preparati proprio da questi ministri cosiddetti tecnici, che fatalità sono tutti professori, rettori Universitari che dovrebbero sapere bene le regole scritte con sangue e passione nella Costituzione. E almeno questo non ce lo chiede l’Europa. Eh, no.

In Europa, dopo pochi anni di precariato sei di ruolo, sei rispettato e ti riconoscono ampiamente la grande importanza del tuo lavoro; base di ogni civiltà, di ogni struttura pensante e di ogni società civile. Ma qui si parla di inciviltà, di arroganza, di presunzione basata su numeri che danno fastidio. Scordiamoci che questo Concorso formerà insegnanti, questo concorso formerà cannibali che tenteranno di sbranarsi tra loro, non sapendo che quasi tutto è già deciso. Questo governo che non sa neppure rispondere alle domande ovvie che la classe insegnante gli ha posto. “Loro” si barricano dietro sorrisi  emulando Ponzio Pilato, che nella nostra società ha avuto un successo inatteso. Il nostro premier che si presenta davanti a milioni di telespettatori in un programma che oramai per abitudine, utenti informati seguono, sbagliando addirittura il numero delle ore da loro richieste in più, come contributo generoso da offrire  per salvare questa povera Italia. Queste persone che ci mandano giornalmente in scuole prive di sicurezza, con solai barcollanti e con misure per la sicurezza non a norma. Queste persone che ci tolgono senza nessun appunto le ferie non godute, che ti fanno firmare carte che ti obbligano a prendere le ferie a Natale, che stanno per approvare una legge cosidetta “Aprea” dal nome della sua legiferatrice, consulente personale della sapientissima ex Ministro Gelmini. “Loro” non sanno far altro, per rispondere, che uno squallido spot con un cantante dentro le mura di una scuola privata.

Queste persone che nel dare soldi alle scuole paritarie si trovano con le mani bucate, non ottemperando l’articolo 33 della Costituzione Italiana che norma la scuola pubblica e, che se vi è una scuola paritaria,non deve aver nessun onere per lo Stato. Queste persone che non si curano degli studenti…no . Loro producono con i nostri soldi, “Le pillole del sapere”. Un qualunque siparietto di tre minuti per far sapere che il semaforo ha tre colori. Queste persone che spendono miliardi per i cacciabombardieri ma fanno ammazzare precari sfiniti dall’attesa infinita di una telefonata. Come al solito la scuola pubblica è stata lasciata sola. Sola come lo è sempre stata, abitata solo da insegnanti che ci passano la vita e dedicano le loro ore alla crescita di quei ragazzi che saranno il loro futuro. Ma questo a tal Governo cosa interessa? Nulla. Noi siamo da rottamare, carne avariata che deve andare al macello insieme ai loro libri, allo loro conoscenza e alla loro dedizione. Questa strage che nessuno nomina più, determinerà un precedente gravissimo per la nostra società. Non entreranno più i docenti preparati, ma quelli che sapranno dire quanto un topo ci mette a risalire un pozzo, sapendo che durante il giorno si arrampica di sette e prima di mezzanotte ricade di quattro. E’ proprio ad una domanda quasi provocatoria, quasi irriverente che si potrebbe rispondere durante i test di Lunedì.

Ma il concorso s’ha da fare e cosa più triste, chi non lo vince non potrà insegnare fino al prossimo concorso che dovrebbe svolgersi ogni due anni.
Ma a chi la raccontano , questa storiella? Ai loro nipotini o tra di loro facendosi l’occhietto come a dire: “Abbiamo trovato il modo di annullarli, chi verrà dopo di noi   ci penserà.  “Chissà tra due anni cosa inventeranno di nuovo: “I nuovi insegnanti dovranno sapere l’aramaico, essere cugini di un amministratore condominiale e calzare il numero trentacinque di scarpa. Obbligo essere eterosessuali e avere una vita moralmente corretta”. (“Se i precari sapessero quale pensione avranno alla fine della loro vita lavorativa, ci sarebbe una rivoluzione civile”, parole di Mastropasqua Direttore dell’INPS).

E noi, invece, questo Concorso non lo facciamo, perchè abbiamo una dignità e una coscienza con cui dobbiamo parlare a voce alta. Senza nasconderci. Noi dissentiamo a voce alta, perchè il dissenso è il principio di informazione, per non guardare solo da una parte, per dare l’uguaglianza alle persone e la rivendicazione dei propri diritti. E intanto, gli insegnanti, servono umilmente ancora questo Stato.  Perchè ci credono in quello che fanno e lo dimostrano ricominciando ogni mattina lottando per il loro lavoro e il futuro, quello dimenticato. Questo Stato che non è più uno Stato di Diritto ma uno Stato costruito per distruggerci, lo abbiamo ogni giorno noi nelle nostre mani. Perchè lo Stato sono le maestre di Scampia, gli insegnanti dell’Emilia e quelle dell’Abruzzo. Lo Stato sono le insegnanti che l’altra sera portavano fuori i ragazzi dalla furia omicida di un Killer spietato e gli insegnanti che lavorano con i figli della mafia. La strage di lunedì è per distruggere gli insegnanti e le nuove generazioni, le vogliono privare della possibilità di un percorso educativo morale ed etico che assieme alla loro famiglia attraversa la vita e ne fa costrutto per dar voce alle loro aspirazioni. E allora, se lo Stato siamo noi, noi lo rinneghiamo in nome della parti uguali e di tutti quelli che hanno costruito la scuola. Quella scuola invocata ed evocata da Don Milani e Pasolini, da Pirandello e Falcone, da Giotto e Petrassi, da Quasimodo e Giacometti. Quella scuola che è Stato e che accompagna la storia di questo Paese. Il Paese delle stragi silenziose.

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