Allegretto andante (in galera). Settimana dal 15 al 21 luglio

In assenza di fatti significativi, a parte la  difesa di Alfano attraverso il voto di fiducia richiesto da Letta sulla vicenda Shalabayeva e le usuali manfrine e ricatti dei depuati  pidiellini in attesa dell’ennesima sentenza a carico del loro Impresario, l’attenzione si è riversata, o meglio si è indirizzata per forza d’inerzia, verso le gesta di ordinari gaglioffi, più o meno noti, tutti tesi a gestire varia et molesta frauda etiam sperar di farla francha,  in laude all’italico principium che qui “così fan tutti” e che “bisogna battere il ferro finchè è caldo”, in considerazione che “è meglio un giorno da leone…” etc etc.

Torniamo però alla vicenda Alfano.

Il Pd in settimana aveva  discusso animatamente sul voto di sfiducia.

Tanto animatamente che per qualche ora si era temuto che fosse ridiventato un partito di sinistra.

Sentite cosa ha detto, a tratti urlando (piano-piano) il compagno Cuperlo: “Alfano deve dimettersi”, “Alfano ha mentito al Parlamento, siamo propensi a far finta di votare la sfiducia”.

“Penso che potrebbe essere un atto di grande sensibilità istituzionale e politica e di grande responsabilità se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano rimettesse le sue deleghe il suo mandato nelle mani del Presidente del Consiglio”. 

“E’ stata una ricostruzione largamente insoddisfacente. Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, di gravità enorme -. Parliamo del rispetto dei diritti umani fondamentali e il nostro Paese ha una macchia che l’Europa guarda con grande allarme e preoccupazione. “Abbiamo ceduto una quota della nostra sovranità nazionale, di un grande paese democratico dell’Europa, ad un regime autoritario, ad una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani – ha aggiunto – si è determinato un vulnus, una ferita e che noi non possiamo ritenere conclusa con le dichiarazioni, rese ieri in Parlamento, dal ministro dell’Interno”.

Detto, fatto. Volete sapere il risultato di cotanta indignazione e mobilitazione?

226 contrari, 55 favorevoli, 13 astenuti (della Lega).

Si conclude così, con la bocciatura della mozione di sfiducia individuale di M5S e Sel al ministro dell’Interno Angelino Alfano, la prima grana del governo Letta tra inciucio, malafede, incompetenza e cialtronaggine.

Il meglio del Made in Italy in formato Bignami per l’estate.

A proposito. Alfano, alla fine della vicenda ha dichiarato: io non ci ho capito una mazza, ma credo che con il mio operato io abbia impedito ai kazaki di far abbeverare i propri cavalli in Piazza San Pietro. 

Andiamo ai fatti di ordinaria gaglioffaggine. 

Tutti insieme appassionatamente. Fonsai, arrestata la famiglia Ligresti e gli ex manager del gruppo

La Finanza esegue ordinanze di custodia cautelare per Salvatore Ligresti e i suoi figli, per gli ex ad Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e per l’ex vicepresidente Antonio Talarico. Il costruttore siciliano è ai domiciliari, Giulia Maria e Jonella sono in carcere, mentre Paolo Ligresti è ricercato e sarebbe in Svizzera. I reati ipotizzati sono falso in bilancio e manipolazione di mercato

Un “buchetto” da 800 milioni. Pare che per i figlioli di don Salvatore si prospetti una punizione terribile. Per la prima volta in vita loro, potrebbero essere costretti a lavorare e cercare di sopravvivere con un salario da operatore di call center… 

Dossier illegali: Tronchetti condannato a un anno e otto mesi per ricettazione

Marco Tronchetti Provera più noto per essere uno dei manager più pagati d’Italia e quindi il marito di Afef, è stato condannato dal Tribunale di Milano a un anno e otto mesi per ricettazione nel processo sul caso Kroll. L’accusa al presidente di Pirelli fa riferimento al periodo in cui era anche alla guida di Telecom Italia e riguarda il fatto che dopo essersi fatto fare per una vita abiti e scarpe su misura pensava di poter fare altrettanto con i dossier per sputtanare i nemici.

Dossier fai da te? Ahi, ahi, ahi… 

Per la serie pagheremo caro, pagheremo tutti, ma proprio tutti: le tangenti “cafone” dell'”orso marsicano” e di “coccia pelata”. Arresti a Pescara tra funzionari pubblici.

Un piccolo imprenditore edile teneva un registro sul suo computer delle mazzette consegnate per i lavori commissionati dagli enti pubblici. Nomi in codice per i dirigenti degli acquedotti, delle case popolari e per un colonnello dell’esercito.

Nel file delle tangenti del piccolo imprenditore edile, i funzionari  pubblici corrotti avevano tutti un soprannome: “orso marsicano”, “ganghetta”, “coccia pelata”. E i soldi scorrevano a fiumi. Tangenti consegnate in uffici pubblici, bar, ristoranti, caselli autostradali. Il compenso della corruzione aveva un tasso fisso: ammontava al 5 per cento su tutti i lavori che gli enti pubblici in questione affidavano alla ditta. Questa era la “regola delle mazzette” per gli appalti dell’istituto autonomo case popolari di Chieti, dell’azienda acquedottistica pubblica di Pescara e Chieti e del Comando Infrastrutture dell’Esercito del centro-Italia.

Altro giro: nuova truffa nel sistema della formazione professionale in Sicilia. Guardia di finanza e polizia, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, per associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di corsi formativi nell’ambito di progetti approvati dalla Regione e finanziati con denaro proprio, dello Stato e del Fondo sociale europeo. (BUM!)

C’è anche la moglie di un big del Pd. (TOH!)

Nel mirino tre centri che organizzavano corsi finanziati da Regione e Ue: l’Aram, l’Ancol e la Lumen. Provate prestazioni simulate e sovrafatturazioni delle spese.

Chi l’ha detto che con l’istruzione e la cultura non si guadagna. 

Il para-guru Casaleggio in piena crisi mistica: “Alle amministrative abbiamo voluto perdere”.

“Andare al governo è l’unica cosa che conta”, ha detto pulendo un Santo Graal comprato in edicola: “Ci andremo da soli anche grazie alla disgregazione che stanno vivendo per motivi diversi le altre forze politiche e saremo vicini-vicini”. Quindi con il 51%? “Sì” ha poi concluso accennando due passi di tip-tap sull’acqua.

Nel colloquio, Casaleggio ha anche parlato del suo concetto di democrazia compiuta: “Un sistema in cui tutti hanno gli stessi diritti civili, un auto elettrica di colore bianco e trovano parcheggio sotto casa, pagano le tasse del vicino e sorridono beatamente alle battute di un comico che è andato al potere. Ognuno partecipa al bene comune di una società di consulenza e lo fa contento perché è giusto”. 

Chiudiamo con un pizzico di colore: Dolce & Gabbana, presentano i loro ultimi spiritosi modelli della collezione autunno-inverno denominati “chiusi per indignazione” realizzati da larghi pigiami da evasore fiscale portati appunto “chiusi” sopra cappotti di lana grezza detta appunto “indignazione”.

Dopo lo scontro e gli insulti su Twitter, è poi allo studio una nuova clamorosa iniziativa degli stilisti contro Palazzo Marino a cui non è piaciuta la collezione.

Dolce si vestirà da Gabbana e Gabbana da Cavalli, mentre Cavalli si vestirà a sua volta da Dolce. Dolce&Gabbana infine si vestiranno da renne e tenteranno di farla franca almeno fino a Natale. Cavalli si vestirà finalmente da Furia cavallo del West. Furia cavallo del West da Agente della guardia di Finanza..

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