India, no all’omosessualità e l’Uruguay dice sì alla marijuana

Reintrodotto dalla corte suprema Indiana il reato di omosessualità mentre in Uruguay arriva il via libera alla distribuzione della maria

ROMA – La corte suprema Indiana ha annullato la sentenza del New Delhi che nel 2009 aveva depenalizzato l’omosessualità, reintroducendo il reato per chi consuma rapporti con persone dello stesso, considerati da sempre contro-natura. L’inaspettato passo indietro è giunto a seguito delle ormai frequenti petizioni e proteste da parte delle Associazioni religiose  che subito dopo la sentenza si sono fatte sentire depositando le loro ragioni ai magistrati.

Le relazioni omosessuali private e consenzienti tornano dunque ad esser punibili dall’Art 377 del Codice Penale Indiano, con una pena che va dall’ammenda al carcere fino a 10 anni, anziché l’ergastolo come in precedenza.  Ovviamente non sono mancate le polemiche e gli  appoggi degli attivisti alla comunità gay:  “E’ una giornata nera per la comunità omosessuale” così ha dichiarato Arvind Narayan, avvocato portavoce dell’associazione Law Forum: “continueremo a combattere contro il nostro diritto costituzionale!” 

Anche il governo Indiano si è dichiarato favorevole  alla legalizzazione dell’omosessualità, ritenendola una legge ormai vecchia, risalente alla colonizzazione Britannica e che prima di essa il paese era molto più tollerante.

Arriva lo stesso giorno un’altra notizia di un importante riforma, stavolta dall’Uruguay: 

Il Senato approva in via definitiva il progetto di legalizzazione e distribuzione della marijuana con 16 voti a favore contro 13 contrari e 1 assente su 30 seggi.

Un traguardo storico raggiunto dopo 12 lunghe ore di dibattito che vedono il primo Stato al mondo che non solo abbatte le barriere del proibizionismo, ma si fa carico di commercializzare le droghe nella prospettiva di  tagliare fuori il traffico illegale, rendendole disponibili entro Giugno/Luglio ad un prezzo stracciato, pari ad un dollaro al grammo.

Questa nuova legge prevede la creazione di un Istituto di regolamentazione della Cannabis (Inc) che concederà una licenza  di coltivazione ai privati  per un limite massimo di sei piante a testa, e 99 per le Associazioni di consumatori con almeno 45 soci; autorizzerà anche la vendita in apposite farmacie per un massimo di 40 grammi a persona nell’arco di un mese.  

Verrà inoltre istituita una banca dati  per la registrazione dei consumatori con lo scopo di tener sotto controllo il commercio, garantendo la sicurezza e la privacy secondo le vigenti norme di trattamento dei dati.

Immediata l’opposizione che fa notare come tale  legge dimostri una  certa incostituzionalità e la chiara violazione dei trattati Internazionali sulle droghe, nonché il fatto che il paese non sia ancora pronto a compiere un passo così importante e significativo. 

La stessa opinione pubblica infatti, secondo un recente sondaggio, si rivela per il 60% contraria alla riforma e dichiara di esser pronta a votare per un eventuale referendum abrogativo.

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