“Ricordati di vivere”. Autobiografia di Claudio Martelli fra politica e vita privata. Recensione

“Come è potuto accadere che  Craxi, il socialista sempre coerente, già capo del governo più duraturo della storia repubblicana, da dieci anni  dominatore della scena politica, non solo non sia riuscito a cogliere l’occasione storica per vincere il duello e chiudere la partita a sinistra, ma addirittura abbia perso tutto, se stesso e anche il PSI?”

Sta tutto in questo interrogativo, che appare  a pagina 528, il significato di Ricordati di vivere, il libro di oltre seicento pagine che Claudio Martelli, socialista nel cuore prima che nella testa, già vice-presidente del consiglio e ministro della giustizia, a suo tempo delfino di Bettino Craxi, ha mandato in libreria  per i tipi di Bompiani ( euro 19,90) suscitando diverse e vivaci reazioni. “Ho presentato il libro in più di venti città italiane ed ogni volta è seguito un acceso dibattito” ricorda.  E non c’è stata testata nazionale che  abbia parlato di questo libro né talk show televisivo che non ne abbia ospitato l’autore. 

Si aspettava tanto interesse? Claudio Martelli, 70 anni, tre mogli, cinque figli, milanese, giornalista, docente universitario di filosofia, deputato italiano ed europeo parla, dopo averne scritto, di trent’anni di storia italiana ed europea con malcelato, sereno distacco.  Non potrebbe essere altrimenti. La sua è una storia politica che colpisce, ma gli italiani sono un popolo dalla memoria corta. Oggi sanno tutto di Grillo, come ieri plaudivano Berlusconi e l’altro ieri si appassionavano alle fanfaronate di Bossi. Lega Nord, Forza Italia, PDL, M5S: la politica italiana non è mai stata povera di sigle. Ma fra i giovani di oggi c’è chi ricorda ancora la DC, il PCI, il PSI, il PSDI, il PLI, il PRI, per dire solo dei maggiori partiti che hanno dominato la scena della storia repubblicana? 

Il libro di Martelli,  quella storia la racconta tutta, dai primi Anni Cinquanta all’epilogo di “mani pulite”, agli attentati mortali contro  Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un lungo racconto in prima persona che al lettore non più giovanissimo fa rivivere  con emozione decenni di lotta politica, di tensioni, gli anni di piombo, il Sessantotto, sotto la guida di un protagonista che qui  ha scelto il ruolo discreto del testimone. In questo sta soprattutto la valenza del libro di Martelli che non è solo  un’autobiografia, ma anche un’analisi  rigorosa di  eventi e di personaggi politici, quelli che hanno riempito la scena politica italiana degli ultimi anni,  e che sono gli stessi  dai quali in parte deriva l’attuale situazione dell’Italia.  

Anni che hanno  visto  irresistibili ascese e rovinose cadute, la fine di ideologie che sembravano sarebbero durate in eterno, la nascita di nuove istanze non si sa quanto durature. E ogni volta Martelli si pone domande  senza risposta. Come questa che precede di poche righe quella  su Craxi: “Come è potuto accadere  che nel momento di maggiore debolezza, Occhetto, l’ondivago Occhetto, sia comunque riuscito a preservare una parte importante del patrimonio del PCI e farne un protagonista della Seconda Repubblica?”.

Da una parte Occhetto, ma prima di lui Togliatti, Berlinguer, Natta, Cossutta, D’Alema; dall’altra Craxi  ma anche  Nenni, Amato, Formica, De Michelis, Mancini, Manca. Sul dualismo PCI-PSI Martelli basa l’analisi di quella che definisce “la nostra giovinezza politica, l’epopea laica e socialista  che per dieci anni tenne in scacco le due chiese italiane, il dolore e il perché del suo schianto”.  Un racconto amaro ma non astioso, anche se ricorrono  spesso le domande senza risposta: “Cosa sarebbe cambiato se  Craxi e io non avessimo rotto se avessimo lottato insieme fino alla fine”.  Oppure:“Cosa avrei dovuto fare  di più e di diverso  da quel che ho fatto per il mio Paese, per il PSI, per la Giustizia, e anche contro la malagiustizia?”.

Una volta di un buon libro si diceva che sarebbe stato un valido testo scolastico.  Non sappiamo cosa si fa leggere oggi nelle scuole: a nostro avviso questo di Martelli sarebbe un libro di grande utilità per far conoscere ai giovani trent’anni di storia vita italiana, vissuti non solo nei palazzi della politica, dei quali raramente si parla con il dovuto distacco. Martelli non è uno storico, ma  un protagonista e  le sue pagine sono una testimonianza.  

Oggi Martelli si dedica a  Lookout,  un osservatorio  permanente sull’immigrazione che promuove   l’integrazione degli immigrati e i diritti dei rifugiati, (sua una legge che anticipò la famigerata Bossi-Fini, oggi contestata), scrive saggi. La politica l’ha messa da parte, ma ritiene importante che il passato non venga dimenticato. Per questo ha scritto   e non soltanto di Craxi, Berlinguer, Andreotti, Napolitano, ma anche della propria vita privata, dalla prima gioventù all’età matura. Con nel titolo una raccomandazione a se stesso: ricordati di vivere.  

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