Immigrazione. Vertice Ue su meccanismo redistribuzione rifugiati

BRUXELLES – Il meccanismo di redistribuzione di 40.000 rifugiati siriani ed eritrei dall’Italia (24.000) e dalla Grecia (16.000) verso gli altri paesi Ue nei prossimi due anni (“”relocation””), sarà al centro del dibattito al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo che si svolgerà oggi pomeriggio e venerdì mattina a Bruxelles.

La “”relocation””‘ proposta dalla Commissione europea a maggio, non è stata certo accolta con entusiasmo dagli Stati membri, in gran parte contrari al principio di vedersi imporre l’accoglienza di un certo numero di rifugiati per alleviare la pressione sui paesi in prima linea di fronte a un afflusso migratorio eccezionale. Molti paesi si oppongono per principio all’idea che possa esserci un obbligo di accogliere quote di rifugiati, anche se teoricamente accettano il principio di solidarietà.Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha ribadito ieri all’Europarlamento che il capo dell’Esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker “”difenderà fermamente la proposta della Commissione sull’immigrazione e asilo”” che, ha sottolineato, “”è ciò che serve a garantire un giusto equillibrio fra i principi di solidarietà e di responsabilità””.””Non si parla di quote quando si tratta di esseri umani – ha puntualizzato Timmermans – questo è un malinteso. Si parla dii criteri, e dell’obbligo per tutti di essere solidali””. La chiave di redistribuzione dei rifugiati fra i diversi Stati membri è basta su quattro criteri oggettivi: il Pil e la popolazione nazionali, il tasso di disoccupazione e il numero di rifugiati già accolti da ciascun paese.Nonostante le reticenze, comunque, alla discussione odierna i capi di Stato e di governo dovrebbero approvare il meccanismo di redistribuzione, dopo aver apportato una modifica linguistico-cosmetica alla Decisione che lo istituisce, che poi sarà adottata formalmente dal Consiglio Affati interni dell’Ue, in luglio.La bozza di conclusioni del vertice, resa nota dalla stampa nelle scorse ore, contiene un compromesso che pesa molto attentamente le parole, per fare in modo che il meccanismo della “”relocation”” resti nei fatti vincolante, come voleva l’Esecutivo Ue, ma con una formula che ne fa dipendere l’attuazione da un accordo fra gli Stati membri, ovvero da un atto formalmente volontario di ciascun paese, e non da un obbligo imposto da Bruxelles.

Secondo un’altra fonte della Commissione, “”quello che è importante, è che sia fissata una data tempestiva, entro luglio, in cui la Decisione del Consiglio Ue verrà approvata dai ministri, e soprattutto che ci sia l’impegno sulla cifra dei 40.000 rifugiati da redistribuire, perché quest’impegno rende la redistribuzione obbligatoria. Poi saranno gli Stati membri a mettersi d’accordo; alla fine è una questione linguistica…””.La bozza di conclusioni sembra rispettare queste condizioni. Il Consiglio europeo, vi si legge, “”ha concordato: a) la redistribuzione per un periodo di di due annni da Italia e Grecia verso altri Stati membri di 40 mila persone che abbiano evidente bisogno di protezione temporanea; b) la rapida adozione di una Decisione del Consiglio Ue che metta in atto un meccanismo temporaneo ed eccezionale in questo senso; a questo fine – precisa il testo -, tutti gli Stati membri si accorderanno, entro la fine di luglio, sulla distribuzione di queste persone””.Un piccolo capolavoro di diplomazia, che permetterà a molti paesi di votare a favore della “”relocation”” continuando a sostenere che si tratta di un meccanismo volontario (come chiedono) e non obbligatorio.Ci sarebbero, ormai, solo due paesi contrari in linea di principio alla proposta della Commissione: la Slovacchia e la Repubblica Ceca, mentre la stessa Ungheria, finora considerata fra i “”falchi”” dell’opposizione, sarebbe ben contenta di applicare il meccanismo al proprio caso, visto che dall’inizio dell’anno sono arrivati nel Paese ben 60.000 migranti irregolari (certo, attraversando le frontiere e non il mare).

I grandi paesi (Italia, Francia, Germania) sono abbastanza in linea con la Commissione, la Spagna, con il Portogallo, avrebbe voluto un meccansimo volontario, ma dovrebbe poter accettare il compromesso, come alla fine, probabilmente, potrebbe fare la gran parte dei paesi dell’Est. Nessun paese ha diritto di veto rispetto alla decisione che va presa a maggioranza qualificata (ma senza contare i tre paesi con l'””opt out””: Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca).Anche grazie al “”compromesso linguistico””, sembra insomma piuttosto probabile che la maggioranza degli Stati membri si dichiari a favore di questo primo passo verso una vera e propria politica comunitaria dell’immigrazione, rimettendo cosí in discussione per la prima volta l’obbligo dello Stato di primo approdo di accogliere e gestire entro le proprie frontiere i richiedenti asilo, come prevede il regolamento di Dublino.I leader, comunque, metteranno molto l’accento sugli altri aspetti del pacchetto sulle “”relocation””, che applicano il principio della “”responsabilità”” accanto a quello della “”solidarietà””. Verranno creati diversi “”hotspot””, ovvero centri di raccolta e smistamento dei migranti irregolari (in questo caso soprattutto in Italia e Grecia) in cui le persone in arrivo sarano identificate (con le impronte digitali) e le loro domande d’asilo esaminate rapidamente. Chi non avrà diritto all’asilo, e risulterà essere un “”migrante economico””, dovrà essere immediatamente rimpatriato, anche con l’uso di finanziamenti comunitari e con i mezzi dell’Agenzia Ue delle Frontiere esterne, Frontex.

 

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