Rete studenti, serve maggiore sforzo contro discriminazioni nelle scuole

ROMA – La Ministra Giannini è intervenuta ieri sull’aspro dibattito rispetto alla fantomatica introduzione della Teoria Gender nelle scuole, attraverso la legge 107/15, annunciando l’invio di una circolare chiarificatrice in merito, sottolineando che chi sta portando avanti tale propaganda sta compiendo una truffa culturale e che se questa non verrà placata il Governo si muoverà per vie legali.

Dichiara Alberto Irone, Portavoce Nazionale Rete degli Studenti Medi: “Finalmente il MIUR alza i toni nei confronti di chi sta compiendo una propaganda discriminatoria e omofoba, inneggiando allo spauracchio dell’ideologia gender come un morbo in grado di traviare bambini e ragazzi.

Fa bene il Governo a minacciare provvedimenti legali, perché questa situazione viene subita da tanti giovani che si sentono etichettati in modo negativo per il loro orientamento sessuale o identità di genere.”

“E’ però necessario – prosegue il portavoce – che l’azione del Governo non si fermi qui: questo deve innanzitutto prendere una decisa posizione sull’inesistenza di una teoria o ideologia gender per fugare ogni dubbio. Nella Buona Scuola però, oltre a non esserci nulla del genere, c’è poco o nulla su quello che realmente si dovrebbe fare in questo senso: inserire l’educazione sessuale e alla parità di genere come scelta facoltativa in una lista di molteplici argomenti che una scuola può decidere di trattare non può essere considerato una strategia per il contrasto all’omofobia.”

Conclude Irone: “Noi crediamo che vada fatto molto di più: aprire degli sportelli di ascolto, rendere obbligatori corsi di educazione sessuale, specificando il fatto che al loro interno si debba parlare anche di tematiche LGBTQI, prevedere corsi di formazione per insegnanti e personale ATA per prevenire casi di violenze e bullismo e per rendere la scuola un luogo aperto alle differenze, che non discrimini sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere, si tratti di uno studente, di un insegnante o di un lavoratore ATA.

Bisogna ricordarsi, infatti, che le nostre scuole sono popolate da tantissimi studenti e insegnanti gay, lesbiche o provenienti da famiglie omogenitoriali e non bisogna permettere a nessuno di discriminarli per questo.”

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