Consumi. Allarme pomodoro cinese. L’import cresce del 520%

ROMA – Sono aumentate del 520 per cento le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che raggiungeranno a fine anno circa 90 milioni di chili, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale.

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre 2015, nel denunciare il rischio concreto che venga spacciato come Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.

Dalla Cina – sottolinea la Coldiretti – si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. La maggioranza degli sbarchi avviene nel porto di Salerno in Campania come evidenziato dal rapporto Agromafie elaborato dall’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura insieme ad Eurispes e Coldiretti.

Un commercio che va reso trasparente – continua la Coldiretti – con l’obbligo ad indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente vale in Italia solo per la passata di pomodoro ma non per il concentrato o per i sughi pronti. A rischio c’è uno dei settori simbolo del Made in Italy nel mondo.

L’84 per cento degli italiani peraltro ritiene – precisa la Coldiretti – che sia molto importante che l’etichetta riporti la provenienza della materia prima impiegata per la frutta e verdura trasformata come i derivati del pomodoro, secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf), che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015. Un risultato che, sulla base del regolamento comunitario n.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, consente all’Italia – sostiene la Coldiretti – di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti.

In un momento di difficoltà economica va portato sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta per tutti i prootti alimentari ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo

La Cina – riferisce la Coldiretti – ha iniziato la coltivazione di pomodoro per l’industria nel 1990 e oggi, dopo aver superato l’Unione Europea, rappresenta il secondo bacino di produzione dopo gli Stati Uniti. Ma il gigante asiatico  – ricorda la Coldiretti – anche nel 2014 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. Su un totale di 3.097 allarmi per irregolarità segnalate in Europa ben 469 (15 per cento) – precisa la Coldiretti – hanno riguardato la Cina.

Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani. Nel settore del pomodoro da industria – conclude la Coldiretti – sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro.

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