Renzi in Arabia Saudita: dichiari la sospensione dell’invio di armamenti e chieda il rispetto dei diritti umani

ROMA – “Chiediamo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di annunciare formalmente la sospensione da parte dell’Italia dell’invio di sistemi militari alle forze armate saudite e una chiara presa di posizione sulle violazioni dei diritti umani del governo saudita”.

Lo scrivono in un comunicato congiunto, la Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia.

Domenica 8 novembre e lunedì 9 novembre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha in programma una visita ufficiale a Riyad: secondo quando annunciato da Palazzo Chigi domenica 8 novembre c’è stato l’incontro con il Principe ereditario e Ministro dell’Interno, Mohammed bin Nayef, e il vice Principe Ereditario e Ministro della Difesa, Mohammed bin Salman. Lunedì 9 novembre invece il Presidente del Consiglio è in visitaalle 10 il cantiere della metropolitana di Riad e alle 13 incontrerà a Palazzo Reale, Re Salman bin Abdulaziz Al Saud. 

“Pur comprendendo – afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il Disarmo – l’importanza delle relazioni diplomatiche con l’Arabia Saudita per trovare soluzioni condivise alle crisi e ai conflitti che insanguinano il nord Africa e il Medio Oriente, riteniamo che la visita del presidente del Consiglio a Riyad rappresenti un’occasione per annunciare ai più alti rappresentanti della monarchia saudita la sospensione dell’invio dall’Italia di sistemi militari. Dallo scorso marzo, infatti, le forze armate saudite sono alla guida di una coalizione che è intervenuta militarmente in Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite con pesanti bombardamenti sulle zone civili e anche su scuole e strutture sanitarie causando una catastrofe umanitaria senza precedenti”.

Nei giorni scorsi il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, ha condannato i bombardamenti aerei della coalizione a guida saudita che hanno colpito un ospedale di Medici senza Frontiere nella provincia di Sa’dah e ha richiamato tutte le parti attive nel conflitto a “rispettare gli obblighi stabiliti dalle convenzioni per i diritti umani e del diritto umanitario internazionale per prevenire attacchi contro i civili”. Il conflitto in Yemen ha finora causato più di 4 mila morti (di cui almeno 400 bambini) e 20mila feriti – di cui circa la metà tra la popolazione civile – provocando una “catastrofe umanitaria” con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. 

“Come abbiamo documentato – aggiunge Giorgio Beretta dell’Osservatorio OPAL di Brescia – la scorsa settimana è partito dall’aeroporto di Cagliari Elmas  un cargo Boeing 747 che ha portato tonnellate di bombe italiane alla base militare della Royal Saudi Armed Forces di Taif. Con ogni probabilità si tratta di una nuova fornitura di bombe dell’azienda tedesca RWM Italia fabbricate a Domusnovas in Sardegna che prosegue le spedizioni degli ultimi anni (si veda l’allegato in pdf). Sappiamo che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen bombardate dalla coalizione saudita: il nostro Ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia in questo conflitto e non ha mai risposto alle interrogazioni riguardo alle forniture di armamenti al governo di Riad”.

Sono note le pesanti limitazioni in Arabia Saudita alle libertà democratiche (libertà di parola, di stampa, di associazione sindacale, di culto, ecc.), le discriminazioni verso le donne, le reiterate violazioni dei diritti umani e la costante pratica delle punizioni corporali, della tortura e della pena di morte, anche per reati minori, inflitta con la decapitazione pubblica. L’Arabia Saudita è tra i paesi che eseguono il più alto numero di sentenze capitali: dal 1985 al 2005 sono state messe a morte oltre 2200 persone e da gennaio ad ottobre 2015 le esecuzioni sono state almeno 138. Inoltre, risulta formalmente ancora in vigore la condanna “per offesa all’Islam” al blogger Raif Badawi a dieci anni di prigione e mille frustate (50 per sessione) e nelle scorse settimane la Corte penale speciale e la Corte suprema saudite hanno confermato la sentenza capitale nei confronti del giovane attivista sciita Ali Mohammed Baqir al-Nimr per la “partecipazione a manifestazioni antigovernative” all’età di 17 anni: la condanna sarebbe stata emessa sulla base di una confessione estorta con torture e maltrattamenti.

“La visita ufficiale del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, all’Arabia Saudita – dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – costituisce  un’occasione per esprimere da parte del nostro paese una chiara condanna delle violazioni dei diritti umani perpetrate da anni dalle autorità saudite. Ci auguriamo, inoltre, che il capo del governo accolga i nostri reiterati appelli per istituire una commissione d’inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen e dichiari una sospensione dei trasferimenti di sistemi militari italiani che alimentano da mesi questo conflitto”. 

La legge italiana n. 185 del 1990 vieta espressamente l’esportazione di armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto  con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio  dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” (art.1, c.1). 

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