Proposto il divieto di pubblicità per i giochi online con vincita in denaro

ROMA – In un momento in cui si sta discutendo sulla legge di stabilità 2016, passata un po’ in sordina negli ultimi giorni a causa degli avvenimenti di Parigi, alcuni movimenti politici stanno andando all’attacco dei giochi a premi online.

La proposta lanciata dal M5S e supportata da altri movimenti politici vorrebbe vietare la pubblicità nei confronti dei giochi a premi su internet, ma siamo sicuri che questa possa rappresentare una mossa vincente?

Questa domanda non ce la poniamo assolutamente per difendere il gioco d’azzardo, più semplicemente viene da chiedersi se questo tipo di iniziativa possa realmente portare dei reali benefici o semplicemente dare maggiore spazio alle attività di gioco illecite che hanno sempre più vita difficile da quando è stato regolamentato il mercato interno mediante rilascio di licenze da parte dei monopoli di Stato.

Oggi la pubblicità legata a poker, alle scommesse e ai casinò online permette ai cittadini di individuare le offerte legali, quelle in cui lo stato effettua un controllo, tutelando il giocatore ed evitando che possa esporsi a rischi eccessivi. Censurando questo tipo di attività diventerà sempre più difficile per le persone distinguere l’offerta legale da quella che non lo è, e tutto questo perchè si è convinti che facendo in questo modo si possa contenere il fenomeno della ludopatia.

Non bisogna poi dimenticare che è dato obbligo ad ogni tipo pubblicità relativa ai giochi di specificare che il gioco può causare dipendenza, pertanto il problema forse andrebbe risolto in altro modo. Per fare un esempio, proprio in questi giorni, famose società del settore stanno sponsorizzando le loro offerte nei maggiori canali televisivi italiani. Una delle più curiose ci viene fornita da Starcasino il cui spot, visibile direttamente dalla home page del sito, si avvale dell’immagine di un’avvenente show girl per promuovere il proprio casinò e attrarre maggiormente l’attenzione del pubblico. È anche vero però che alla fine del video viene ben specificato che il gioco è riservato esclusivamente ai maggiori di 18 anni e che può causare dipendenza.

Vietare la pubblicità di un sito di giochi autorizzato dai monopoli di stato non farebbe altro che indurre la gente a cercare altrove altre possibilità di gioco, contribuendo in questo modo a mantenere in vita quelle società che così continueranno ad operare illegalmente. Gli effetti che si potrebbero ottenere, da un lato non risolverebbero il problema, dall’altro porterebbero un settore che oggi occupa migliaia di persone a soffrire di una profonda crisi e quasi certamente alla perdita di tantissimi posti di lavoro. Di certo un individuo che ormai soffre di gioco compulsivo non troverebbe soluzione al suo problema.

Perfermare una dipendenza occorrono iniziative diverse che mirino a far prendere coscienza al giocatore compulsivo in modo che possa risolvere il suo problema. Il divieto di pubblicità per i giochi andrebbe ad intaccare esclusivamente la clientela “sana”, quella che vedendo un messaggio pubblicitario in tv o sul giornale, decide di passare qualche minuto spensierato giocando online.

Con questo non vogliamo assolutamente dire che questa proposta sia sbagliata, ma di certo un’analisi più approfondita della situazione potrebbe portare a qualcosa di più utile e produttivo, magari con sistemi di controllo che permettano di tracciare le attività dei giocatori, per poter intervenire con azioni mirate solo dove si rileva un problema.

Si punta il dito sul gioco online come se fosse la causa di tutti i mali, ma per quanto riguarda i giochi da ricevitoria il trattamento è estremamente diverso. Si vogliono censurare le slot machine online, ma nel mercato terrestre i punti fisici dove è possibile giocarvi sono in continuo aumento. Probabilmente è necessario un intervento, ma occorre qualcosa che abbracci tutto il settore e non solamente quello dell’online e, una valida alternativa, in grado di avere effetti migliori, passa attraverso l’informazione e la tutela del cittadino piuttosto che dalla censura.

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