San Raffaele. Finita l’era Don Verzè arrivano i soliti noti

ROMA – Sembra che la caratteristica principale per guidare il San Raffaele sia quella di avere dei conti in sospeso con la giustizia. Si pensava che i luoghi dove trovare questi personaggi, fossero solo i palazzi del potere politico o, per quanto riguarda i pedofili, le stanze racchiuse tra le mura delle chiese cattoliche, e invece, ormai da tempo, li troviamo anche in istituzioni private come la Fondazione Monte Tabor.

Il 92enne Don Luigi Verzè, secondo quanto pubblicato in alcuni giornali, lascia il timone della fondazione da lui creata, nelle mani di Giuseppe Profiti, ex ufficiale della Guardia di finanza, ex direttore generale delle Risorse finanziarie della Regione Liguria e presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Il nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor ha spiegato in una nota, che “con l’espressa volontà del presidente Luigi Maria Verzè, ha deliberato il conferimento al Consiglio stesso di tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione – Il presidente, viene precisato nella comunicazione – “ha delegato al vicepresidente prof. Giuseppe Profiti e al Consiglio tutti i poteri, rinunciando all’esercizio degli stessi”. Il nuovo consiglio “ha infatti necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un piano di risanamento nell’interesse del grande progetto San Raffaele voluto dal Fondatore Don Verzè”.
Tutto questo è ciò che si vede luce del giorno, ma molte nebbie nascondono questo passaggio di consegne. Il futuro del San Raffaele senza l’intervento dello IOR – Marcinkus, Calvi, riciclaggio di denaro sporco, ecc. – vale a dire la banca vaticana, che si impadronirebbe della fondazione, sarebbe stato segnato perché ha debiti per circa un miliardo di euro.
Giuseppe Profiti è stato voluto da  Don Luigi Verzè il quale gli ha lasciato la gestione, le deleghe operative, ma anche la patata bollente del salvataggio. Un mese fa Giuseppe Profiti è stato condannato in appello a sei mesi di reclusione con la condizionale. L’ex direttore delle Risorse finanziarie della Regione Liguria, è ritenuto responsabile di concorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense ospedaliere di Savona. Profiti era rimasto coinvolto nello scandalo delle mense dell’Asl savonese e più in precisamente nella storia della “Casagrande band”, ‘comitato d’affari’ che ha portato alla condanna di Stefano Francesca, già portavoce del sindaco Marta Vincenzi, dell’avvocato Massimo Casagrande, dell’ex dirigente dei camalli meglio noto come il Compagno F., Claudio Fedrazzoni e di Roberto Alessio, concittadino e amico di Bertone, segretario di Stato del Vaticano, che si vantava di avere “grandi amicizie in Curia”. E in ‘Curia’ è arrivato anche Giuseppe Profiti.

Come sappiamo neppure Don Verzè,  – grande amico di molti politici come Vendola ma soprattutto grande amico di Silvio Berlusconi :“Il Cavaliere? Un dono di Dio all’Italia”, ebbe a dire in un’intervista del 2009 al Corriere della Sera – ha avuto una condotta esemplare: nel marzo del ‘76  è stato condannato dal tribunale di Milano ad un anno e quattro mesi di reclusione per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina dell’Università Statale di Milano e la concessione di un contributo di due miliardi di lire da parte della Regione Lombardia. Inoltre è stato incriminato di truffa aggravata nei confronti della signora Anna Bottero alla quale ha sottratto un appartamento del valore di 30 milioni di lire.  Tuttavia tra archiviazioni, rinvii a giudizio e prescrizioni, non si è mai arrivati ad alcuna sentenza definitiva. Ma, si sa, stiamo in Italia, succursale del Vaticano. Nel febbraio 2011 Don Verzé è assolto per intervenuta prescrizione dall’accusa di ricettazione di due quadri del ‘500 di scuola napoletana. Nel giudizio di appello il sacerdote era stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione. La Cassazione respinge le richieste della difesa di piena assoluzione con la motivazione che “il giudice del rinvio ha correttamente fornito un’ampia e consistente giustificazione, spiegando in modo ragionevole che Don Verzè era al corrente della provenienza illecita dei quadri”. Insomma quel che si dice una persona a modo.

Poi ci sarebbero dei bizzarri finanziamenti della Regione Puglia dell’amico Nichi Vendola per la costruzione del plesso San Raffaele del Mediterraneo in quel di Taranto. Finanziamenti però, si badi bene, come affermano i sudditi vendoliani su Face Book nella pagina pro-Vendola ‘Pugliamo l’Italia’: “non si tratta di tangenti, di regali o di quant’altro, ma di regolari finanziamenti. Le uniche perplessità potrebbero venire sugli appalti, ma ci fidiamo della spiegazione di Nichi“.
E fidiamoci della spiegazione di Nichi!

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