Blastema. Intervista. Dalla passione al mestiere del rock. Video

ROMA – Abbiamo conosciuto e apprezzato i Blastema in occasione dell’ultmo Festival di Sanremo: un gruppo rock giovane, con suo stile che mescola influenze che ricordano i Marlene Kuntz, Afterhours, Tre allegri ragazzi morti.

Si sono formati nel 1997, sono composti da Matteo Casadei (voce), Alberto Nanni (chitarre, cori), Luca Marchi (basso), Daniele Gambi (batteria) e Michele Gavelli (pianoforte, synth, Hammond). Hanno aperto uno dei tour degli Skunk Anansie e quello dei Beady Eye nella sua unica tappa italiana. Un altro importante trampolino, oltre Sanremo, è stato l’Heineken Jammin Festival al quale hanno preso parte nel 2009. “Dietro l’intima ragione”, di Sanremo 2013,  è tra i pezzi che più ci ha colpito per il fascino intrinseco. La migliore tradizione rock italiana degli ultimi vent’anni si è rigenerata, guardando al “passato” senza per emularlo, riuscendo a portare un suono “personale”.

Valentina Marchetti li ha intervistati per i lettori di Dazebao,

Quando e come avete iniziato  a livello professionale?

B – I Blastema sono nati tra i banchi di scuola sul finire degli anni 90, dall’amicizia che legava Matteo e Alberto e dalla loro comune passione per la musica. La cosa incredibile é che da allora é iniziato un percorso lento e faticoso, fatto di piccole conquiste, che non si è mai interrotto e che lemme lemme ha trasformato la nostra passione in un mestiere (mestieraccio?), le nostre aspirazioni in fatti concreti.

Quali sono state le vostre influenze musicali?

B – Siamo partiti dalla musica rock dei 90′ da lì in poi la musica – davvero tutta – non ha mai smesso di riservarci sorprese e di procurarci nuovi stimoli.

Quanto è stato complesso farsi strada nei primi anni duemila?

B – Parecchio, perché quelli sono stati gli anni in cui nel mercato musicale le cose hanno iniziato a cambiare;  le discografiche, anche quelle importanti, principiavano a chiudere i battenti e a tagliare  progetti; di riflesso iniziava ad emergere un nuovo modo di intendere la musica: il prodotto massificato diveniva un prodotto popolare, dalla produzione esclusivamente professionale si passava alla possibilità di poter registrare i propri dischi anche senza strutture esclusivamente designate. Infine, l’avvento di Napster e della condivisione peer to peer iniziava a delineare gli scenari nei quali si sarebbe manifestata appieno la crisi del mercato discografico, quella, per capirci, che stiamo tuttora vivendo. In questa congerie noi abbiamo sempre cercato di mantenere inalterato lo spirito iniziale del nostro progetto.

Qual è la vostra esperienza con l’Heineken Jammin’ Festival? 

B – A dire il vero il nostro  Heineken Jammin’ Festival è stato molto particolare, a tratti catastrofico;la serata in cui dovevamo esibirci è stata funestata da una tempesta, tromba d’aria annessa, che ha mandato nel panico pubblico e organizzatori. Ricordo che stavamo chiusi nei camerini, quando ad un tratto sentimmo bussare. Erano persone che cercavano scampo al putiferio, così le facemmo entrare a ripararsi, prima tre, poi altre cinque; insomma, in capo a mezzora eravamo diventati un’ottantina e c’era ancora gente che spingeva per entrare. Se ci penso é stato surreale, ma a tratti davvero esilarante. Ci esibimmo poi il giorno successivo, per contrappasso sotto un sole cocente. E come poteva essere diverso? 

Quanto è importante la sana vecchia gavetta, oggi, nell’era dei “talent” ?

B – Per noi é fondamentale. La gavetta crea i presupposti per acquisire strumenti indispensabili per riuscire a relazionarsi con l’intero sistema “musica” e non solo per una corretta esibizione. In Italia, però, pochi (discografici in primis) capiscono l’importanza di questo passaggio ed è frequente l’equazione per cui, musicista, debba per forza significare “personaggio di successo”.

A proposito di live ed esibizioni in Festival importanti: quant’è importante il rapporto con il  pubblico?

B – Fondamentale, imprescindibile. Un concerto è prima di tutto il risultato dell’incontro tra chi si esibisce e chi assiste. Se dall’incontro di queste due componenti non scaturisce un valore aggiunto, allora lo spettacolo è un flop.

Digitale, Spotify, ITunes, Youtube, la vostra casa discografica,  è possibile la coesistenza?

B – Il discorso è articolato e spinoso. Secondo noi è inevitabile una coesistenza tra gli agenti in campo. Occorre però, anche sul piano normativo, mettere ordine in una situazione a dir poco confusa.

Come inizia una vostra giornata tipo?

B – “Sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram…” 

Qualche anticipazione su un vostro prossimo progetto?

B – A gennaio uscirà il nostro nuovo singolo, anticipazione del nuovo disco in previsione per il 2014

Blastema – Dietro l’intima ragione – Video

 

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