Peter Gabriel sul grande schermo

Esce il 5 maggio il film-concerto “Back to front” dello storico “So-tour”

Per tutte quelle persone che non hanno potuto vedere dal vivo quello straordinario tour, c’è una novità molto importante, un appuntamento imperdibile. Si tratta di un lungometraggio che rappresenta mirabilmente l’arte e la profonda sensibilità di un artista, un musicista e un cantante che è stato uno dei protagonisti della scena mondiale degli ultimi 45 anni.

Arriverà in sala dal 5 al 7 maggio “Peter Gabriel – Back to front” un grande film-concerto che documenta lo spettacolare tour di Peter Gabriel per il 25° anniversario di So, l’album che ha incantato milioni di fan. Mentre Peter Gabriel si accinge a riprendere la seconda fase del suo ultimo emozionante tour mondiale, arriva nelle sale italiane il 5, 6 e il 7 maggio “Back to Front”, il film concerto-evento che ne racconta una delle tappe e che e’ stato presentato in anteprima al Festival del cinema di Berlino 2014. Il “Back to Front” tour è una sorta di omaggio all’album “So”, uno dei lavori più amati dell’artista e che Rolling Stone Magazine ha inserito nella lista dei 500 album più belli della storia. Gabriel riunisce la formazione originale che lo ha accompagnato in tour nel 1986-87 (Tony Levin, David Rhodes, Manu Katche’ e David Sancious, con l’aggiunta delle coriste Jennie Abrahamson e Linnea Olsson) e ripropone ai fan un concerto che ha fatto la storia della musica. Il film, firmato dal celebre documentarista musicale Hamish Hamilton, filmmaker di video-concerti per i più grandi artisti del panorama musicale internazionale (Madonna, Roby Williams, Rolling Stones e molti altri), è stato realizzato riprendendo gli show alla O2 Arena di Londra il 21 e 22 ottobre 2013. Microcinema distribuzione porta nelle sale italiane uno spettacolo imperdibile, uno show emozionante per tutti gli amanti del grande artista britannico e del rock.

La Carriera: Genesis

Ripercorrere la storia di Peter Gabriel significa tornare all’Inghilterra spumeggiante degli anni ’60 in cui si affermano i Beatles. Il successo di questo gruppo provoca uno scossone negli adolescenti di quel periodo.

Nel 1968, il diciottenne Gabriel insieme agli amici Tony Banks, Mike Rutherford e Anthony Phillips fonda i Genesis, uno dei gruppi più amati e originali degli anni ’70. Dopo molte difficoltà iniziali, il gruppo riesce a raggiungere il successo nel 1973 con “Selling England by the pound”. E’ il trionfo di quello che viene spesso definito “progressive-rock”, ovvero il tentativo di fondere i linguaggi colti della musica classica con quelli più immediati del rock. Nella prima metà degli anni ’70 si affermano gruppi inglesi come gli Yes, i King Crimson di Robert Fripp, i Jethro Tull, i Gentle Giant, Emerson, Lake and Palmer, i Van Der Graaf Generator, i Traffic e in parte anche i Pink Floyd. Tutti questi complessi avevano in comune il superamento della forma canzone, l’uso massiccio di tastiere come organo, sintetizzatori, pianoforte e il mellotron (tastiera che riproduceva tramite nastri magnetici tappeti di archi e cori).

La carriera solista

Nel maggio del 1975 l’abbandono di Gabriel (che sconvolge i fan del gruppo e mette in serio dubbio la sopravvivenza della band stessa) è il risultato di numerosi fattori. I Genesis avevano sempre operato come un collettivo, ma l’attenzione riservata dai media alla figura di Gabriel porta il timore che egli venga ingiustamente considerato l’unica fonte creativa del gruppo. Le tensioni aumentano a partire dall’ambizioso concept album “The Lamb Lies Down on Broadway”, durante la composizione del quale Gabriel prende il completo sopravvento sulla stesura dei testi, non riuscendo a interagire con il resto della band impegnata nella stesura della musica. Durante la composizione dell’album, Peter Gabriel riceve un telegramma del regista William Friedkin (da tempo incuriosito dalla storia scritta da Gabriel riportata nel retro di copertina di Genesis Live e interessato anche dalle storielle inventate dal musicista tra un brano e l’altro nei concerti) dove gli si chiede di andare a Hollywood per scrivere insieme una sceneggiatura. L’interesse di Gabriel in questo progetto cinematografico contribuisce ulteriormente all’abbandono del gruppo. Tale decisione viene presa prima dell’inizio del tour in supporto di “The Lamb Lies Down on Broadway”, ma Gabriel rimarrà sino alla sua completa conclusione e il progetto con il regista americano verrà abortito.

Il definitivo punto di rottura arriva in seguito alla travagliata gravidanza e nascita della prima figlia di Gabriel, Anna. Quando il cantante decide di stare al fianco della figlia malata invece di registrare e andare in tour, il risentimento del resto del gruppo porta Gabriel al definitivo abbandono. Questa storia è stata anche da lui raccontata nella canzone Solsbury Hill.

Gabriel registra il suo primo album solista tra il 1976 e il 1977 affiancato dal produttore Bob Ezrin. L’album, come detto, viene semplicemente intitolato col nome dell’artista e l’affascinante copertina è a opera dello Studio Hipgnosis. Le sonorità del disco, in realtà, non sono molto lontane da quelle del gruppo appena abbandonato ma è anche evidente il tentativo dell’autore di lasciarsi alle spalle l’ingombrante passato. Il primo successo arriva con il singolo Solsbury Hill, brano autobiografico in cui racconta i suoi pensieri sull’abbandono dei Genesis. Pur soddisfatto del suo primo album, Gabriel ritiene che la canzone “Here Comes the Flood” sia stata “iperprodotta” (una versione più essenziale la si può ascoltare nel disco “Exposure” di Robert Fripp mentre un’altra versione, per sola voce e pianoforte, è presente nelle raccolte di Gabriel “Shaking the Tree” (1990) e Hit (2002). Per “Solsbury Hill” viene realizzato il suo primo videoclip, seguìto da “Modern Love”, diretto da Peter Medak e girato su delle scale mobili.

Gabriel collabora con il chitarrista Robert Fripp che nel 1978 produce il secondo album solista dell’ex-Genesis. Questo album è più oscuro e sperimentale del precedente e segna l’abbandono di certe sonorità progressive. Nessuna canzone di questo album diventerà un successo commerciale. Il terzo album, pubblicato nel 1980, vede la collaborazione con Steve Lillywhite (che successivamente produrrà i primi lavori degli U2) e la partecipazione di Kate Bush, Phil Collins, Paul Weller e ancora Robert Fripp. Canzoni come “Games Without Frontiers” e “Biko” marcano il nuovo percorso che Gabriel vuole intraprendere e che ha origine da quella che verrà chiamata world music. Da notare anche alcune scelte praticate dal musicista proprio per segnare un distacco da quella che era la produzione musicale corrente: come per esempio l’assenza dei piatti dalla batteria o la mancanza di assoli di chitarra. Tale scelta paga e per la prima volta Gabriel è al numero 1 nel Regno Unito. Per Games “Without Frontiers” viene realizzato un clip diretto da David Mallet. Con il quarto album (1982) Gabriel raggiunge probabilmente la maturità sonora e compositiva della prima fase della sua carriera solita.

“So” e il successo mondiale

Nonostante avesse già ottenuto sia il successo commerciale che della critica, Peter Gabriel raggiunge il vertice della popolarità nel 1986 col suo quinto album: “So”. Il suo nuovo lavoro produsse svariati singoli di enorme successo come “Sledgehammer” (numero uno anche negli Usa), la dolente “Don’t Give Up” in duetto con Kate Bush, “Big Time” e “In Your Eyes”. “So” è co-prodotto dal canadese Daniel Lanois. Il singolo “Sledgehammer” era accompagnato da un video innovativo e visivamente strabiliante creato in collaborazione col regista Stephen R. Johnson, la Aardman Animations e dai fratelli Quay. Il video vince numerosi premi agli MTV Video Music Awards del 1987, tra cui quelli per il miglior video dell’anno e la miglior regia, ridefinendo gli standard dell’industria dei video musicali. Stephen R. Johnson realizza anche il clip di Big Time. Il disco si avvale anche di illustri partecipazioni, come quella dell’ex batterista dei Police, Stewart Copeland, di Jim Kerr, Nile Rodgers e Laurie Anderson. Gabriel ha giocato un ruolo importante nel supporto di Amnesty International, partecipando al U.S.A. Conspiracy of Hope Tour nel 1986 e allo Human Rights Now! Tour del 1988. Nel 1989, Gabriel pubblica “Passion: Music for The Last Temptation of Christ”, colonna sonora del film “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese. Per molti quest’album rappresenta il culmine del suo lavoro nel campo della world music, e ottiene un Grammy Award nella categoria Best New Age Performance e una nomination ai Golden Globe nella categoria Miglior colonna sonora per un film.

Nel 1992 il musicista inglese pubblica “Us”, sempre co-prodotto da Daniel Lanois. In quest’album (dedicato alle figlie Anna e Melanie) l’artista affronta tematiche inerenti alle relazioni interpersonali, come la conclusione del suo matrimonio e la lontananza dalla sua prima figlia. L’introspezione che caratterizza quest’album raggiunge la vetta nella canzone “Digging in the Dirt” (Scavando nella sporcizia) che Gabriel usa come metafora per descrivere l’atto di scavare in se stessi, nel tentativo di portare alla luce l”e cose meno belle” che ognuno, inevitabilmente, tiene sepolta dentro sé. Il relativo videoclip viene realizzato dal documentarista John Downer, scelto personalmente da Gabriel dopo aver visionato un suo lavoro. Nella canzone Come Talk to Me, cantata con Sinead O’Connor, l’autore descrive la sofferenza causata dalla lontananza della figlia. Il risultato complessivo è uno degli album più personali dell’artista.

“Us” è stato seguito da un tour mondiale (Secret World Tour) la cui caratteristica principale consisteva in due palcoscenici separati, uno rotondo e uno quadrato (mondo femminile e mondo maschile), uniti da un ponte che Gabriel durante il concerto percorreva più volte avanti e indietro e che, nel brano Slow Marimbas, attraversava a bordo di una barca. L’artista intanto vince altri tre Grammy Awards: Miglior video musicale 1992 per “Digging in the Dirt”, nel 1993 per Steam e nel 1995 per il tour Secret World Live. Nel 2000 Peter Gabriel pubblica OVO, colonna sonora per lo spettacolo al Millennium Dome di Londra. Nel 2002 viene pubblicato Long Walk Home: Music from the Rabbit-Proof Fence, che contiene le musiche per il film australiano Rabbit-Proof Fence (in Italia distribuito col titolo La generazione rubata), ispirato a una serie di eventi realmente accaduti. La colonna sonora ottiene una nomination ai Golden Globe. Nel settembre del 2002, Gabriel pubblica “Up”.  Il disco è interamente autoprodotto e segna il ritorno a delle sonorità molto meno commerciali, con tematiche oscure simili a quelle dei suoi primi album solisti. L’album mostra anche la piena libertà di Gabriel dalle regole dell’airplay radiofonico: eccetto la canzone The Drop, nessun brano in “Up” dura meno di sei minuti e alcune attraversano dei veri e propri movimenti con grandi cambiamenti sia di suono che di tematica. Il primo singolo estratto è The Barry Williams Show, il cui video è diretto da Sean Penn. Nel 2009 Peter Gabriel ha registrato un album di ri-arrangiamenti di brani di altri musicisti, intitolato “Scratch My Back”. Obiettivo dell’album era un vero e proprio scambio di interpretazioni, progetto che ha visto la sua conclusione solo nel 2013. L’album è uscito nel febbraio 2010 ed stato seguito da “New Blood”, il suo nono album da studio pubblicato nel mese di ottobre 2011. In quest’ultimo lavoro i brani sono tutti tratti dal repertorio di Peter Gabriel e sono arrangiati da  John Metcalfe.

Nel mese di settembre 2013 è stato pubblicato  “And I’ll Scratch Yours”  che conclude l’esperimento di “Scratch My Back”. In questo album sono presenti artisti di diverse esperienze come David Byrne, Bon Iver, Regina Spektor, Stephin Merritt, Joseph Arthur, Randy Newman, Arcade Fire, Elbow, Brian Eno, Feist e Timber Timbre, Lou Reed ed infine Paul Simon che interpretato brani di Peter Gabriel.

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