Gabriel Garcia Marquez. Un commento inedito di Danilo Dolci

ROMA – Quando muore uno scrittore che abbiamo letto da giovanissimi, è come morisse un amico: sentiamo la perdita al pensiero che non potrà più raccontarci nuove storie, che la ruota gira,  che il suo turno non è che uno dei tanti.

Se è vero che vi sono scomparse che pesano come una piuma, quella di Gabriel Garcia Marquez detto Gabo,  per me è stato  lo staccarsi di una costola interiore, invisibile, presente, intessuta di ricordi.

Tanti hanno parlato di Gabo citando “Cent’anni di solitudine”, romanzo di punta del realismo-magico della letteratura latinoamericana, che grande influenza ha avuto su Paulo Coelho e Isabel Allende. Ma vi sono libri brevi, scritti da lui in gioventù, che potrebbero infiammare l’interesse popolare fino a non fargli mai staccare gli occhi.

A chi non conosce Gabriel Garcia Marquez, consiglierei subito la lettura di una storia mozzafiato: “Racconto di un naufrago”. Scritto a soli ventitré anni, quando si guadagnava la vita facendo il giornalista, pubblicato nel 1955 a puntate sul giornale bogotano “El espectador”Nato da un fatto di cronaca, “Racconto di un naufrago” non può essere relegato a reportage, è letteratura grazie all’intervento dell’autore che penetra il personaggio tra la vita e la morte, con modalità profondamente etiche, religiose e magiche. 

Cent’anni di solitudine, il libro che lo ha consegnato alla gloria e al Nobel nel 1982, è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra.

Le opere più conosciute di lui “L’ amore ai tempi del colera”, “L’autunno del patriarca”, “Cronaca di una morte annunciata”, “La mala ora”, molte delle quali sono state trasposte sul grande schermo, sono scorrevoli, immaginifiche, pervase d’ironia; i suoi articolati romanzi intrecciano realtà e fantasia, allegoria, storia e leggenda, padroneggiano diversi piani di lettura.  Un grande.

Gabriel Garcia Marquez è stato molto ammirato anche dal sociologo-poeta Danilo Dolci. Avendo trascorso con Danilo l’ adolescenza, ricordo mi disse di essere stato deluso da Garcia Marquez perché, negli anni ‘70, per mezzo miliardo di lire era passato da un editore di sinistra a uno di destra…   Se avessi oggi il potere di parlare con Danilo, gli chiederei se non ha cambiato idea. Un genio è un uomo come noi: l’importante è che abbia arricchito, comunque, la nostra esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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