Nadine Gordimer. La letteratura come passione civile

JOHANNESBURG – Nadine Gordimer, la scrittrice sudafricana Premio Nobel per la letteratura, si è spenta il 14 luglio a Johannesburg, dove era nata il 20 novembre 1923.

Aveva un tumore al pancreas e non ne aveva fatto mistero, a Repubblica  qualche mese fa aveva dichiarato: “Quando ho scritto il mio ultimo romanzo non lo avevo, non era ancora incominciato, e quello che ho scritto non ha nulla a che vedere con la malattia. La mia energia era immutata, e anche la mia attività intellettuale. Guardavo alla vita come ho sempre fatto”. 

Nel 2009 al festival della letteratura di Mantova, era apparsa minuta, nervosa, esile e forte come un giunco malgrado i suoi ottantasei anni, aveva tenuto una conferenza stampa piena di speranza verso un mondo che sicuramente amava, pur conoscendone il prezzo. Il tredicesimo festival della letteratura si era aperto con “Africa ad alta voce”, incontro con la Gordimer e i colleghi Natalia Molebatsi, Chika Unigue e Timoty Wangusa. I quattro avevano parlato a una platea attenta del cammino della letteratura africana nel nuovo millennio, la diffusione dell’inglese, la capacità di molti autori di scrivere in lingue diverse da quella materna, restituendoci l’immagine di un mondo che evolve  e tende all’ osmosi culturale. Nadine Gordimer aveva commentato la situazione italiana, piena di «innumerevoli esempi» di corruzione: “come il presidente Silvio Berlusconi a proposito del quale i dubbi sulla sua carriera passata sono stati cancellati dopo la sua elezione. E certo oggi ci sono altre ombre gettate sulla sua vita privata. Non è un problema che riguarda solo l’Italia – aveva continuato il premio Nobel – anche il presidente del Sudafrica Jacob Zuma prima che venisse eletto era stato portato in tribunale e accusato di corruzione per aver accettato denaro da produttori di armi. Tutti questi sono esempi terribili che ispirano negativamente le persone”. Era una scrittrice di impegno civile, in prima linea contro il razzismo nel suo paese e per il rispetto dei diritti umani nel mondo.

Era nata a  Springs, centro minerario nell’area urbana a est di Johannesburg da Isidore e Nan Gordimer, entrambi immigranti ebrei: il padre si era trasferito in Sudafrica dalla Lettonia, la madre da Londra. Crebbe a Johannesburg,  ricevendo un’educazione di stampo cattolico, la mamma sin da piccola la spinse  a leggere,  a interessarsi al mondo che la circondava, dove lei scoprì il razzismo. Si iscrisse alla University of Witwatersrand  ma, pur votata agli studi non ne fu affascinata, tanto che li interruppe senza diplomarsi, toccando con mano le barriere esistenti fra i giovani studenti bianchi e i neri. In quegli anni entrò in contatto con l’African National Congress e iniziò la sua lotta contro la discriminazione razziale. Negli anni sessanta e settanta insegnò in alcune università degli Stati Uniti. Si batte affinché il Sudafrica ritrattasse la pluridecennale politica di apartheid. Nel 1954 sposò Reinhold Cassirer, un commerciante d’arte che aveva fondato la sede sudafricana di Sotheby’s e aperto in seguito una propria galleria. Lei lo definì un “meraviglioso matrimonio” – il secondo per lei, il  terzo per il marito – che durò fino alla morte di lui nel 2001. 

Molte delle sue opere affrontano la questione delle tensioni morali e psicologiche dovute alla segregazione razziale in atto nella sua patria. Il suo primo romanzo The Lying Days, fu pubblicato nel 1953. I suoi più famosi continuano ad essere “Occasione d’amore” , “Un ospite d’onore”, “Il conservatore”,  “Storia di mio figlio”, “Nessuno al mio fianco”. Scrisse diciassette storie  tra il 1952 e il 2007, raccontando di amanti, coniugi, genitori,  bambini,  disegnando le relazioni umane con acume psicologico affilato e senza sdolcinature. Fra i membri fondatori del Congress of South African Writers, Gordimer è stata premiata con numerosi titoli onorifici, dalla laurea Honoris Causa all’università di Lovanio, in Belgio (prima in ordine di tempo) al titolo di Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres.  Ha vinto il  Booker Prize nel 1974, il Premio Nobel per la letteratura nel 1991, nel gennaio 2007 il Premio Grinzane Cavour.

Eppure di lei non si può non citare la celeberrima definizione dello scrittore professionista, nella quale racchiuse il piacere del cimentarsi e l’inesauribilità dell’imparare: “un dilettante che non ha mai smesso di scrivere”

 

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