Venezia 71. “The cut”, in concorso. Bravo attore, film letterario. Recensione

VENEZIA (nostro inviato) – The Cut del regista Fatih Akim è stato un film particolarmente atteso al Lido perchè dedicato al genocidio degli armeni, ai più sconosciuto. Protagonista un talento come Tahar Rahim, indimenticabile interprete de “Il Passato” di Asghar Farhadi. 

Tutto inizia nel 1915, a Mardin. Gli armeni vengono perseguitati ed uccisi dai soldati ottomani, tra questi viene portato via anche Nazaret Manoogian, fabbro cattolico con una croce tatuata sull’avambraccio. Separato da moglie e figlie gemelle, Nazaret viene costretto a lavorare duramente, tra frustate e malnutrizione, fino a quando la morte non gli si presenta davanti, ma l’uomo che avrebbe dovuto sopprimerlo, per senso di colpa, lo risparmia.  Nazareth diventato muto, disperato, affamato ed ‘estraneo’ in patria, scopre quasi per caso che le sue due amate figlie sono ancora vive. La ricerca di un padre pronto a tutto pur di ricongiungersi alla prole prende così piede, tra i deserti della Mesopotamia e l’Avana, fino alla desolate prateria del North Dakota…

Malgrado la professionalità dell’intera equipe, “The cut” è un dramma incapace di suscitare emozioni. E ciò nonostante il tema storico trattato, perché in ogni film non conta solo il contenuto, ma la forma:  cioè il modo in cui viene narrato. “The cut”, per quanto tecnicamente ineccepibile, è letterario, non è vivo. Per questo non trasmette emozioni. 

 

 

GENERE: Drammatico

ANNO: 2014

REGIA:    Fatih Akin

SCENEGGIATURA:  Mardik Martin

ATTORI:   Tahar Rahim,    Simon AbkarianMakram Khoury,    George Georgiou

FOTOGRAFIA:   Rainer Klausmann

MONTAGGIO:   Andrew Bird

MUSICHE:   Alexander Hacke

PRODUZIONE: Bombero International, Corazón International, Dorje Film

DISTRIBUZIONE: BIM

PAESE: Germania

DURATA: 138 Min

Uscita novembre 2014

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