L’intervista. Amedeo Minghi torna con “Suoni tra ieri e domani”. Video

ROMA – Amedeo Minghi è tornato con un nuovo progetto “Suoni tra ieri e domani”, nel quale esegue  brani che ha composto per altri grandi interpreti della canzone italiana quali, solo per citarne alcuni, Mietta, Mia Martini, Franco Califano, Andrea Bocelli.

Quella esplorata da Amedeo Minghi in “Suoni tra ieri e domani” è la fase della vita in cui ha composto per colleghi e per amici, che nel cuore gli hanno lasciato ricordi ed emozioni: con il pubblico ora vuole condividere la carriera e questa dimensione “privata”. E’ interessante notare come per lui questo rapporto stretto con i fan e gli estimatori del “racconto” accompagnato  all’esecuzione, acquisti una dimensione esclusiva, nella quale le canzoni, interpretate inizialmente da altri, sono da Minghi rieseguite, allegando personali memorie, che aggiungono qualcosa in più. Il risultato sono  tracce che vivono di una luce diversa, nuova, nella voce e nella persona di chi inizialmente le compose, le affidò ad altri interpreti. Ascoltiamo Amedeo Minghi attraverso l’intervista di Valentina Marchetti.

D. Per “Suoni  tra ieri e domani”  lei ha parlato della collaborazione con Cinzia Gangarella, ci dà qualche dettaglio in più?

A.M. Questi brani, mi furono commissionati. Venivo spesso chiamato a partecipare alla realizzazione dei nuovi lavori dei miei colleghi, o dai loro produttori, arrangiatori… Ne venivano fuori aspetti diversi a volte sorprendenti. questa “collezione”, con la mediazione della Gangarella, li riporta alla loro forma originale,  piano e voce, e in questa veste tornano in risalto le loro melodie e in particolare i testi spesso “confusi” da realizzazioni con finalita’ diverse da quelle primarie.  

D. C’è un ricordo legato ad un artista che le è rimasto più impresso?

A.M. Veramente, sono legato a tutti questi grandi interpreti da un bellissimo ricordo. E’ per questo che ho lasciato nell’album i “monologhi” che raccontano gli aneddoti legati alle dieci canzoni. 

D.  Quanto secondo Lei oggi gli artisti riescono ad essere se stessi? 

AM. Oggi essere se stessi e’ molto piu’ complicato di un tempo, ci sono troppi vincoli legati alle classifiche di ogni tipo: la radiofonicita’ dei nuovi brani affannosamente ricercata per catturare attenzione. Io credo che se una canzone e’ bella, questo dovrebbe essere l’unico intento dell’artista, diventa di conseguenza radiofonica, quindi popolare. E la canzone, deve sempre essere popolare, anche la piu’ sofisticata: puo’ sembrare un controsenso ma su questo, parlo per esperienza personale.

D. Il contatto diretto con il pubblico è una dimensione più esclusiva e autentica?

AM. Sicuramente si. Per me, e’ stata l’esperienza piu’ importante della mia carriera. E’ il luogo perfetto dove dare alle mie canzoni, la loro autentica dimensione. A tal proposito, il 29 novembre saro’ a Bologna “Arena del sole”, il 21 dicembre a torino “Teatro Colosseo” e il 22 dicembre, il giorno dopo, a Milano al “Teatro Nuovo”.

D. Lei afferma che alcuni della sua generazione sono rinchiusi in una “torre d’avorio”.  Di  questa tendenza a fossilizzarsi, cosa ne pensa ?

A.M. Non ne penso bene. Gli artisti dovrebbero collaborare tra loro, trovare sinergie, tentare nuove e diverse soluzioni. Questo darebbe loro maggior vigore quando poi scrivono le loro personali canzoni. Chiudersi e isolarsi non e’ per tutti. E’ un privilegio per pochi. Ed esistono.

D. Il “grande palazzo” della Rca: banco di prova, università per la musica… le case discografiche permettono ancora un approccio simile?

A.M. Sarebbe auspicabile ma purtroppo non e’ piu’ cosi’. Oggi si e’ alla ricerca disperata del tutto e subito. O la va o la spacca…. per noi, parlo della mia generazione, era il contrario: anni di studio, prove, lavori cestinati per condurci finalmente sulla strada della personalita’ e della propria cifra stilistica.

D. Qual è il suo ricordo legato a Califano, come artista e persona?

A.M. Franco era un grande artista: paroliere, brutta parola, non lo definisce. Poeta, e’ piu’ vicina alla verita’. Un grande senso dell’amicizia. Apparentemente scorbutico in realta’ dotato di simpatia e grande senso dell’ironia, che sapeva maneggiare con maestria. Forse un po’ stravagante? Alla larga dai falsi perbenisti, lui era quel che era, lo era sempre e lo sapevi subito.

D. E’ vero che per scrivere bisogna prima vivere? 

A.M. Gli artisti non hanno regole, e non esiste regola nell’arte, ognuno si gestisce secondo il proprio istinto che e’ la vera anima di chi fa questo mestiere. 

D. Come definirebbe l’amore?

A.M. Un’ esigenza!

 

Amedeo Minghi –Suoni tra ieri e domani – Video

 

 

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