Cosa resterà di questi anni ’80? Gli Spandau Ballet, sicuramente

ROMA – Non indossano più ampie spalline e vestiti dai colori fluo e decisamente sgargianti. Niente acconciature cotonate e ombretto blu elettrico sulle palpebre. Non si vedono neanche i paninari con il “bomber”, lo zainetto “invicta” in spalla, le “timberland” e i “Levi’s 501” rigorosamente a vita alta.

Perché sono passati 30 anni da allora ma comunque per loro, ragazzi e ragazze che hanno vissuto e amato gli anni ’80, essere al concerto degli Spandau Ballet, uno dei gruppi simbolo di quell’epoca, ha rappresentato un naturale richiamo doveroso, prima che un piacere.

Più che un concerto, quello di Lunedì sera al Palalottomatica, è stato infatti un ritrovarsi, una grande festa di condivisione in cui hanno partecipato 10 mila invitati, per la maggior parte quarantenni e cinquantenni, nostalgici di un decennio che ha dettato legge nel campo della musica, della pubblicità, della moda e del life style.
L’entusiasmo dei fans si è fatto subito sentire all’ingresso della band britannica sul palco: Tony Hadley, voce del gruppo dall’estensione ancora potente, ha intonato il recente singolo “Soul boy” per poi cantare il primo successo degli anni ’80 “Higly strung”. Appare fisicamente appesantito ma elegante con il suo abito scuro, camicia bianca e ascot in seta blu a pois ben annodato al collo.
Immancabile e raffinato l’assolo del sax di Steve Norman che suona di tutto: si alterna magistralmente tra chitarre, bonghi e perfino un fischietto.
Tutti in gran forma, gli anni sembrano non averli scalfiti se non per qualche ruga e capello bianco in più. Ma ciò conta poco visto che hanno eseguito un brano dietro l’altro, circa quindici, senza mai una pausa da: “How many lies” a “Round and Round” accompagnati dal basso di Martin Kemp, la chitarra di Gary Kemp e la batteria di John Keeble.
Strumenti e voce si fondono senza mai prevaricare e pronti per accendere gli animi degli spettatori che spesso si alzano in piedi per ballare e cantare.
È la volta anche di un medley dedicato al famoso “Blitz”, il locale londinese dove il gruppo ha mosso i primi passi. Si possono scorgere video con immagini di quel periodo in cui, come ironizza un simpatico Hadley: “Ci piace vedere come eravamo quando avevamo 20-22 anni e anche voi eravate più giovani”.
C’è spazio per i nuovi singoli come “This is the love” e “Steal”, per poi rifare un tuffo nel passato con l’indimenticabile “I’ll fly for you” accompagnata da scene di fluttuanti nuvole proiettate su maxi schermi e fumo dal palco.
Tutti in piedi per il finale degli Spands, come li chiamano affettuosamente gli ammiratori, per cantare in coro: “Instinction”, “Communication”, “Lifeline”, “True” e “Gold”, quest’ultima eseguita due volte.
E per la regina delle ballad: “Through the barricades” spuntano in alto le mani non con gli accendini, come negli anni ’80, ma con le luci dei cellulari. Una nota realistica è pur sempre concessa.
Il tour doveva chiudersi con questa tappa romana ma ha avuto così tanto successo che Tony Hadley dà appuntamento per l’Estate con tre date italiane: il 6 luglio all’Arena di Verona, il 14 luglio alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 16 luglio al Teatro Greco di Taormina.

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