Venezia 73. ORECCHIE, di Alessandro Aronadio

Presentato alla Biennale College Cinema di Venezia, capolavoro sulla nostra alienazione mentale

LIDO DI VENEZIA – “Orecchie”, cioè il rumore dei pensieri secondo Alessandro Aronadio, in un intenso, comico, drammatico, snello, ritmato, profondo, riflessivo lungometraggio presentato dal regista, anche autore e sceneggiatore dell’opera, alla settantatreesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Biennale College Cinema. Un film di ampissimo respiro, secondo importante lavoro di un giovane talento già distintosi nel 2010 con “Due vite per caso” e con all’attivo esperienze nell’ambito della saggistica cinematografica, della docenza universitaria, e soprattutto come assistente e aiuto regista a fianco di direttori di primo livello (alcuni nomi: Tornatore, Martone, Besson, Torre, Ciprì e Maresco) e squadre internazionali con cui produce, vincendo numerosi premi, spot, video, cortometraggi, documentari e quant’altro.

Questo eccelso eclettismo, spinto da curiosità e preparazione teorica e tecnica, porta la sua nuova pellicola – girata interamente in bianco e nero per “setacciare le immagini, liberandole dal colore e raggiungere la loro crudezza più emotiva” (n.d.a.) – ad immergersi in un universo poliedrico assolutamente godibile quanto mnemonicamente interessante per il suo fruitore. Nella pellicola, che vede protagonista un acuto Daniele Parisi (già fine e raffinato interprete teatrale) al suo debutto sul grande schermo, si fondono infatti mirabilmente situazioni e ambientazioni, dialoghi e concetti filosofici, citazioni letterarie e gag da teatro dell’assurdo con movimenti di macchina che, sebbene incentrati sulle reazioni del personaggio principale e le azioni ed espressioni inusitate dei suoi  interlocutori, si avvia ad un crescendo sia narrativo – seguendo il filone di una trama quasi surreale eppure giocata sulle ripercussioni non percepite della quotidianità – sia situazionale che fa di ogni intervento, dei prestigiosi attori interpellati e di quelli scelti ad hoc per il ruolo, un cameo indimenticabile. 

E’ così che il giornalista, scrittore e sceneggiatore Andrea Purgatori diventa un irriverente, frustrato, dispettoso e provocatore otorinolaringoiatra, Pamela Villoresi una madre-vedova alternativa post-moderna con fidanzato performer di strada, Piera Degli Esposti un’accanita direttrice di giornale metà filosofa metà gossippara, Milena Vukotic una passiva moglie di docente da playstation, Massimo Wertmüller uno schizzato medico della mutua e Rocco Papaleo il prete dall’alto grado di tasso alcolico officiante un funerale senza fedeli.

Questa, in sintesi, la trama: “Un uomo si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un Biglietto sul frigo recita ‘È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina’. Il vero problema è che non si ricorda proprio chi sia, questo Luigi. Inizia così una tragicomica giornata alla scoperta della follia del mondo, una di quelle giornate che ti cambiano per sempre.”

Commedia o tragedia, questo film è altro: interpretabile – secondo Aronadio – “come un on the road a piedi lungo un giorno, una tragicomica via crucis attraverso Roma”, “Orecchie” è un’opera in cui si ride, si medita, si percepiscono i dettagli (come quelle grinze sul sorriso della compagna del protagonista, interpretata sensibilmente da Silvia D’Amico, che rivelano le preoccupazioni di un non-sorriso, anticamera di significative problematiche in un rapporto di coppia), ma è principalmente un puzzle ricco di epifanie indubbiamente ispirate a Wenders, Bergman, Antonioni che vede man mano ricomporre la personalità di un uomo alienato, che non percepiva la sua estraneità al mondo fino a quando uno sconosciuto defunto non gli porge la chiave esistenziale con cui riconnettersi, e lo fa con un toccante discorso funebre che potrebbe essere al contempo un perfetto speech politico o un auto-confessione dallo strizzacervelli. Insomma, in questo lungometraggio – che purtroppo al momento non ha ancora una distribuzione (ma che sarebbe da far circolare a più non posso ovunque per destare gli animi assopiti dalle numerosissime dominanti pellicole facilone) – c’è tutto, e l’occhio, accompagnato dal cervello, non si rilassa tendendo al proseguimento, ma si distende attimo per attimo sorridendo, ridendo e forse anche soffrendo. Un senso di smarrimento – nel protagonista e in noi – che si afferma nel ritrovare se stesso nel finale e che dimostra come basti osservare curiosamente e analiticamente la folle realtà del mondo che ci circonda per produrre un piccolo grande capolavoro. Happy end? Chissà… le orecchie continuano a fischiare, ma ora, se non altro, sappiamo perché.

ORECCHIE

Scritto e diretto da ALESSANDRO ARONADIO

Con Daniele Parisi, Silvia D’Amico, Pamela Villoresi, Ivan Franek, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti, Milena

Vukotic, Andrea Purgatori, Massimo Wertmüller, Niccolò Senni, Francesca Antonelli, Sonia Gessner e Paolo

Giovannucci

Prodotto da Costanza Coldagelli

Una produzione Matrioska

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