Venezia 74. “Novecento” di Bernardo Bertolucci, grande affresco cinematografico

VENEZIA – Fattosi conoscere con il sulfureo Ultimo tango a Parigi che è del 1972, Bernardo Bertolucci gira quattro anni dopo con Novecento il suo primo colossal, (come si diceva del peplum hollywoodiano): seguiranno L’ultimo imperatore e Il piccolo Budda.

Mai come nel caso di Novecento, un film si deve giudicare anche dalla lunghezza: diviso in due parti (e così fu programmato da un furbo esercente che costrinse gli spettatori a comprare due volte il biglietto) il film nella versione presentata oggi alla Mostra dura complessivamente tre ore e 17 minuti, e si avvale di un cast davvero hollywoodiano: Gérard Depardieu, Robert De Niro, Burt Lancaster, Sterling Hayden, Donald Sutherland e i nostri Laura Betti, Romolo Valli, Stefania Sandrelli, Alida Valli, Stefania Casini, Francesca Bertini e ancora Dominique Sanda.

La prima parte prende le mosse agli albori del secolo, in una fattoria dell’Emilia, dove due amici stretti, l’un figlio di contadini l’altro figlio del padrone, assistono via via ai primi scioperi nei campi, allo scoppio della Grande Guerra, all’avvento del fascismo. La seconda parte va dagli anni Trenta alla seconda guerra mondiale, alla liberazione, quando si processano i padroni. I due amici che si erano persi di vista si ritrovano, ma sono cambiati dentro.

E’ chiaramente un film sulla lotta di classe descritta senza mezzi termini: al contrario, ogni situazione è esasperata come impone il temperamento sanguigno del regista che sembra ancora aggirarsi sullo schermo fra i suoi attori. Un filmone nel vero senso della parola, che ebbe molto successo per le belle scene corali, le musiche appropriate, l’ampio respiro dell’azione, l’avvicendarsi nella narrazione di tre generazioni di gente emiliana dai forti contrasti caratteriali. E’ stato giudicato un film di parte, e il regista non l’ha mai negato, anzi si è compiaciuto del riconoscimento. Un affresco cinematografico da accostare, fatte le debite proporzioni,  ad un quadro: il Quarto stato di Pelizza da Volpedo. Stessa atmosfera, stesse emozioni. Un gran bel  film. Nessun premio a Venezia. Grande successo di pubblico.

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