Venezia 75. Il premio Pietro Bianchi del SNGCI a Carlo Verdone

VENEZIA (nostro inviato)  Intitolato alla memoria del critico e giornalista Pietro Bianchi, il Premio che ogni anno il SNGCI – sindacato dei giornalisti cinematografici –  in accordo con la mostra di Venezia, assegna a una personalità che si è distinta nel campo della cultura cinematografica, negli ultimi anni ha segnalato anche, provocatoriamente, la scarsa attenzione che i giornali riservano oggi alla critica.

Un intento che ben si coniuga con la polemica sulla professionalità e sull’utilità di scrivere di cinema: come sappiamo sia Cannes, sia Venezia, ultimamente hanno chiesto a giornalisti e blogger di non pronunciarsi sui film prima dell’avvenuta proiezione per il pubblico.

Nel 2018 andato a Carlo Verdone, Il Bianchi ha insignito, tra gli altri,  la carriera e il prestigio di un’intera generazione di registi, sceneggiatori, autori della fotografia tra i più rappresentativi del cinema d’autore: da Mario Soldati – nel 1978 il primo “Premio Bianchi” della storia – a Cesare Zavattini, Alessandro Blasetti, Renato Castellani, Luigi Zampa, Alberto Lattuada, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Giuseppe De Santis, Francesco Rosi, Dino Risi, Ettore Scola, Paolo e Vittorio Taviani, Luigi Magni, Carlo Lizzani, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni. poi gli sceneggiatori Suso Cecchi D’Amico, Age e Scarpelli e Tonino Guerra, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno, il montatore Roberto Perpignani

La Delli Colli ha specificato :“Il Premio Bianchi che dedichiamo con entusiasmo, ogni anno, ad un protagonista del cinema italiano solo poche volte negli anni è andato ad un attore. Con Carlo Verdone, l’omaggio è davvero speciale perché va non solo ad un attore ma al regista, allo sceneggiatore, perfino ad un grande talent scout che con i suoi film ha lanciato una felicissima serie di protagoniste femminili”. La Presidente del SNGCI, ha tenuto a sottolineare il lavoro di Verdone per i giovani, l’attore e regista è tra l’altro sponsor di un premio all’opera prima che porta il suo nome.

All’hotel Excelsior, alla presenza del presidente della Biennale Paolo Baratta e del direttore Alberto Barbera, Carlo Verdone ha ricordato i suoi anni infantili al Lido, quando l’eleganza del luogo ricordava “Morte a Venezia”. Anni in cui – ha raccontato – un grande regista come Vittorio De Sica aveva perso al Casinò una cifra colossale – che la leggenda vuole intorno ai cento, centocinquanta milioni di lire – per restituire la quale de Sica fu obbligato a fare molti film. Verdone ha criticato (cosa con cui si può essere d’accordo) l’eccessiva intellettualità delle giurie cinematografiche che prediligono film cerebrali che non emozionano il pubblico. Il regista ha chiarito come nella commedia sociale e di costume possa coesistere al divertimento lo spessore di contenuto. Emozionato Verdone ha concluso: “Il Premo Bianchi compie 40 anni e anch’io sono arrivato a 40 anni di attività nel cinema. E questa è una coincidenza singolare. È un riconoscimento che mi rende orgoglioso sia per la statura del critico e giornalista Pietro Bianchi sia per i nomi prestigiosi che lo hanno già ricevuto. Essere insieme a Mario Soldati, Alessandro Blasetti, Dino Risi, Bernardo Bertolucci, Alberto Sordi e tanti altri, mi riempie di gioia e mi fa comprendere meglio quanto seriamente sono riuscito ad affrontare questi quarant’anni. Il mio ringraziamento va al Sindacato dei Giornalisti Cinematografici che ha proposto il mio nome. Dedico questo premio, con tutto il cuore, a mio padre Mario”.

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