Venezia 76. Fredda accoglienza per “Ad Astra”, con Brad Pitt in concorso

VENEZIA (nostro inviato) L’atteso film di James Gray con Brad Pitt ,“ Ad Astra”, non ha emozionato la stampa del Lido. Il protagonista è Roy McBride (Brad Pitt) un figlio astronauta che, decenni dopo la scomparsa nello spazio del padre, va alla ricerca del suo misterioso silenzio.

James Gray , attraverso un film ricco di significati inconsci sul dolore della solitudine, il coraggio dell’ignoto, l’inesorabile consumarsi del tempo, la realtà del vivere e del morire, costruisce un’odissea plumbea e ossessiva, tecnicamente sorprendente ma emotivamente fredda, che non riesce a tendere in chi guarda la corda della suspense.

Nello spazio più profondo, la forza scaricata da un campo elettrico minaccia la sopravvivenza terrestre e McBride-Pitt è incaricato di risolvere il problema. Seguiamo lo spettacolare viaggio sino alle stelle, “Ad Astra” appunto, di un eroe costantemente sul filo del rasoio, tra voli pindarici fuori e dentro capsule di astronavi, stazioni perdute nell’universo, sostenuto dal desiderio di ritrovare il segreto paterno.

Il film non stupisce, ne riesce a rendere viva – pur nella meticolosa precisione di un corpo i cui ritmi cardiaci, respiri, trasudazioni, sono tenuti sotto stretto controllo – l’avventura galattica di un essere umano fuori del comune. Confuso e rarefatto, più che narrare “Ad Astra” sembra descrivere didascalicamente lo sforzo del vivere e il dolore del lutto. Non bastano un convincente Brad Pitt e i bravi Donald Sutherland e Tommy Lee Jones, a dare calore a una pellicola che non stupisce, soprattutto chi ha in mente altri famosi film dello stesso genere.

Data di uscita:26 settembre 2019

Genere:Fantascienza, Thriller

Anno:2019

Regia:James Gray