Premio Strega. Sette finalisti al traguardo del 7 luglio

Vincere un premio letterario è la migliore promozione alle vendite, in un Paese come l’Italia dove le statistiche denunciano che solo un’esigua percentuale di nostri connazionali compra un libro all’anno, solo poco di più ne compra due e dove le tirature sono le più basse al mondo.

Affolliamo, si, i saloni del libro e le sagre estive di impronta letteraria, ma poi nella stragrande maggioranza, ci limitiamo a comprare a Natale, per regalarlo, il best seller del momento, per lo più di autore straniero. 

          Uno tra i nostri premi più importanti è lo Strega, che risale ai primi anni del dopoguerra, lo ha fondato Guido Alberti, proprietario dello stabilimento di Benevento dove fin dal 1860 si produceva lo Strega, un liquore con settanta erbe officinali adattissimo per aromatizzare i dolci fatti in casa. Mondanissimo, Benevento gli stava stretta, Guido Alberti frequentava a Roma i locali alla moda. E’ stato anche attore di cinema. E già che c’era promuoveva il suo liquore giallo canarino. Dall’incontro con Maria Bellonci e il suo salotto nacque il premio dal nome della bottiglia che a sua volta si chiama così in omaggio alla tradizione popolare che fa di Benevento la patria di non meglio identificate streghe medievali.

 Era il 1947, l’Italia appena uscita dal travaglio della guerra si stava avviando verso una ripresa sociale ed economica alla quale non fu estranea una fioritura intellettuale. Il primo a vincere il premio Strega fu un autore pressocché sconosciuto, Ennio Flaiano, con il romanzo Tempo di uccidere al quale è seguita negli anni una florida produzione letteraria. A scorrere l’albo d’oro del Premio Strega, dopo Flaiano si trovano i più bei nomi della letteratura italiana degli ultimi 75 anni: Moravia, Pavese, Cassola, Tomasi di Lampedusa con il suo Gattopardo, Elsa Morante, Natalia Ginzburg con Lessico famigliare, Piovene, Bevilacqua, Raffaello Brignetti, Primo Levi, Umberto Eco con Il nome della rosa, Dacia Maraini con Buio, Domenico Starnone con Via Gemito, Claudio Magris, Antonio Pennacchi con Canale Mussolini, e più recentemente Paolo Cognetti con Le otto montagne, il romanzo da cui è stato tratto il film unica vittoria italiana all’ultimo Festival di Cannes,  Antonio Scurati con M., Sandro Veronesi con Il colibrì, Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi, l’anno scorso Emanuele Trevi con Due vite.

Se è noto che gli italiani leggono poco, pochissimo, è anche vero che molti sono gli italiani che scrivono. I cinque autori entrati nella cinquina sono stati scelti fra i 74 libri segnalati dagli “Amici della domenica”, oggi saliti a quattrocento, la cosiddetta giuria popolare dello Strega che ha avuto l’incarico di leggere quanto negli ultimi dodici mesi è stato pubblicato di autore italiano. Ma sono molti di più i libri che hanno visto la luce dall’ultimo Strega ad oggi. Sono in molti oggi a pubblicare un libro: il calciatore che non calcia più, il corridore che non corre più, il ciclista che non pedala più, l’attore che non recita più, il politico in cerca di notorietà, il personaggio televisivo in crisi di astinenza da video. Fra tanta carta stampata un po’ avventurosamente (spesso a spese dell’autore presuntuoso) trovare un vero scrittore è impresa ardua. Ma il premio Strega è garanzia di qualità.

 Anche quest’anno la scelta non è stata facile, la selezione durissima, la guerra fra editori senza quartiere. Da una prima selezione ne sono usciti una dozzina, dai sette finalisti salterà fuori, il 7 luglio, il prescelto per il 2022. E c’è una novità: dopo due anni di fermo da covid, il premio Strega della ripresa, porta per la prima volta, i finalisti da cinque a sette.  Ecco i titoli in gara: Spatriati di Mario Desiati, Quel maledetto Vronskij di Claudio Piersanti, Randagi di Mario Amerighi, Niente di vero di Veronica Raimo, Nova di Fabio Bacà,  E poi saremo salvi di  Alessandra Carati,  Nina sull’argine di  Veronica Galletta.

 Chi vincerà? Si saprà al termine della serata di gala che riunirà il bel mondo dei libri nel Ninfeo di Villa Giulia, sede del Museo Nazionale Etrusco, dove già fervono i lavori per accogliere un migliaio di spettatori, fra scrittori, editori, lettori e tutto il mondo che ruota intorno al libro. Una serata mondanissima che fu negata al primo vincitore dello Strega: nel 1947 Flaiano ricevette il premio con un modesto assegno di accompagno (oggi salito a cinquemila euro) e l’omaggio dell’immancabile bottiglia di Strega con una cerimonia  quasi intima nel salotto di casa Bellonci, Da quell’appartamento ai Parioli, un giorno il premio cresciuto a dismisura si è allargato a Villa Giulia, andando a raggiungere le celebrità che abitano il più grande museo nazionale etrusco del mondo: l’Apollo di Veio, giovanottone di terracotta alto più di due metri, e gli sposi dagli occhi a mandorla del famoso sarcofago, e tanti altri nostri antenati etruschi, oggi non meno mondani dei nostri scrittori da superpremio. 

  

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