Del Castillo. La Habana e Cuba in un collage di splendide foto. Immagini e poesia

ROMA – “Spesso  i miei amici mi dicono sei proprio un fotografo, scherzano, mi prendono in giro,sempre a alla ricerca di qualcosa da  scoprire con una foto, quasi un maniaco.

Loro non lo sanno ma è il miglior complimento che mi possono fare”. Luciano Del Castillo, fotoreporter, giornalista professionista è proprio un fotografo, anima e corpo, quasi si fondesse con la strumento che più ama. Cerca la gente, le situazioni, non produce solo immagini, ma con le immagini parla, sia esse persone o cose. E’ un colloquio a tre, lui, la macchina, le immagini. Siciliano, fa le prime esperienze nello staff di Letizia Battaglia e di Franco Zecchin ,in un  giornale  che ancora viene ricordato nell’Isola, L’Ora”, simbolo della lotta alla mafia , alla corruzione, il giornale di Mauro De Mauro, uccisi dai mafiosi nel 1970.. Un mestiere pericoloso quello del fotoreporter, specie in Sicilia  terra  in cui,forse proprio per questo operano fotografi  di grande professionalità, dai quali Del Castillo apprende molto. Le sue foto sono belle e tragiche. Lui va in guerra, parte non solo con macchine fotografiche, teleobiettivi, strumenti che ti raccontano un fatto anche nei minimi particolari. Segue i corsi della Federazione della  stampa  con i militari che ti  svelano, se possibile, i segreti per cercare di non lasciare la pelle quando devi fotografare una guerra. Del Castello,in sviato di guerra appunto, va e torna con immagini struggenti, non solo la cima di un cannone che spara, ma i bambini che muoiono,  ti fa vivere il dramma di una cosa barbara, incivile come è la guerra. Ti mostra una umanità struggente. Forse proprio per questo avverte il bisogno di guardare con attenzione anche ad un mondo che non vive il dramma della guerra, ma è alle prese con i problemi di tutti in giorni, i drammi della vita, la povertà, ma anche la dignità della povertà, l’orgoglio della povertà. E’ uno curioso della vita  di tutti i giorni, cerca di  raccontare un Paese attraverso le persone, le cose che fanno, quello che vedono, quello che pensano  Ora  è giornalista all’Ansa, si occupa sempre di immagini, di comunicazione. Il Medio Oriente, le guerre, sembrano essere alle spalle. Ma non è così, fanno parte della sua cultura e se le porta dietro, anche quando le sue foto  ci danno immagini di felicità.

La  “ sicilianità”  cubana in “Poesia escondida”

 Così come si porta dietro la sua “ sicilianità”. Cerca in paesi stranieri i  vecchi quartieri della sua isola, le strade strette, i vicoli, i palazzi scrostati. Proprio qualche giorno fa ha presentato un suo libro, immagini e parole. Si chiama “ Poesia escondida”, “Poesia nascosta, edito da Tempesta editore.”. Racconta Cuba. Si è innamorato di questa isola, isola come la Sicilia. Sarà una dei temi di discussione fra Del Castello, Aldo Garcia, giornalista che è stato corrispondente da L’Avana per Il Manifesto e Alfredo Macchi, inviato di Sky. Si parlerà  di tante cose, dalla vita in questa città in questa isola, da anni ed anni chiusa quasi in una morsa dal blocco Usa, la cultura, lo spettacolo,le diverse attività .Bandita la retorica e, se così si può dire l’antiretorica su Cuba, quella che si legge sulle pagine dei giornali.. Bandita l’immagine che viene offerta al  turista o che il turista cerca nella settimana di ferie al mare,pacchetto tutto compreso.  “ Nelle immagini di Luciano Del Castillo- scrive Mauro Vallinotto nella presentazione del libro fotografico- tutta questa Cuba non c’è. Perché Luciano ha semplicemente deciso di  lasciar scorrere libero il flusso della sua creatività e delle sue emozioni, senza tesi preconcette e in piena libertà intellettualità. Non ha voluto trasmetterci delle prove, piuttosto delle tracce, dalle quali poter  trarre motivi  di profonde riflessioni”.  

Gioia, allegria, speranza per il futuro

Ancora.”  In “Poesia escandida” ci sono, come nella Palermo degli anni giovanili di Luciano, gioia ,allegria, speranza nel futuro. Le sue fotografie trasmettono tutte queste sensazioni,pagina dopo pagina, senza un attimo di respiro,dando una rappresentazione de L ’Avana  e del popolo cubano coinvolgente,sincera e  onirica al tempo stesso,come solo certa poesia sa fare”- L’amore per Cuba è di quelli a prima vista. Lo racconta lo stesso Del  Castillo. Una notte stava  seduto nella scalinata del Capitolio.  “Mi si avvicina un anziano, con un gran sorriso- dice- e mi chiede “ tienes fuego?”. Gli rispondo che non fumo. Lui mi guarda e con un sorriso ironico  “ No tengo ni fuego ni nada,però tengo tanta pesia” e sorridendomi se ne va via ballando2. Luciano tornerà spesso a Cuba e lo incontrerà di nuovo. Nei suoi viaggi fotografa tutto quello che può, immagini su immagini. E poi selziona, guarda a riguarda, alla fine esce il libro. Persone e cose, cose e persone, tutto rigorosamente in bianco e nero. Le cose sono funzionali alle  persone. Dice Liuciano: Quante ombre gkirfano per la città che scompaiono a riappaiono, come in una rappresentazione magica:chicas. Sensuali, maldestre, emotive, malinconiche, frizzanti, sfacciate e riservate con le loro storie scritte sui loro corpi esageratamente caraibici”.

Una ragazza che piange sulla riva di un canale

 Una delle più belle foto è quella di una ragazza che piange. Luciano si incuriosisce,la fotografa poi le parla. Perché piangi? Lei è una infermiera, due figli, ha il suo giorno di riposo. Sta seduta a guardare in canale, all’altra parte c’è il cannone che spara a mezzogiorno. Non ha mai attraverso il canale. Riflette, si intristisce e le viene da piangere.Il “ fotografo” che è in Del Castillo, forse, ha avvertito che si trattava .di un pianto derivato non da dolori, ma da un  canale mai attraversato. Anche questo è vita, poesia della vita. Ora , fra pochi giorni Del Castillo torna a Cuba,  a rappresentare il nostro paese nella settimanana dedicata alla cultura italiana. Porta con se qualcosa del nostro Paese, una mostra di foto della Fontana di Trevi, unicosmos si chiama, in cui  una delle più belle fontane del mondo, vive nelle storie degli abitanti, dei turisti. Una angolo di poesia di Roma,  di una città non “escondida” , ma che rischia di scomparire..

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