Mostra ‘Sogno quindi sono’. Viaggio affascinante tra le braccia di Morfeo

“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita” da La Tempesta William Shakespeare

ROMA – Come vengono intesi i sogni? Cosa sono? Sono ingannevoli o veritieri? Tutto si svolge nell’arco di una notte in una dimensione magica fuggente impalpabile, dove niente segue un ordine o delle regole e noi soli con la nostra essenza entriamo in una dimensione eterea dove la nostra anima trova una sua realizzazione. Già nella Civiltà Greca, la considerazione riservata a quelle che venivano definite “illuminazioni notturne” era altissima, i sogni erano emissari  divini e loro stessi …figli di gea la terra, figli della notte e fratelli del sonno” (Euripide 400 a. c.)  e venivano inviati dagli dei e dai morti. Nei  poemi omerici  troviamo  tracce della cognizione sui sogni presso i greci. Omero nell’Odissea parlerà delle porte dei sogni, una d’avorio e l’altra di corno, per distinguere quelli privi d’importanza e quelli apportatori di verità.  Facendo riferimento ai poemi omerici  le descrizioni dei sogni vengono trattate come realtà oggettive e  spesso manifestazioni del divino.Spesso il sogno “divino” tanto atteso veniva persino provocato con l’isolamento, la preghiera, il digiuno, l’incubazione nella “grotta dei sogni”. E gli altri filosofi greci cosa pensavano?  Platone  li considerava luogo dove i pensieri esprimono la loro carica emotiva. Non sono solo pesati, ma sentiti, dunque tra ragione e sentimento si crea una fitta rete di rapporti. Per Aristotele il sogno era spesso al centro delle sue immagini, sopratutto nella prima produzione intellettuale.  Possiamo collocare le affermazioni di Aristotele più propriamente nel rapporto tra l’anima e l’esperienza onirica. Alcuni dei frammenti di due opere esoteriche quali l’Eudermo e il De Philosophia e otto trattati chiamati Parva Naturalia quali Sui sogni, sulle Divinazioni nel sonno e Del Sonno e vigilia, testimoniano come il filosofo si sia occupato di tale relazione.  I sogni secondo Ippocrate invece  ci indicavano anche se qualche cosa non funzionava nel proprio corpo. Se gli antichi filosofi  davano molta importanza a sogni  scrivendone  dei veri e propri trattati anche  per l’uomo moderno  il sogno,  legato alla fantasia e alla nostra capacità percettiva dare dei messaggi chiari.  Il sogno è un mondo misterioso che affascina, è  sempre oggetto di studio, riflessione  e discussione.  A Roma  il Granaio di Santa Prassede, luogo d’eventi e albergo d’arte,  ospiterà  fino al 31 ottobre la  Mostra “Sogno quindi sono”  curata da Maria Cristina Eidel  aperta fino al 31 ottobre prossimo.  Un percorso che si snoda  tra artisti contemporanei, dalla trascendenza delle opere del  pittore italo spagnolo Francesco Astiaso, attraverso la sensualità onirica delle  tele di Angela  Bonavita   fino  alle sculture  della bolognese Giovanna Basile, che ci porta verso la dimensione del sogno più  spontanea dell’età infantile per sfociare nel desiderio di evasione  del fotoracconto della giovanissima Giulia Castagliuolo.  Memoria che torna come sogno ad occhi aperti nel foto racconto di Laura Muscarà. All’immagine fantastica delle fiabe tradizionali  le creazioni grafico pittorie di Alessandro Arrigo ” Vago sognando appunti di un sogno”  e ” Sogni son desideri”  “visioni” attraversate da un impeto di grande potenza espressiva. Alessandro Quaro e Sara De Santis  del vocal group Quarta Dimensione hanno dato vita, suono, parola e musica alle espressioni visive della mostra. All’interno della mostra uno spazio è dedicato alla fotografia  con i contributi di Carlo Di Giacomo, Francesco Vollono, Marco Sances, Manfredi Eidel, Stefano Bruno . E se il segreto dell’arte per dirla alla Elsa Morante è “ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare sopratutto di ricordare  che forse tutto l’inventare è ricordare”.  La Memoria,  evocata dall’enigmatico ritratto di Vittoria, posta al centro della mostra, racchiude  e sovrappone in sè altre voci, altre esperienze, altre vite che pur distanti, riescono a rientrare tra loro in dialogo. Il tempo del sogno, uno e molteplice e la sua sincronizzazione  in un presente assoluto, è racchiuso nell’immagine degli orologi posti  attorno alle fotografie d’epoca in bianco e nero di quella sconosciuta ritrovata nel cassetto senza identità.  “Un sogno  che non viene interpretato è come una lettera  che non viene letta dice il Talmud.  “Il rapporto tra il sogno e la realtà tangibile della vita di ciascuno” ha detto Maria Cristina Eidel  “seppur  a livelli di consapevolezza e di complessità si  ripropone sempre”. ” Come un pendolo  che con la sua oscillazione segue le leggi dei moti armonici e i accompagna  il fluire ininterrotto del tempo, così la coscienza umana oscilla tra due opposti. Nella veglia diurna avanza il piano analitico  mentale e domina l’ordine sequenziale, senza tuttavia scardinare fantasia, intuito, evidenza del sogno ad occhi aperti, nel sogno/sonno si abbassano i riflettori e cedono il passo alla memoria e alla elaborazione  dei dati sensibili acquisiti, rimescolando le carte. Il sogno è un abile  giocatore inventa le regole, le amplifica, ma non le annulla imponendo talvolta il folle diktat di una logica analitica senza via d’uscita. Diviene così il luogo predestinato alla creatività, che da sempre altro non è che un perpetuo e sempre possibile ripensamento: la capacità di poter vedere in altro modo.

Il sogno nutre la nostra interiorità è il mondo della nostra simbologia interiore, ci consente di guardare avanti anche quando la vita sembra essere difficile. guardiamo verso un altro sogno. perchè  non si invecchia in base altempo che si ha sulle spalle si invecchia quando si inizia a dimenticare i sogni.

Sogno quindi sono. Il sogno come luogo di costruzione del se’

a cura di Maria Cristina Eidel

Granaio di Santa Prassede

Via di Santa Prassede 8 Roma

Fino al 31 ottobre 2015

Da mercoledì a domenica dalle 15,30 alle 19,30

Ingresso libero

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