L’arte della Shoah è un tesoro da difendere

Nelle foto, due opere, degli artisti ebrei sopravvissuti ai campi di morte nazisti E. Alexandrowsky e J. Vassover, donate da Malini al Museo Nazionale della Shoah

Nelle foto, due opere, degli artisti ebrei sopravvissuti ai campi di morte nazisti E. Alexandrowsky e J. Vassover, donate da Malini al Museo Nazionale della Shoah

ROMA – Nel mese di novembre 1937 il popolo tedesco dedicò la massima attenzione alla mostra “Entartete Kunst” (Arte degenerata), che era iniziata nel luglio dello stesso anno, con il proposito di denigrare e ridicolizzare l’arte degli ebrei e quella che, secondo i nazisti, era stata ispirata dal “perverso spirito ebraico”.

Presto la mostra si sarebbe spostata in altre città della Germania e dell’Austria, diffondendo i germi dell’antisemitismo. Oggi l’antisemitismo riaffiora in misura inquietante ed è per questo che la raccolta dedicata all’Arte della Shoah, che ho realizzato in tanti anni di ricerche e acquisizioni, in tutto il mondo, e successivamente donato allo Stato italiano per il Museo Nazionale della Shoah di Roma, assume un significato di enorme importanza per la civiltà. “Lo spirito di noi ebrei, i sei milioni e i sopravvissuti,” mi disse la grande artista e testimone dell’Olocausto Tamara Deuel nel 2006, quando le resi visita a Tel Aviv, “sarà sempre vicino a questa tua impresa, che ha restituito alla memoria dell’umanità tante opere d’arte provenienti dal mondo degli ebrei perseguitati e massacrati in Europa. Mi auguro, Roberto, che l’Italia e l’Europa sappiano riconoscere che tesoro inestimabile sia la collezione che ora si trova a Roma e come debba essere difesa e preservata per le generazioni future”.

 

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