Arte. L’eterno amore. Andy Warhol ad Amalfi

L’esposizione è ospitata nel rinnovato Museo della Bussola e del Ducato marinaro nel quale si inaugura anche MAG, MetaMorfosi Art Gallery, il nuovo spazio espositivo gestito da MetaMorfosi 

AMALFI – “Warhol. L’eterno amore. John Fitzgerald Kennedy e Marilyn Monroe visti da Andy Warhol” è il titolo della mostra che apre i battenti il primo giugno al Museo della Bussola e del Ducato Marinaro nell’Antico Arsenale,vero e proprio monumento della potenza marinara di Amalfi. Il Museo, da poco riaperto dopo una necessaria manutenzione straordinaria, accoglie anche MAG, MetaMorfosi Art Gallery, il nuovo spazio espositivo gestito daMetaMorfosi, “gemello omonimo” di quello aperto qulache mese fa a Spoleto. Un nuovo polo culturale destinato ad ospitare esposizioni dedicate ai grandi esponenti dell’arte classica, moderna e contemporanea, ma anche a valorizzare i “gioielli” della storia amalfitana, capaci di raccontare il profondo rapporto che lega la città e il mare che la bagna e che ha fortemente contraddistinto la sua nascita e la sua crescita. 

Lo straordinario spazio, con le sue suggestive navate in pietra e le imponenti arcate, aveva accolto nel 1968 la manifestazione di tre giorni Arte povera – Azioni povere, che aveva consacrato il nuovo movimento artistico, teorizzato da Germano Celant e che da li a poco sarebbe diventato una delle maggiori correnti artistiche degli anni ’60, non solo in Italia ma in tutto il panorama internazionale. Tre giorni in cui artisti geniali come Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio e Piero Gilardi, realizzarono proposte espositive e installazioni del tutto innovative con materiali e modi effimeri, di cui oggi rimane solo qualche traccia e testimonianza fotografica conservata da Lia Rummo, della omonima galleria, che aveva tenuto a battesimo il nascente movimento e reso possibile la mostra amalfitana. 

MetaMofosi, dunque, vincitrice del bando di gara d’appalto per la gestione del Museo della Bussola, indetto dal Comune di Amalfi nel 2014, con il nuovo spazio espositivo MAG, rappresenta il primo passo verso una rinascita e un rilancio della città, che potrà contare su una programmazione culturale raffinata e di altissimo livello. 

Sarà il sindaco Daniele Milano, insieme all’assessore alla Cultura, ai Beni Culturali, agli Eventi e alle Tradizioni del Comune di Amalfi Enza Cobalto, e Pietro Folena, presidente di MetaMofosi a tagliare il primo giugno il nastro dell’esposizione dedicata al maestro della Pop Art, curata da Francesco Gallo Mazzeo.

La mostra, attraverso un corpus di straordinarie serigrafie, alcune delle quali mai viste prima in Italia, racconta il lungo e travagliato rapporto che legò il presidente americano e la star hollywoodiana per eccellenza. L’esposizione propone tuttavia un punto di vista differente, sia di Warhol che della sua interpretazione della realtà e della storia. Scrive il curatore nel testo in catalogo: “Si dice che Warhol fosse un arido, uno statistico, quindi un superficiale che, quindi, non andasse mai sotto la pelle delle cose, lasciando alla ripetizione, alla reiterazione, di fare un suo corso di memoria individuale e collettiva, come imprigionato da una sua visione atipica di spettacolarizzazione del reale e di conseguenza di cancellazione del reale stesso, ridotto a pretesto di notizia, verbale, scritturale o visiva”. Di fatto così non è. Warhol ricrea immagini che stanno sotto gli occhi di tutti ma ce fa la ri-conoscere attraverso una nuova rielaborazione concettuale, in particolare per quanto concerne la serie realizzata su Kennedy e il suo attentato. La stessa immagine di Marilyn, ripetuta e reiterata, è sempre venata di quella malinconia che nessun colore riesce a trasformare in gioia, è come un volto sul quale grava un pronostico di rovina, un preannuncio dell’imminente fine dei suoi giorni. Warhol si immerge in quella società dello spettacolo, in quei mitici anni Sessanta, che poi forse tanto mitici non sono, in quella storia che non è quella che avremmo voluto che fosse e ri-costruisce un cupo film di realtà. Scrive ancora il curatore: “Quanti si sono occupati di JFK e MM, tanti, ma lui non voleva raccontare, non voleva puntualizzare, non voleva scoprire, ma solo immergersi nel suo tempo, da artista e così è riuscito a creare un corpo di opere che sono punctum”. 

La mostra sarà visitabile al 25 settembre 2016.

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