In mostra a Villa d’Este: I voli dell’Ariosto. L’Orlando furioso e le arti

ROMA – In occasione del cinquecentesimo anniversario della prima edizione dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1516), una mostra organizzata dal Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli e allestita a Tivoli, nello splendido scenario di Villa d’Este, diretta da Marina Cogotti, celebra l’impatto esercitato dal poema fino ad oggi sulle arti figurative.

Villa d’Este, con il suo celebre giardino e i suoi ambienti affrescati, costituisce uno scenario ideale per una mostra di questo tipo. La mostra di Tivoli è stata concepita e progettata in funzione degli ambienti e del giardino di Villa d’Este: un luogo ariostesco per antonomasia  sia perché le sale decorate della villa e il giardino con  i suoi labirinti, sembrano ispirati dalle fantastiche architetture e dalle visioni di natura presenti nel poema

Le opere convocate a Villa d’Este, attingendo alle più varie tipologie e tecniche artistiche (dipinti, sculture, arazzi, ceramiche, disegni, incisioni, medaglie, libri illustrati…), intendono costruire un’esposizione rigorosa, nel suo costante rapporto con i temi del poema ariostesco, ma al tempo stesso in grado di suggestionare emotivamente il visitatore.
Il percorso si apre, al piano nobile della villa, negli appartamenti del cardinale con un’introduzione dedicata al vero volto dell’Ariosto e al mito del poeta, visualizzato mediante alcuni dipinti ottocenteschi dedicati ad episodi, reali o immaginari, della sua vita 

Si parte da un capolavoro di Dosso Dossi, che recenti indagini diagnostiche hanno confermato costituire la più antica testimonianza dell’iconografia ariostesca e si giunge a fine secolo, con un bellissimo dipinto di Simone Peterzano dedicato all’ episodio dell’amore tra Angelica e Medoro. Al centro di questa sezione tre monumentali arazzi estensi prestati dal Musée des Arts décoratifs di Parigi e restaurati per l’occasione che rievocano l’ambiente della corte estense e gli splendidi apparati che decoravano le delizie ferraresi, in cui affondano le radici della cultura figurativa dell’Ariosto, e una serie di maioliche policrome che documentano la diffusione delle iconografie ariostesche anche nel campo delle arti applicate.

La sezione seicentesca, particolarmente ricca per i prestiti concessi dai musei fiorentini, ruota intorno ad una serie di grandi dipinti che documentano la vasta diffusione dei temi tratti dal Furioso nelle arti maggiori (ma è presente anche un piccolo capolavoro scultoreo: il bronzetto del Tacca raffigurante Ruggiero ed Angelica conservato al museo del Louvre). Dopo un interludio settecentesco (rappresentato da alcuni disegni di Fragonard e di Giani), un altro affondo  condotto sull’Ottocento italiano e francese: in Francia, dopo i celebri dipinti dedicati al Furioso da Ingres e Delacroix, il protagonista dell’iconografia ariostesca risulterà Gustave Doré, rappresentato in mostra, oltre che dalle diffusissime edizioni illustrate del poema, da una selezione di disegni originali, dove si dispiega tutta la sua inesauribile fantasia, e da un indimenticabile bronzo dedicato ad uno dei temi più fortunati del poema: Ruggiero sull’ippogrifo che uccide l’orca e salva Angelica. Nell’Italia dell’Ottocento l’iconografia ariostesca conoscerà una particolare fortuna nell’epoca romantica, come dimostrato dai dipinti di Giuseppe Bisi, Massimo D’Azeglio e Giuseppe Bezzuoli, con aperture che già preludono alla rivoluzione realistica che si affermerà nella seconda metà del secolo.

L’ultima sezione, che conclude il percorso, intende rivolgere un omaggio a Luca Ronconi, da poco scomparso, si traduce visivamente nella presentazione di una scelta delle fotografie scattate da Ugo Mulas, la sera del 24 luglio 1969, in piazza del Duomo a Milano, durante una delle repliche dello storico spettacolo ariostesco messo in scena pochi giorni prima al Festival dei Due Mondi di Spoleto, e degli inediti disegni preparatori approntati da Pier Luigi Pizzi per le scenografie e i costumi della versione televisiva dell’Orlando furioso: tre grandi protagonisti della cultura italiana della seconda metà del Novecento che risultano accomunati nel nome dell’Ariosto.

Ad integrazione della mostra, Villa d’Este proporrà durante il periodo di esposizione una serie di manifestazioni ed eventi collegati: percorsi nel territorio, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, conferenze, letture ariostesche.

Inoltre per l’intera durata della mostra, a partire da luglio, i giardini di Villa d’Este offriranno ai visitatori una “meraviglia”, nel senso rinascimentale del termine: le voci di Alberto Lupo, Giorgio Albertazzi e Arnoldo Foà torneranno a raccontare l’Orlando furioso in un luogo dedicato all’ascolto, alla riflessione, al riposo come al tempo dei fasti estensi: la Fontana della Civetta, già luogo delle meraviglie per la presenza degli automi idraulici.

Villa d’Este, Tivoli

15 giugno.30 ottobre 2016

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