Arte. Terme di Diocleziano. La più grande mostra di Jean Arp

A Roma la più completa mostra mai realizzata su uno dei più autorevoli fondatori del movimento Dada

ROMA – Hans Jean Arp (Strasburgo 16 settembre 1887 – Basilea, 7 giugno 1966) è stato un pittore, scultore e poeta francese. Durante la prima guerra mondiale si rifugiò in Svizzera per evitare il richiamo alle armi e, nel 1916,  fu fra i fondatori, a Zurigo, del cosiddetto Dadaismo: un movimento che interessò le arti visive, la letteratura, il teatro e la grafica, e che incarnava una cultura antibellica attraverso il rifiuto degli standard artistici e le convenzioni dell’epoca. Il nome Dada non ha un vero e proprio significato. A Zurigo Jean Arp incontrò Sophie Taeuber, tessitrice e pittrice, che divenne poi sua moglie e lavorò con lui.

Oggi, a cinquant’anni dalla morte di Jean Arp e nel centenario della nascita del Dadaismo, Roma ci dona la più ampia mostra mai realizzata nel nostro paese, presentata dal 30 settembre al 15 gennaio 2017 nelle bellissime Grandi Aule delle Terme di Diocleziano: cornice perfetta per il contrasto tra la maestà aulica delle sue mura e l’estro dissacrante della poetica Dada. L’allestimento firmato dall’architetto Francesco Venezia lascia sapientemente cadere lo sguardo sui mosaici della Villa di Nerone e, nelle forme aperte dei pavimenti, cita le Costellazioni.

L’esposizione è un viaggio nell’anima dell’artista, anche attraverso testi poetici sul significato della creazione e dell’esistenza, lasciati in lingua originale. Di Arp ammireremo ottanta opere: una produzione importante, a cura di Alberto Fiz in collaborazione con la Fondation Arp di Clamart, promossa dalla Soprintendenza insieme al Museo Nazionale Romano con Electa. 

All’esterno della mostra il visitatore è accolto da una spettacolare sequenza di sculture monumentali, come Berger des Nuages del 1953 di oltre tre metri d’altezza, una delle più importanti creazioni. All’interno, tra affascinanti mura millenarie, si passa dai primi rilievi in legno, alle sculture in materiali poveri come gesso e bronzo, agli originali quadri realizzati con ritagli di giornale che, guarda caso, comunicavano anche a quel tempo dell’arrivo dei “rifugiati”; ai soli materializzati attraverso trasparenze.  C’è un’opera del 1951, chiamata Thalés de Milet, che ha un carattere magico, quasi esoterico. C’è un omaggio al grandissimo scultore francese Auguste Rodin.  Proveniente dal museo Pompidou c’è il Pépin géant. C’è l’Alou Aux Griffes premiata alla Biennale di Venezia del 1954. Si parte insomma da una testina scolpita nel 1904, quando Arp aveva diciassette anni, alla Femme Paysage, ovvero Donna Paesaggio: plastica scultura in cui forme umane e ambientali si fondono, fanno pensare a un amalgama di carne e madre terra, forse non a caso realizzata nel 1966 poco prima della sua scomparsa. 

L’ultima sezione espone i lavori di Sophie Taeuber-Arp (1889-1943), moglie e collaboratrice dell’artista: le marionette della signora, realizzate per il Re Cervo di Carlo Gozzi, a metà tra il giocattolo e la scultura stilizzata, sono graziosissime, permeate di un’impronta personale che rivela altrettanto indubbio talento.

a cura di Alberto Fiz 
30 settembre 2016 – 15 gennaio 2017 
Grandi Aule delle Terme di Diocleziano
Viale Enrico De Nicola 79, Roma

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