Taomoda X ACTO, lectio magistralis sulla fotografia di Arturo delle Donne

TAORMINA – “Taomoda X ACTO donna … with You” lectio magistralis di fotografia, a cura di Arturo Delle Donne, con un portrait section per ACTO Onlus, è stato uno dei momenti all’Excelsior Palace Hotel in cui l’arte si è coniugata alle tematiche sociali.

L’incontro ha avuto per ospiti Maurizio Zivillica, fotografo con formazione culturale anche archeologica, Giacomo Santucci, presidente della Cbi-Camera buyer Italia ed Elena Flavia Castagnino Berlinghieri, Presidente FILDIS – Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori che rientra nell’International Federation of University Women – Siracusa.

Agata Patrizia Saccone, organizzatrice dell’evento, ha affermato come si sia creato un interessante connubio tra l’arte fotografica e l’associazione per la cura e prevenzione del tumore ovarico, ossia ACTO – da qualche mese anche in Sicilia – in virtù dell’azione svolta dalla Dott.sa Giusy Scandurra dell’ospedale Cannizzaro di Catania.

Al centro donne coraggiose, la cui forza sta nel far fronte a una patologia pesante supportando chi é in difficoltà: per questo sono state ritratte da Arturo Delle Donne, che ha appoggiato con grande empatia l’iniziativa di Taomoda. Il fotografo campano, già tributato del Tao Award per la fotografia di moda nel 2019, ha esordito spiegando globalità e pluralità del linguaggio fotografico che non importa una trasposizione in lingue differenti e specifiche, ma si esprime senza limitazioni interpretative.

Peraltro Delle Donne, che è anche director, ha un approccio registico alla fotografia, da lui pensata ed elaborata in precedenza allo specifico lavoro sul set, tale che lo scatto si compie come definizione finale. Lo stesso fotografo napoletano – con una carriera da reporter, anche pubblicitario, fotografo di moda di grande livello, con oltre una ventina di mostre personali – ha fatto un excursus partendo dall’antichità, dai primi disegni e grafiti legati agli alimenti e al loro rifornimento, al ritratto e all’autoritratto, che costituiscono un approdo da cui emerge una coscienza di sé e dell’altro che conduce a tre elementi: chi fa la fotografia, il soggetto fotografato e l’osservatore della foto.

Il digitale e le nuove tecnologie consentono, ha sostenuto Delle Donne, a tutt’oggi di scattare fotografie con molta facilità e pubblicarle sui social, ma spesso manca vera autorialità, adeguata preparazione e sintassi corretta.  Paradossalmente si tende a trascurare la competenza di chi compie l’atto o il progetto fotografico accettando fotografie mal fatte e mal congegnate, cosa che non faremmo se, ad esempio, qualcuno con cui parliamo commettesse errori grammaticali. Un tempo esisteva il fotografo di strada che equivaleva allo scrivano, figure che differivano dal fotografo completo e dallo scrittore, perché questi ultimi erano creatori di pensieri e visioni.

Sollecitato da Zivillica a riguardo, Arturo Delle Donne ha sottolineato come il passaggio al digitale in lui non abbia comportato grosse differenze perché ciò che conta è l’inquadratura, anche se sono assenti la magia e i profumi propri della camera oscura, che tendono a essere considerati momenti di storia. 

Storia che ha visto, ancor prima, il modificarsi della visione del ritratto, che nel corso dei secoli, come sostenuto dal Presidente di CBI – Camera Buyer Italia ed anche storico dell’arte, Giacomo Santucci, ha avuto interpretazioni e attuazioni diverse fondate sulla tipologia, la fisiognomica e la psicologia. Il metodo tipologico era caratterizzato dal raffigurare i soggetti secondo caratteristiche attinenti, ad esempio, alle cariche (imperatore, barone, etc. …); quello fisiognomico si fondava sui connotati fisici e quello psicologico sulle peculiarità psichiche dei rappresentati, determinando in questo assommarsi di fattori, il configurarsi di una relazione a tre tra il ritrattista, ciò che egli ritrae e chi guarda.

Evoluzione manifestatasi tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, con interpreti di grande lignaggio quale Caravaggio, come sottolineato da Elena Flavia Castagnino Berlinghieri.

Tali dinamiche sono presenti nell’azione del fotografo, ha evidenziato Delle Donne, nel suo essere autore che si applica anche nei più piccoli dettagli. Come avvenuto per “Madre migrante”, foto celebre di Dorothea Lange del 1936 (la donna ritratta rimase misteriosa finché non fu costretta a rivelarsi, per ottenere del danaro per un intervento) i cui rullini originali riportano un dito che nella versione finale non c’è e avrebbe comportato qualcosa di divergente dal risultato voluto.  Così si spiegano anche le luci particolari adoperate negli anni’50 per valorizzare la bellezza delle attrici, anche se alcune scelte spesso attengono alle mode. 

Sollecitato da Zivillica, che aveva chiesto a Delle Donne se avesse mai voluto smettere di fotografare, il fotografo che nel 2016 ha collaborato alle riprese del documentario “Pope Francis – A Man Of His Word” diretto da Wim Wenders, ha asserito come gli sia successo sempre, perché ogni istantanea invecchia velocemente, aggiungendo che realizzare degli scatti implica un cammino creativo anche gravoso, carico di responsabilità nei confronti dei propri collaboratori.

Prima della sessione fotografica con le stupende protagoniste di ACTO onlus, ad opera di Delle Donne, Zivillica ha porto in omaggio ad ACTO un suo lavoro fotografico, composto da un volto di Madonna affiancato a uno di altra donna, proveniente da una serie d’istantanee che avvicinano il divino al terreno, nel segno della bellezza. 

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