Roma. Al Palazzo delle Esposizioni tre stazioni per Arte-Scienza

Il Palazzo delle Esposizioni dal 12 ottobre presenterà un progetto interamente dedicato all’indagine di un tema centrale della cultura contemporanea: l’incontro fra arte, scienza e società. 

La città di Roma è di nuovo protagonista nell’accogliere questo confronto che si articola attraverso tre diverse mostre intese come “stazioni”: luoghi di sosta, di movimento, di incontro. La scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città 

  • Ti con zero 
  • Incertezza. Interpretare il presente, prevedere il futuro 
  • Tre tappe, ciascuna delle quali contribuisce alla riflessione da un punto di vista diverso: la storia della scienza, la ricerca artistica contemporanea, le frontiere del sapere scientifico. 

Dal 12 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 il Palazzo delle Esposizioni di Roma presenterà “Tre stazioni per Arte-Scienza”, un ampio progetto, declinato attraverso tre diversi punti di vista: quello storico (La scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città), quello artistico (Ti con zero), e quello della ricerca scientifica contemporanea (Incertezza. Interpretare il presente, prevedere il futuro).

Come già sperimentato nel corso dei programmi degli ultimi anni, l’intento dell’Azienda Speciale Palaexpo è quello di promuovere la partecipazione di diversi pubblici, la commistione tra diversi saperi, il superamento dell’idea stessa di “mostra” verso un’esperienza che coniughi gli aspetti espositivi con quelli pedagogici e performativi. Per questo motivo le mostre saranno accompagnate da un ampio programma di laboratori, conferenze, eventi e rassegne cinematografiche, nonché da un ricco palinsesto digitale. 

La rassegna, promossa da ROMA Culture, è ideata e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione di numerose istituzioni pubbliche, tra le quali INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare cui si deve l’intera progettazione della mostra “Incertezza”; mentre per la realizzazione di “La scienza di Roma” è stato fondamentale il supporto del Polo museale della Sapienza Università di Roma.

Il progetto nel suo insieme è nato dal desiderio di intervenire nel dibattito contemporaneo sul rapporto tra scienza e società che cambiamenti climatici e pandemia hanno reso di primaria importanza. Con “Tre stazioni per Arte-Scienza”, il Palazzo delle Esposizioni intende fare mostra della possibilità che metodi e istanze, diverse e separate, determinino non soltanto punti di contatto, ma nuovi territori di esperienza, di formazione, di crescita, di riflessione. Si parte metaforicamente dall’idea di “stazione”, proprio perché sembra paradigmatica la sua trasformazione dal movimento-progresso della stazione ottocentesca, luogo di incontro e di socialità, alle stazioni di ricerca dove gli scienziati si fermavano per fare osservazioni ed esperimenti, fino alle stazioni spaziali, avamposto tecnologico dell’umanità nel cosmo, fino alle nuove forme di “stasi” contemporanee necessarie: quarantena, lavoro da casa e altre. 

Una tale trasformazione dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che il sapere non può fondarsi né sulle certezze né sulle separazioni disciplinari, ma può invece mantenersi nella dimensione della ricerca che è il luogo mobile e potenziale, incerto e libero, dove si incontrano la scienza e l’arte. Ispirata da questo pensiero, la rotonda di Palazzo delle Esposizioni accoglierà dialoghi e visioni in cui convergeranno i temi dei singoli progetti espositivi: conferenze, lezioni, performance, insieme alle opere in mostra, stabiliranno nuove temporalità di fruizione del sapere. 

Ti con zero

a cura di Paola Bonani, Francesca Rachele Oppedisano e Laura Perrone

Algoritmi che usano l’errore come sistema generativo di forme, apparati biologici sintetici, microbi eucarioti intuitivi e intelligenze artificiali, processi di trasformazione dei territori, desertificazioni, esplorazioni spaziali e panorami marziani. Le ricerche degli artisti coinvolti nella mostra Ti con zero si configurano come luoghi di confronto, scarto o capovolgimento di temi e paradigmi della nostra contemporaneità: la profilazione e l’automatizzazione, le frontiere della genetica medica, il riscaldamento globale, la riconversione ecologica, i modelli previsionali e lo spillover. Attraverso una collaborazione diretta con scienziati e istituti di ricerca, e sfruttando le ampie possibilità offerte dalla tecnologia, questi artisti superano la contingenza della ricerca applicata e con la forza immaginativa propria dell’opera d’arte, configurano visioni singolari, a volte distopiche, sui possibili futuri.

Ti con zero, titolo tratto da un racconto di Italo Calvino pubblicato nel 1967, è una notazione matematica con cui si indica il momento iniziale di osservazione di un fenomeno, un istante di arresto fissato nel tempo e nello spazio che si apre a infinite possibilità. Questa dimensione si rivela un punto di vista privilegiato in cui possono convergere conoscenza e immaginazione. Sullo scambio, sul dialogo e sull’interazione tra questi due ambiti i trenta artisti, italiani e internazionali, coinvolti nella mostra, hanno fondato il loro percorso di ricerca.

Alcuni dei più noti protagonisti del panorama artistico contemporaneo, come Tacita Dean, Agnes Denes, Antony Gormley, Pierre Huyghe, Ryoji Ikeda, Carsten Nicolai, Roman Ondak, Giuseppe Penone e Sissel Tolaas, sono in dialogo con una selezione di artisti di una generazione più giovane, tra cui Tega Brain, Dora Budor, Revital Cohen e Tuur van Balen, Daniel Steegman Mangrané, Richard Mosse, Rachel Rose e Jenna Sutela, e con alcuni famosi artisti del passato, come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Albrecht Dürer, Channa Horwitz, Gustav Metzger, Roman Opałka, Nancy Holt e Robert Smithson.

Il percorso espositivo

La mostra raccoglie trenta artisti suddivisi in sette sezioni. Ciascuna delle opere scelte, insieme ai dialoghi che stabiliscono a distanza l’una con l’altra, generano prospettive particolari e uniche su alcune questioni che interessano sia la ricerca scientifica sia quella artistica. Ognuno di questi lavori si configura, quindi, come un luogo di condensazione, di espansione, di scarto o di capovolgimento di alcuni temi e paradigmi della nostra contemporaneità.

Il percorso propone due diversi sguardi: il primo si fonda sulla pratica della conoscenza razionale della realtà che ci circonda, mediata dal linguaggio e dalla tecnica; il secondo riguarda la conoscenza sensibile dei fenomeni. Le prime tre sale, intitolate Sistemi di segni, Sintesi e Comunicazione molecolare, riguardano processi di codificazione linguistica, di pratica da laboratorio e di ricerca sperimentale sugli elementi, che rinviano in maniera esplicita ai modi di procedere della matematica, della biologia e della chimica. Nella seconda parte della mostra, nelle tre sale intitolate Palude, Eclissi e Origine Seconda, le opere invitano a percorrere alcune realtà spaziotemporali con un più diretto coinvolgimento dei nostri corpi. Diversi territori e paesaggi, insieme alle loro configurazioni presenti e future, sono offerti alla nostra percezione nel tentativo di stimolare una reazione sensibile, da affiancare a quella razionale, su diverse forme possibili di «essere-nel-mondo». Le opere esposte in questa parte del percorso affrontano il senso di spaesamento e di ‘gettatezza’ di fronte alle conseguenze della ‘grande accelerazione’ e del sopravanzamento della tecnica nel mondo moderno, fino a immaginare nuove possibili forme di vita grazie alla capacità degli artisti di rovesciare il proprio sguardo e di dilatare il tempo della visione.

Nel punto di fuga dominante, la sala centrale al di là dello spazio circolare della Rotonda, intitolata Caosmosi, sono raccolte un insieme di opere che rappresentano il punto di convergenza tra questi due sguardi e restituiscono un’esperienza concreta di un’esplorazione possibile del reale in cui convergono astrazioni teoriche e percezioni sensibili.

Gli ambienti della mostra sono scanditi da un sistema di pannelli costituito da telai in legno rivestititi in tela neutra, concepito per delineare ricorsivamente lo spazio. Questa leggera e regolare griglia accompagna la visione configurandosi come un diagramma astratto e ordinato su cui organizzare la complessità delle immagini e dei temi proposti, alludendo al contempo allo spazio ideale di una tela o di un frame fotografico, come campi di infinite possibili restituzioni della realtà.

Biografia delle curatrici

Paola Bonani è curatrice junior presso l’Azienda Speciale Palaexpo. Dottore di ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea. Tra il 2001 e il 2003 ha lavorato presso il Centro Studi del Futurismo del MART di Rovereto. Ha collaborato con studi e ricerche a numerose mostre e pubblicazioni sull’arte italiana del Novecento, tra cui: Pirandello. Le Nature morte, 2007; Mario Ceroli, 2007; 15a Quadriennale di Roma, 2008; Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo, 2009; Nuovi archivi del futurismo, 2010; Gino Severini, 2011; Anni ’70. Arte a Roma, 2013; Burri. Lo spazio della materia tra Europa e USA, 2016; Antonio Sanfilippo. Segno e immagine, 2016; Mimmo Rotella. Manifesto, 2018. Nel 2010 per il MART ha curato, con Marco Rinaldi e Alessandra Tiddia, il catalogo generale dell’opera di Gastone Novelli, di cui ha curato di recente anche la raccolta degli scritti.

Francesca Rachele Oppedisano lavora per l’Azienda Speciale Palaexpo dal 2003, per il Palazzo delle Esposizioni ha co-curato le mostre Benedette Foto! Carmelo Bene visto di Claudio Abate e Il Corpo della Voce. Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos. Dopo una laurea in Storia dell’arte contemporanea a Roma e un dottorato di ricerca a Viterbo ha conseguito un master in filosofia pratica e pratiche filosofiche presso l’Università degli Studi Roma Tre. Ha curato mostre e pubblicato diversi studi su Carmelo Bene e Rudolf Steiner. Dal 2009 partecipa all’ Osservatorio scientifico della memoria scritta, filmica, iconografica e del patrimonio autobiografico tenendo conferenze nell’ambito degli annuali convegni internazionali di studio e pubblicando diversi scritti transdisciplinari su arte, cinema, psicoanalisi e filosofia, incentrati, tra gli altri, su Bene, Bacon Caravaggio, Goethe, J-L Godard, Mishima, Pasolini (Louvain, UCL, Presses universitaires de Louvain).

Laura Perrone ha conseguito un M2 in socio-antropologia dello sviluppo (Parigi1 – Sorbonne, 2008). Nel 2009 si occupa di ricerca in studi culturali argentini (Buenos Aires, Centro’feca). Per la Fondazione Musagetes coordina il progetto Campagna Urbana (Lecce, 2012) e Free Home University (Lecce, 2013). Nel 2013 è selezionata per CAMPO, corso per curatori della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino, 2014). Nel 2017 è assistente curatrice per la mostra Sensibile Comune – le opere vive, presso la Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 2018 co-fonda a Lecce il progetto studioconcreto. Attualmente è assistente curatore per il tavolo di programmazione dell’Azienda Speciale Palaexpo e per Palazzo delle Esposizioni ha co-curato le mostre Sublimi Anatomie (Roma, 2019) e Ti con Zero (Roma, 2021).

La Scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città

a cura di Fabrizio Rufo e Stefano Papi

Da sempre Roma è un crocevia della scienza, personaggi del calibro di Galileo Galilei, Niccolò Copernico, Angelo Secchi, Enrico Fermi, Giovanni Battista Grassi, Stanislao Cannizzaro, Guglielmo Marconi, Vito Volterra, per citarne solo alcuni, nel tempo hanno dato vita ad una miriade di vicende storico-scientifiche note e meno note fatte di umanità, di curiosità e di passione per la ricerca. Aerospazio, agronomia, antropologia, astronomia, biologia, chimica, fisica, matematica, medicina, scienze della terra: non esistono discipline che non abbiano trovato nella città di Roma la sede per il loro sviluppo e spesso il loro momento fondativo basti pensare all’astrofisica o alla fisica nucleare.

Obiettivo e punto di forza dell’esposizione è quello di raccontare la storia delle idee scientifiche e il loro impatto nella società attraverso i grandi scienziati che a Roma hanno lavorato e le grandi scoperte che qui sono state fatte; il tutto attraverso una commistione di linguaggi in cui si fonderanno il rigore scientifico e la suggestione estetica, la spiegazione e l’emozione. Una narrazione testuale sintetica e suggestiva accompagnerà il visitatore nelle nove sezioni della mostra, alternandosi alla contemplazione di reperti scientifici originali emozionanti e spesso inediti come, ad esempio, gli acquarelli delle fasi lunari disegnate da Galileo Galilei, il cranio originale dell’uomo di Neanderthal di Saccopastore, gli strumenti originali dei “ragazzi di via Panisperna”, le tavole sciateriche di Athanasius Kircher.

Arricchiranno l’allestimento dell’esposizione video e apparati iconografici, il tutto in una cornice accattivante e coinvolgente tesa ad integrare soggetti di diversa tipologia (studenti, cittadini, turisti, studenti,) anche attraverso un approccio di science for the people, by the people. Pensare la Roma del nuovo millennio significa rappresentare l’immagine e l’identità di una storia unica. Una storia nella quale la scienza è fondamentale anche per affrontare le sfide drammatiche del mondo contemporaneo.

Il percorso espositivo

Entrando in “La Scienza di Roma” il visitatore verrà proiettato in un viaggio nel tempo che lo porterà alla fine dell’Ottocento, ascolterà direttamente la voce di Quintino Sella che in un dialogo con Theodor Mommsen indica per la capitale del Regno d’Italia un futuro imperniato sul ruolo di polo scientifico nazionale e internazionale.

La mostra si struttura in nove sezioni. Le prime sette sono di ambito prettamente disciplinare (scienze della terra e antropologia, chimica, matematica, biologia e medicina, astronomia, fisica), l’ottava è un cameo sulla Roma seicentesca di Galileo Galilei e Athanasius Kircher e la nona dà una visione del presente e del futuro della scienza a Roma, presentando alcuni tra i più interessanti studi e progetti che si stanno realizzando in città in questi anni.

Ogni sezione è pensata come una Wunderkammer che, grazie alla incredibile ricchezza di oggetti e reperti che i musei e le università romane contengono e hanno prestato alla mostra, racconteranno le storie delle scoperte e dei progressi scientifici realizzati proprio a Roma, ma anche la vita e le idee dei personaggi ad essi legati. Sulla parete opposta quello contenente i reperti ci saranno testi e grandi immagini che contestualizzeranno la narrazione.

Entrando nella prima sala si incontreranno molti resti fossili della “Roma prima di Roma, tra cui i resti del Neanderthal di Saccopastore, tra i primi abitanti della zona oltre 100.000 anni fa, e il cranio dell’elefante preistorico ritrovato durante gli scavi per la realizzazione di Via dei Fori Imperiali. Dopo una panoramica sugli studi antropologi sarà possibile osservare gli antichi strumenti per la rilevazione dei terremoti e le carte geologiche di Giuseppe Ponzi.

Nella seconda sezione la figura dominante è Stanislao Cannizzaro. Sono esposti gli strumenti del laboratorio di chimica di via Panisperna fondato dallo scienziato siciliano e una serie di manifesti pubblicitari dell’industria chimica italiana.

La sezione sulla matematica ne racconterà la bellezza, rappresentata dagli studi architettonici dei monumenti della capitale, le antiche radici con un abaco di epoca imperiale e le sue applicazioni moderne, con la macchina Enigma, usata durante la Seconda guerra mondiale per decrittare i messaggi dell’alleato tedesco, ed Elea 9000, uno dei primi calcolatori al mondo.

La quarta sezione, biologia e medicina, racconta la storia della lotta alla malaria, flagello che colpiva molto duramente il territorio romano e che venne sconfitta grazie, tra gli altri, alle scoperte di Giovan Battista Grassi di cui i visitatori potranno osservare la scrivania e la strumentazione scientifica originale. Si conclude la sezione con la nascita dell’Istituto Superiore di Sanità e dei due Nobel che vi lavorarono, Daniel Bovet e Ernst Chain.

La sezione sull’astronomia racconta la figura di Angelo Secchi che nel XIX secolo fondava proprio a Roma l’astrofisica. I visitatori potranno ammirare grandi telescopi d’epoca e le pubblicazioni originali che hanno dato il via a questa branca della scienza. La sezione sulla fisica espone una delle trasmittenti radio attraverso cui Guglielmo Marconi stupì il mondo e gli strumenti originali con cui Enrico Fermi e i “ragazzi di via Panisperna” diedero il via alla rivoluzione nucleare. Usciti sul ballatoio si ammireranno due dei quattro stadi di uno dei razzi Scout che partirono dalla base aerospaziale italiana San Marco in Kenya e altra strumentazione della Scuola di ingegneria aerospaziale della Sapienza.

Nella sezione successiva si fa un balzo indietro di tre secoli per scoprire come la città dei Papi fu lo sfondo di una delle più importanti dispute scientifiche dell’epoca, la questione cosmologica. Galileo Galilei, sostenitore della rivoluzione copernicana, fu convocato diverse volte a Roma per difendere i suoi principi ed infine per abiurare. I visitatori ammireranno un manoscritto originale del Sidereus Nuncius con alcuni acquerelli delle fasi lunari disegnati direttamente da Galileo, il suo cannocchiale e le prime edizioni originali dei suoi scritti più importanti ma anche la documentazione del Sant’Uffizio sulla questione. Arricchiscono questa sala anche strumentazione scientifica originale dell’epoca e le meravigliose tavole sciateriche dipinte a mano di Athanasius Kircher.

L’ultima sezione, la scienza del futuro, presenta alcune delle ricerche più importanti che si stanno realizzando in città in questi anni.

Biografia dei curatori

Fabrizio Rufo è professore associato di Filosofia morale della Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Biologia ambientale, dove insegna Bioetica. Le sue ricerche riguardano prevalentemente il rapporto tra scienza e società. Nel 2017 è stato co-curatore della mostra Dna – Il grande libro della vita da Mendel alla genomica.  Tra le sue ultime pubblicazioni: Etica in laboratorio (Donzelli, 2017); Il codice della vita. Una storia della genetica tra scienza e bioetica (Donzelli, 2017), insieme a Bernardino Fantini; Scienziati, Politici, Cittadini (Ediesse, 2014). Ha inoltre curato i volumi: Il valore democratico della conoscenza (Ediesse, 2019), La salute è un diritto (Ediesse, 2020).

Stefano Papi è un divulgatore scientifico. Paleontologo, si occupa da anni di comunicazione e didattica delle scienze in ambito di musei e mostre. Ha curato la mostra “In Principio. Dalla nascita dell’universo all’origine dell’arte” presso il Broletto del comune di Novara e ha collaborato come coordinatore scientifico a grandi mostre internazionali come “Homo sapiens” e “DNA” presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e “Le Piante e l’Uomo” presso l’Orto Botanico di Padova. È stato docente in diversi corsi di laurea e master in didattica e comunicazione della scienza. È socio amministratore di Associazione Didattica Museale e ADMaiora, due delle più importanti realtà di didattica e divulgazione scientifica in Italia.

Incertezza

Interpretare il presente, prevedere il futuro

a cura di INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Vincenzo Barone, Fernando Ferroni, Vincenzo Napolano, Antonella Varaschin

La categoria dell’incertezza permea la visione scientifica moderna, e in particolare proprio quelle scienze che solitamente sono chiamate “esatte”. Le informazioni sul mondo, infatti, sono frutto di osservazioni e misure che hanno sempre un margine di incertezza. Questo può essere valutato e ridotto, ma mai eliminato del tutto, perché trae origine da fluttuazioni casuali che accompagnano inevitabilmente i fenomeni naturali e le stesse procedure osservative.

A partire dal Settecento, gli scienziati hanno scoperto come imbrigliare il caso attraverso la logica e la probabilità. Grazie allo sviluppo di metodi matematici e statistici che incorporano l’incertezza relativa ai singoli elementi di un insieme e la superano nella descrizione collettiva, la scienza ha acquisito la capacità di descrivere e prevedere il comportamento quantitativo di sistemi naturali e umani sempre più complessi. La rivoluzione quantistica, poi, ha mostrato come il caso si annidi anche al livello dei costituenti fondamentali del mondo fisico.

Ma l’incertezza non è solo un concetto scientifico: è anche un aspetto centrale della nostra esistenza. I rapidi cambiamenti in atto e, in modo ancor più dirompente, gli effetti sulla nostra vita della attuale pandemia hanno reso pervasivo e persistente il tema dell’incertezza, collocandolo al centro degli sforzi di interpretazione della contemporaneità.

La mostra “Incertezza. Interpretare il presente, prevedere il futuro” illustra alcune delle molteplici sfaccettature dell’idea di incertezza, e i modi in cui la scienza fa i conti con essa.

E dalla consapevolezza dell’ineluttabilità dell’incertezza scaturisce la necessità di ripensare e valorizzare le idee e gli strumenti che ci permettono di comprenderla e di governarla, interpellando la scienza, l’arte e la cultura a ogni livello.

Il percorso espositivo

La mostra Incertezza si articola in sette sezioni tematiche, che condurranno il visitatore a scoprire come la categoria dell’incertezza si intersechi con i metodi e i modelli mediante i quali la scienza ci permette di comprendere la realtà e di fare previsioni sui fenomeni naturali e sociali.

Il percorso si apre con lo spazio Misurare l’incertezza.  Quando, tra Otto e Novecento, è sorta la necessità di misurare il mondo in maniera sempre più accurata, l’incertezza ha fatto irruzione nelle scienze “esatte”, e ci si è posti il problema di valutarla e quantificarla. La ricerca della precisione è diventata così anche una conquista dell’errore. Il percorso si snoda tra oggetti iconici come la sfera di silicio usata per ridefinire le unità di misura campione, e i più sofisticati apparati sperimentali della fisica contemporanea, come uno degli specchi dell’interferometro Virgo, grazie al quale sono state osservate per la prima volta le onde gravitazionali.

Nella sezione su La logica del caso si scopre come la prima fonte di incertezza nella conoscenza quantitativa del mondo sia rappresentata dalle fluttuazioni casuali che accompagnano inevitabilmente i fenomeni naturali. Nel corso dei secoli, si è capito, grazie alla teoria della probabilità, che queste fluttuazioni sono descritte da leggi matematiche, e che il caso può essere domato. In esposizione, gli scritti di Galileo sul gioco dei dadi, gli appunti di Bruno De Finetti sulla probabilità nei pronostici calcistici, e un divertente strumento per visualizzare le incertezze statistiche, la macchina di Galton.

La fisica del Novecento ci ha insegnato che esistono, nelle profondità del reale, delle Incertezze fondamentali: a queste è dedicata la terza sezione della mostra. La rivoluzione quantistica ha spinto la descrizione probabilistica fino al livello dei costituenti elementari del mondo, mostrando come vi siano in natura margini ineliminabili di indeterminazione. Sarà una grande installazione immersiva e interattiva, sviluppata e realizzata con DotDotDot, a coinvolgere il visitatore nel mondo delle particelle, attraverso una rappresentazione metaforica del collasso della funzione d’onda, uno dei concetti base della meccanica quantistica.

L’incertezza riguarda soprattutto il futuro. Tanto più se i sistemi di cui vogliamo conoscere l’evoluzione nel tempo sono soggetti al Caos (scientificamente inteso). Nella sezione dedicata a questo tema si vedrà come impercettibili incertezze iniziali possano condurre a esiti profondamente diversi, limitando la portata temporale delle nostre previsioni. Un’esperienza immersiva di visualizzazione dei moti caotici affiancherà l’illustrazione delle tecniche usate in meteorologia, un ambito della scienza e della vita quotidiana dominato dal caos.

L’attualità ci espone continuamente a situazioni e processi di enorme complessità: la scienza si è attrezzata con modelli sempre più raffinati e la necessaria potenza di calcolo per analizzare questi fenomeni. Nella sezione Simulare e prevedere il visitatore scoprirà, grazie a installazioni interattive, sviluppate e realizzate con Limiteazero, come si simula un terremoto, come si modellizza la diffusione di un’epidemia e come si studiano i cambiamenti climatici su scala planetaria. 

La rivoluzione dei dati ha reso disponibile un’immensa quantità di informazioni su quasi tutti gli aspetti della nostra vita sociale e personale. Siamo, in modo più o meno consapevole, soggetti ad algoritmi, basati su potenti strumenti statistici e informatici, che cercano di descrivere quantitativamente e prevedere i nostri comportamenti, con vari gradi di incertezza. Nella sezione Persone e Dati, il visitatore farà esperienza in modo interattivo del funzionamento di alcuni di questi algoritmi, di profilazione e raccomandazione, finalizzati a indovinare e a indirizzare le sue scelte.

Nulla sfugge all’incertezza, neanche l’universo, inteso come un tutto. Grazie alle più recenti evidenze osservative nel campo della cosmologia, la domanda su quale sia il destino del nostro universo ha acquisito connotati scientifici più solidi, ma rimane tuttora inevasa. Nell’ultima sezione della mostra, Futuri cosmici, una videoproiezione racconterà i possibili scenari futuri del nostro universo accompagnando il visitatore verso la conclusione del viaggio.

Biografia dei curatori

Vincenzo Barone, fisico teorico, insegna Meccanica quantistica all’Università del Piemonte Orientale e svolge attività di ricerca nel campo della teoria delle interazioni fondamentali. È socio dell’Accademia delle Scienze di Torino. Dirige il comitato scientifico di “Asimmetrie”, rivista dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e collabora con “Il Sole 24 Ore – Domenica”. Oltre a numerosi lavori specialistici di fisica delle particelle elementari, ha scritto vari saggi storico-filosofici e divulgativi, tra i quali: L’ordine del mondo. Le simmetrie in fisica da Aristotele a Higgs (Bollati Boringhieri), Albert Einstein. Il costruttore di universi (Laterza), La matematica della natura (con G. Giorello, il Mulino), L’infinita curiosità. Breve viaggio nella fisica contemporanea (con P. Bianucci, Dedalo), E = mc2. La formula più famosa (il Mulino). 

Fernando Ferroni è Professore ordinario e Direttore dell’Area di Fisica presso il Gran Sasso Science Institute (GSSI), già Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). È stato anche membro del Consiglio del CERN e del Governing Board di Science Europe. Ha concentrato i suoi studi scientifici sulla fisica sperimentale delle particelle, iniziando la sua ricerca al CERN. All’inizio degli anni Novanta è entrato a far parte della collaborazione BABAR come visiting scientist presso lo Stanford Linear Accelerator Center (SLAC). Dal 2004 si occupa della ricerca sul doppio decadimento beta senza neutrini con un esperimento presso i Laboratori sotterranei INFN del Gran Sasso. Consigliere di Amministrazione di Azienda Speciale PalaExpo a Roma e dal 2021 alla Direzione del progetto Einstein Telescope, il rivelatore di onde gravitazionali più grande del mondo, è autore di diverse centinaia di articoli su riviste scientifiche.

Vincenzo Napolano è il responsabile della comunicazione dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) di Pisa. È interessato all’uso delle nuove tecnologie e dei linguaggi artistici per comunicare la scienza al grande pubblico. Per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ha curato installazioni multimediali all’incrocio tra arte e scienza ed è stato curatore di diverse mostre scientifiche, di successo, tra cui Astri e Particelle, Palazzo delle Esposizioni, 2009, Roma; L’universo a portata di mano, Palazzo Carandente, 2011, Spoleto; Balle di Scienza, Palazzo Blu, 2014, Pisa; Oltre il limite, 2015, MUSE, Trento; Made in Math, Triennale di Milano, 2016; Uomo Virtuale, Corpo, Mente, Cyborg e Gravity, MAXXI, 2019 Roma. 

Antonella Varaschin è una comunicatrice della scienza. Si è laureata in filosofia della scienza all’Università degli Studi di Padova e ha conseguito il master in comunicazione della scienza alla SISSA Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Nel 2004 ha iniziato a occuparsi di comunicazione scientifica istituzionale all’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove tuttora lavora, collaborando alla progettazione e realizzazione di iniziative di diffusione della cultura scientifica, ed è responsabile della comunicazione istituzionale, dell’ufficio stampa e delle relazioni con i media. 

Gli ambienti delle tre mostre sono stati ideati dallo studio Formafantasma – Simone Farresin e Andrea Trimarchi – due artisti e designer italiani con base a Milano e Rotterdam. Inseriti nel 2011 dal “New York Times” tra i designer più influenti per il decennio successivo, sono stati insigniti nel 2020 Designer of the Year al Dezeen Awards.

Informazioni e orari: consulta il sito www.palazzoesposizioni.it

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