Remake di Carrie, ovvero lo sguardo di Satana. Il ritorno di un cult

ROMA – Sono passati quasi quarant’anni dalla celebre pellicola di Brian De Palma del 1976, che portò sul grande schermo il primo racconto di uno dei più grandi scrittori dell’horror contemporaneo, Stephen King. 

Tutti ricordiamo Sissy Spacek nei panni della timida Carrie, adolescente  dai poteri telecinetici e la sua improvvisa furia distruttiva che ha tenuto col fiato sospeso milioni di persone entrando nella storia della cinematografia; oggi Carrie ha un nuovo volto, ed è quello  della giovanissima Chloë Grace Moretz, affiancata da Julianne Moore  nel nuovo  riadattamento firmato dal regista Kimberly Peirce,  già uscito in America lo scorso 18 ottobre  e che giungerà nelle nostre sale il 16 Gennaio.

 

La trama non si discosta molto dal precedente film, sebbene riesca a mantenere l’ atmosfera lugubre e  disturbante del romanzo: la giovane Carrie White, timida e riservata, vittima delle percosse e umiliazioni subite ogni giorno dalle compagne di scuola  e di una madre fortemente  bigotta che la tiene quasi segregata in casa, scopre in sé la capacità innata della telecinesi che la trascinerà col passare del tempo  in un vortice di rabbia  che esploderà  durante il ballo della scuola seminando morte e distruzione lungo il cammino.

Fortemente di spicco è la tematica del bullismo, ancora oggi piuttosto attuale e , molto probabilmente, il vero cardine su cui verte il lato più cupo e agghiacciante della storia.
Lo stesso Stephen King racconta di esser stato ispirato da due suoi vecchi compagni di scuola, vittime di maltrattamenti in quanto l’uno dalla situazione economica ai limiti della povertà e la seconda proveniente da genitori profondamente religiosi e bigotti.  

Peirce riporta alla luce quest’aspetto, mostrando i lati più oscuri  e sconcertanti della vita di un adolescente, aggiungendo così  all’horror un velo di teen movie che rende ancora tutto più  agghiacciante e cupo.

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