Terme di Caracalla. Sari, nacchere e violini, la Carmen secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio

ROMA – È una Carmen tra Bollywood e la Spagna zigana quella portata in scena dall’Orchestra di Piazza Vittorio, che il 24 giugno ha inaugurato la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla. Reduce dal successo della scorsa estate al Festival Nuit de Fourvère di Lione, questa rivisitazione dell’opera di Georges Bizet porta all’estremo il carattere gitano della tragedia dell’amore sensuale per eccellenza, irresistibile, travolgente e, infine, fatale. 

La storia di Carmen e Don José si sviluppa seguendo il lungo percorso di una carovana di nomadi dal Rajasthan verso la Spagna, ricalcando il vero viaggio dei gitani “partiti dall’India più di mille anni fa” (come recita in francese uno striscione sotto il palco) e considerati “cartomanti, musici, cantanti, mendicanti o ancora, tuffatori”. E in questa messa in scena il regista Mario Tronco, fondatore dell’Orchestra con Agostino Ferrente, riflette tutte le influenze e le sfumature gipsy raccolte nei secoli in questo viaggio attraverso l’Europa. Il risultato è una commistione multietnica di lingue, colori e generi musicali: l’opera lirica si mischia al musical, al blues e alla musica elettronica, l’orchestra classica è affiancata da batteria e chitarra elettrica, Parigi incontra Bollywood e le arie si allontanano dal libretto, cambiando lingua a seconda del personaggio che le interpreta. E allora, tra ombrelloni variopinti, panni stesi e costumi arabeggianti, cambiano anche i personaggi: Don Josè (Sanjay Khan, indiano del Rajasthan, ventenne) è un giovane confuso, melodrammatico in stile Bollywood, e Carmen (la coraggiosa e sensuale Cristina Zavalloni, incinta) è una donna adulta, che lo allontana perché sa quel che è meglio per lui. Per salutare il pubblico poi, come in un musical di Broadway, il cast si ritrova sul palco per gli applausi sulle note di “The Man I Love” cantata con voce eterea dalla giovane Micaela (Elsa Birgé). L’allestimento è una produzione Les Nuits de Fourvière/Département du Rhône in coproduzione con l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne, che realizza anche i bellissimi costumi ispirati all’India, dai coloratissimi sari di Carmen e delle altre donne ai vestiti con turbanti dorati del coro, che rappresenta (nelle parole del regista) “un mondo extra-terreno”.

“Con il maestro Leandro Piccioni” – spiega Mario Tronco – “cerchiamo di mettere a nudo la composizione, renderla il più semplice possibile per capire dove si trova il centro dell’emozione. La semplicità della melodia spogliata ti avvicina idealmente al momento in cui l’autore l’ha composta. Questa è la parte più interessante del nostro lavoro, o almeno, quella che noi amiamo di più”. Insomma, una Carmen che lascerà scettici i puristi della lirica, ma che si adatta perfettamente all’anima multietnica dell’Orchestra di Piazza Vittorio, nata nel 2002 nel rione Esquilino dove gli italiani anche oggi sono una minoranza. Reduce dal successo internazionale della tournée con la sua rivisitazione del Flauto Magico, questa compagnia è una realtà musicale unica, nata grazie all’auto tassazione dei cittadini, che ha creato posti di lavoro e quindi permessi di soggiorno per musicisti provenienti da tutto il mondo. Un messaggio di fratellanza che trasmettono ogni sera sul palco, ricercando e integrando repertori musicali diversi e spesso sconosciuti al grande pubblico. 

Peccato che si sia trattato di una serata unica, un evento speciale da tutto esaurito. Chi non ha avuto la fortuna di assistervi potrà consolarsi con il resto della programmazione di quest’anno, nella superba cornice delle Terme di Caracalla: si comincia con The Tokyo Ballet, poi Il lago dei cigni, la Bohème pucciniana diretta da Rustioni, il Barbiere di Siviglia diretto da Montanari e, il 25 luglio, l’immancabile appuntamento con il Roberto Bolle and Friends. In più, per gli appassionati degli allestimenti più classici, fino al 28 giugno è in scena al Teatro Costanzi (sempre all’interno del cartellone del Teatro dell’Opera) una Carmen più fedele all’originale di Bizet.

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