Teatro Eliseo. L’ora di ricevimento. Il mondo tra le mura di un’aula

ROMA – Le prime cose che saltano all’occhio sono i colori che dominano la scenografia, quel verde pallido e quel grigio, che in qualche modo sono sedimentati dall’infanzia nella memoria di ciascuno di noi.

La cattedra, i banchi, le sedie ammassate e quel caratteristico pavimento consumato non lasciano spazio a dubbi: siamo in una scuola media. In questo caso, ci troviamo a Les Izards, nella periferia di Tolosa: quella stessa banlieue dove era cresciuto Mohammed Merah, il giovane franco-algerino autore di una strage nel 2012. Eppure potremmo essere ovunque, in un’aula qualsiasi, sospesa nel tempo un po’ come avviene per tutti gli edifici scolastici, eppure testimone ogni giorno del farsi e disfarsi della nostra epoca, in un amalgama totale con la parte più concreta dell’attualità. E quando Fabrizio Bentivoglio prende la parola nei panni del vecchio professor Ardeche, si ha quasi la sensazione di conoscerlo, o quantomeno di aver incontrato, tanti anni fa, qualche insegnante che gli assomiglia in tutto e per tutto. Proprio nello stesso modo in cui lui, presentando i suoi alunni, sottolinea come tra i banchi ritrovi sempre gli stessi personaggi: cambiano i ragazzi, ma i soprannomi che lui gli affibbia restano agevolmente i medesimi: “il campione”, “il boss”, “il samaritano”, “il falsario”, e via dicendo.

È un piccolo mondo familiare e allo stesso tempo sorprendente, quello che si dispiega sul palcoscenico del Teatro Eliseo di Roma ne L’ora di Ricevimento, sotto la guida sapiente della regia di Michele Placido. Un lavoro che nasce dalla penna di Stefano Massini, e che conferma la grande capacità dell’autore di sapersi misurare in maniera efficace e dirompente con le questioni emblematiche del mondo in cui viviamo. Lo spettacolo è incardinato infatti in uno spaccato di quotidianità, dove vengono miscelati in modo eccellente realismo, dramma, malinconia e una buona dose d’ironia, affidata allo sguardo disincantato e velato di cinismo del professor Ardeche. 

I grattacapi con cui il vecchio insegnante di francese deve fare i conti, ruotano attorno alla sua classe multietnica composta da figli di immigrati arabi, polacchi, nordafricani, spagnoli e indiani. Alternando accattivanti monologhi e divertentissimi dialoghi, il protagonista ci guida lungo tutto un anno scolastico, punteggiato da piccole e grandi problematiche che prendono forma in classe, nelle pause tra una lezione e l’altra, e soprattutto durante l’ora di ricevimento dei genitori, a cui rimanda il titolo. Il colloquio con le famiglie diventa infatti un vero e proprio “combattimento”, tra il mondo peculiare di ogni singolo nucleo familiare e quello della scuola, che tende a cercare un punto di sintesi un po’ per onorare la propria missione, un po’ per pigrizia e un po’ per difendersi. Una lotta che è anche confronto aspro tra differenze legittime e dialogo necessario, dove l’esito diventa sempre contingente, frutto di compromessi in cui non si arriva mai a una dimensione universale. Bentivoglio dà vita in modo magistrale a un professore segnato dalla frustrazione, ma incapace di essere indifferente fino in fondo e di uniformarsi a quella “saggezza indiana” che più volte cita, intendendola, in una sua personalissima interpretazione, come la capacità di lasciarsi scivolare i problemi addosso senza farsene travolgere. È un po’ lo sguardo della società occidentale contemporanea, laica (anche da questa esigenza nasce l’ambientazione francese) e disincantata, eppure legata a una serie di dinamiche e valori anche positivi, che vengono tuttavia messi alla prova ogni giorno.

Fino alla crisi, come nella gita annuale, col professore costretto a tentare un’impossibile sintesi tra i dettami alimentari delle diverse religioni. O come avviene in un passaggio onirico dove il protagonista si trova a confronto con un vecchio alunno, soprannominato “l’invisibile”, che gli rimprovera di non aver mai tentato di spingerlo e incoraggiarlo a uscire da quello stato di subordinazione esistenziale che lo ha segnato anche negli anni a venire. Eppure, anche in questo caso, l’atto di accusa verso le inevitabili mancanze della scuola e della società, non è definitivo. Anzi, il tormento è il segno che l’indifferenza è spesso solo una facciata. “Il cinismo – ebbe a dire anni fa Indro Montanelli – è il contrario dell’oro, è buono solo quando è falso”. È un po’ vero anche per il distacco ostentato dal professor Ardeche, e c’è da augurarsi che lo sia anche per quello messo in mostra dal mondo in cui viviamo. 

L’ora di ricevimento – Banlieue

di Stefano Massini

Regia di Michele Placido

Scena: Marco Rossi

Costumi: Andrea Cavalletto

Luci: Simone De Angelis

Musiche originali: Luca D’Alberto

Voce cantante: Federica Vincenti

Con Fabrizio Bentivoglio, Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Barahim, Vittoria Coralli, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti.

Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria

Dal 7 al 26 marzo 2017

Orari:

Lunedì – giovedì – venerdì – sabato: 20:00

Mercoledì – domenica: 17:00

TEATRO ELISEO

Via Nazionale 183, 00184 Roma

Biglietteria: 0683510216

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