Taormina film festival 64. Premiate le Stelle, senza dimenticare gli “Angeli” del mediterraneo

TAORMINA (nostro inviato) – Il gala finale della sessantaquattresima edizione del Taormina film festival, pur costruito in breve, ha saputo regalarci emozioni importanti.

Il team composto da Videobank, con a capo il General Manager Lino Chiechio e l’amministratore unico Maria Guardia Pappalardo, sotto la direzione artistica di Silvia Bizio e Gianvito Casadonte, con una giuria “in rosa” (guidata da Martha De Laurentiis, con Maria Grazia Cucinotta, Donatella Palermo, Eleonora Granata, e Adriana Chiesa), con l’apporto di Taormina Arte, è riuscito a darci una serata finale ricca di ospiti nazionali e internazionali. 

Sulle ali delle musiche dell’“Orchestra a plettro della città di Taormina”, con le immagini di Monica Vitti icona della locandina, il presentatore Salvo La Rosa ha iniziato dal premio Cirs (Comitato Italiano reinserimento Sociale) al film “Road to lemon grove”, di Dale Hildebrand, con al centro Charly Chiarelli: all’anagrafe Calogero (di Racalmuto), simpatico nel commentare il riconoscimento in siciliano, nonostante sia canadese d’adozione. 

Il premio internazionale Angelo D’arrigo è stato meritatamente assegnato a Pietro Bartolo, il medico lampedusano che ha accudito e salvato tanti migranti. Premio che ha voluto condividere con i lampedusani che da trenta anni curano e ascoltano le persone che vengono dal mare. “Persone e non numeri” ha sottolineato il medico, emozionato dell’encomio ottenuto perché intitolato a D’arrigo, un uomo che volava alto. E volare, ha aggiunto Bartolo, vuol dire sentirsi liberi e dare vita a messaggi di pace che costituiscono l’eredità di D’arrigo. Un’eredità positiva che dobbiamo assumerci tutti. Commossa, la moglie del compianto D’arrigo, Claudia Mancuso ha evidenziato la funzione del cinema come veicolo di solidarietà. Come successo con lo stesso Bartolo, protagonista di “Fuocoammare” di G. Rosi, pellicola che ha aperto gli occhi su quanto accade nel Mediterraneo.

Il terzo premio speciale, intitolato al critico da poco scomparso Sebastiano Gesù, è andato a Luca Vullo per il documentario “Cca Semu”, girato a Lampedusa e il cui titolo fa riferimento a un’espressione dei pescatori del posto: “Qua siamo”, ossia è il momento di buttare l’amo. E Vullo si è augurato che quest’amo fosse quello dell’accoglienza e della fratellanza, mentre era premiato da Ninni Panzera (Taormina Arte) e dal direttore della sede di Palermo del Centro Sperimentale di Cinematografia Ivan Scinardo.

Il premio Ferrari-De Benedetti è stato attribuito ad Alfredo Lo Piero per “La libertà non deve cadere in mare”con la giornalista Paola Ferrari, amante della Sicilia a sottolineare come l’emigrazione sia un fenomeno che ha caratterizzato l’Italia e la libertà un valore inviolabile.

Lello Analfino (premio Videobank), autore di canzoni e musiche per i film di Ficarra e Picone si è esibito nella sua “Cercasi Rosa”, accompagnato da Edoardo Musumeci, prima che i direttori artistici Silvia Bizio e Gianvito Casadonte ci introducessero ai Premi Tauro d’oro. 

Maurizio Millenotti (vincitore di un David di Donatello per “La leggenda del pianista sull’oceano” e candidato a due premi Oscar per “Otello” e “Amleto” di Zeffirelli) ha ottenuto, dal sindaco di Messina Cateno De Luca, il premio per i migliori costumi per il film “The Happy prince”, ultimo ritratto di Oscar Wilde di Rupert Everett, incentrato sull’esilio imposto allo scrittore per la sua omosessualità. Rupert Everett, ha ricevuto due premi, come migliore attore e miglior regista, per aver svelato la parte finale della vita di Oscar Wilde. L’attore britannico, che ha lavorato recentemente a Roma con Giacomo Battiato per la serie “Il nome della rosa” ha ammesso come la cinematografia italiana abbia influenzato le sue scelte registiche, sia per aver lavorato in Italia, per il truccatore e costumista italiani, sia come fonte d’ispirazione. Mauro Bolognari, sindaco di Taormina, nel premiare Everett, ha affermato come questo festival rappresenti l’inizio di una svolta positiva e la giusta premessa per riportare il Teatro Antico ai fasti d’un tempo.

Del primo premio Tauro d’oro alla carriera è stato insignito Matthew Modine, che ha raccontato come il cinema sia entrato nella sua vita da piccolo poiché il padre era il manager di un drive-in, abbia fatto lo chef per pagarsi le spese per l’actor’s Studio, imparando persino dai camerieri la storia del cinema e del teatro. Quale, ad esempio quello di Taormina, costruito nel terzo secolo a.c. – ha detto Modine – allo scopo di prestare attenzione a persone ed emozioni, e narrare momenti di vita, con chissà quali costi sostenuti per darci tale eredità.  Modine ha affermato come tutti i registi con cui ha lavorato l’abbiano fatto crescere, in particolar Kubrick e Ferrara. Di recente Stefano Sollima con “Soldado”.  Ha dedicato alla moglie il premio, ricevuto da Maria Grazia Cucinotta che ha presentato al festival – trattando temi importanti come il femmicidio – “Il compleanno di Alice”, film sul bullismo.

L’assessore al Turismo della Regione Siciliana Sandro Pappalardo, ha dato un premio alla carriera a Richard Dreyfuss, che si è detto onorato, perché stima la cinematografia italiana. Sostenendo che aver vinto l’Oscar nel 1978 per “ The Good Bye Girl”, a soli trentun anni, lo abbia privato di qualcosa d’importante, togliendogli “l’appetito” e snaturandolo nell’intimo. L’attore di New York, prima di congedarsi dal palco recitando “In my craft or sullen art” (Nella mia arte scontrosa o mestiere) di Dylan Thomas, ha asserito come la professione dell’attore sia una cosa seria, imbarazzante e nobile, quale offrire la propria vita agli altri affinché essa si rifletta e crei empatie ed emozioni congiunte.

A concludere l’elenco dei Tauro d’oro alla carriera è stato Michele Placido, che ha ironicamente chiesto se venisse premiato come attore o come regista ed ha annunciato il suo progetto, con Rai cinema, su Caravaggio (poeta pittorico della luce), o meglio sulla “banda Caravaggio” ossia su tutti quei pittori che hanno segnato quell’epoca florida d’arte figurativa di livello assoluto. A premiare l’attore, l’affascinante Monica Guerritore. 

Il premio al miglior film indipendente è andato ad Angelica Zollo (premiata da G. Di Silvestri di Igea banca) per “Trauma is the time machine”, mentre un toccante intervento di Tony Sperandeo su Falcone e Borsellino, ha introdotto la menzione speciale al film “Be Kind” dell’attrice e scrittrice Sabrina Parravicini e di Nino Monteleone, dodicenne affetto dalla sindrome di Asperger dotato di una grande sensibilità che si traduce nella sua frase:” Essere diversi è come un elefante con la proboscide corta: una rarità”.

La serata di gala ha avuto il suo preludio al Timeo, per poi ritrovarsi alla Giara, storico locale della “bella vita” taorminese sin dagli anni sessanta.

Gli altri premi assegnati sono stati i seguenti:

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior Produttore a GIANLUCA CURTI

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior Distributore a SUN FILM GROUP

Menzione Speciale per il film

BE KIND di Nino Monteleone e Sabrina Paravicini

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior Sceneggiatura a LEAVE NO TRACE di Debra Granik

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior attore a ALBERTO MICA per il film TRANSFERT di Massimiliano Russo

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior attrice a LEVEN RAMBIN per il film TATTERDEMALION

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior regia a LORENA LUCIANO E FILIPPO PISCOPO per il film IT WILL BE CAOS

PREMIO TAORMINA ARTE AWARD

Miglior Film ONCE UPON A TIME IN NOVEMBER di ANDRZEJ JAKIMOWSHI

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