ROMA – Otello è la tragedia della gelosia e delle passioni umane che divengono il luogo nel quale raccontare l’annientamento del corpo dell’amore. La fisicità che intride gli indimenticabili versi shakespeariani trova una nuova genesi dentro la riscrittura in danza.
È così che Fabrizio Monteverde disegna sul palcoscenico il suo Otello – in scena al Teatro Quirino fino al 5 maggio – e ne affida le coreografie all’elegante bellezza del Balletto di Roma.
Le musiche di Antonìn Dvořák esprimono ciò che resta al di là della parola, scavando fino al fondo della nostra capacità di riconoscerci nello specchio dell’arte e blandendo i ricordi sommersi. I corpi si muovono su di essa come le barche che scivolano silenziose tra i canali di Venezia, per poi esplodere – improvvisi – a riempire il vuoto di passione, furore, ubriachezza.
Ciò che riesce indubbiamente a Monteverde e alla Compagnia del Balletto di Roma è un piccolo sortilegio: in un’atmosfera quasi onirica – sulla banchina di un porto qualunque – la danza modula il suo canto e racconta l’afasia che soffoca sotto la spinta dell’inganno e della gelosia; libera – nel corpo – ciò che il corpo dei personaggi tace sulla pagina e nell’atto scenico.
Così scopriamo Otello (Vincenzo Carpino) e il suo segreto antagonista Iago (Paolo Barbonaglia) opposti eppure simili: uno possente e nitido nella sua eleganza; l’altro nervoso e subdolo, a tratti violento. Li vediamo infine coincidere – l’uno specchio dell’altro – nella stessa creatura di collera e irrazionalità, entrambi vittime di se stessi, in tutto simili a schiavi.
Mentre il racconto dell’amore e della passione tra Otello e la sua nobile e delicata Desdemona (Roberta De Simone) si trascrive nella partitura dei corpi che da due divengono uno, senza mai separarsi; ed ogni gesto loro ha il valore di lettera, come ci trovassimo di fronte a una poesia. I loro corpi uniti disegnano ombre inconfondibili sulla parete che ce li restituisce uno, insieme alla gioia del loro amore intatto. Quando il sospetto si insinua tra loro, quel corpo unico si divide fino a disintegrarsi, fino a tramutarsi in mano – artiglio – che stringe la gola e soffoca tutto, anche l’anima.
Così Desdemona si moltiplica, si riflette mille volte e su mille volti di donne strangolate dallo strisciante sospetto di un fazzoletto. Il corpo di lei giace senza vita con la facilità di un gesto spietato e improvviso che – in un attimo – la priva di tutto, anche dell’amore. Con lei – abbandonata e vinta tra le braccia di Otello – si srotola un tappeto di sangue a invadere la scena e la luce dolce che aveva blandito i corpi e le loro passioni esplode rossa e definitiva, senza speranza di redenzione.
Desdemona muore e – con lei – mille altre: sulla scena i loro corpi esanimi divengono fantocci tra le braccia dei loro aguzzini che sbattono, trascinano, stringono ciò che la loro furia ha distrutto per sempre. Niente di più antiquato dell’eterna diade amore e morte. Niente di più attuale. A noi resta il silenzio dei versi e la voce che la danza ha risvegliato.
Teatro Quirino di Roma
Fino al 5 maggio
Luciano Carratoni
presenta
BALLETTO DI ROMA
Direzione Artistica Francesca Magnini
OTELLO
coreografie e scene FABRIZIO MONTEVERDE
musiche Antonín Dvořák
assistente alle coreografie Anna Manes
costumi Santi Rinciari
light designer Emanuele De Maria
personaggi e interpreti
Otello Vincenzo Carpino
Desdemona Roberta De Simone
Cassio Riccardo Ciarpella
Iago Paolo Barbonaglia
Emilia Azzurra Schena
la compagnia
Paolo Barbonaglia Cecilia Borghese Lorenzo Castelletta Vincenzo Carpino
Riccardo Ciarpella Roberta De Simone Monika Lepisto Mateo Mirdita Kinui Oiwa
Eleonora Pifferi Azzurra Schena Giulia Strambini Simone Zannini Stefano Zumpano
Lo spettacolo ha una durata di un’ora e trenta minuti incluso intervallo