Sala Umberto. “Il Grigio”: Elio offre Gaber con ritmo serrato di musica e prosa

ROMA – Al teatro Sala Umberto è andato in scena “Il Grigio” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’efficace adattamento di Giorgio Gallione, già presentato nel 2018 sotto forma di reading, per inaugurare la prima stagione del Teatro Nazionale di Genova.

L’entrata in scena del protagonista, interpretato da Elio, chiarisce subito che l’uomo è scontento della società in cui vive, corrotta “dove tutto ti sovrasta”. Elio alterna le parti cantate a quelle parlate con naturalezza, rispettando lo stile di Gaber ma mantenendo la propria cifra stilistica.

Il palco è occupato da cartoni bianchi, in mezzo ai quali si muove con scioltezza: il protagonista, appena trasferitosi in campagna, è circondato dagli oggetti ancora imballati nelle scatole. La scenografia di Guido Fiorato comprende anche due finestre che rappresentano, di volta in volta – grazie all’uso delle luci di Aldo Mantovani – il blu del cielo o il verde della campagna. La luce è cangiante in base all’argomento di cui parla o canta. Il palco è inondato di rosso quando canta “I mostri che abbiamo dentro”. Elio si rivolge al pubblico, iniziando a raccontare della sua vita e delle persone che ne fanno parte. Di Gabriella, l’amante; di Maria, l’ex moglie, del figlio, del nuovo vicino di casa. Le musiche, adattate da Paolo Silvestri, accompagnano la tonalità e l’umore del protagonista – come quando si scaglia con rabbia contro la scatola fluorescente, ovvero la televisione, che è una lente d’ingrandimento della volgarità dilagante.

La scoperta di avere un topo in casa porta pian piano alla luce i mostri interni del protagonista. Lui che si è allontanato da tutto e tutti per ritirarsi in campagna, per non lasciare che la “fluorescenza” lo istupidisca, permette però che un topo inizi ad assorbire tutto il suo tempo. Per prendere “il Grigio”, l’uomo piazza trappole in giro per la casa – arrivando a spendere venti euro di parmigiano per attirarlo. Escogita piani infallibili, che puntualmente il Grigio riesce ad aggirare. La faccenda inizia a divenire un’ossessione.

In sottofondo alle parole di Elio, ricorre sovente il refrain “i mostri che abbiamo dentro”. Quando copre con i cartoni il gatto Stalin del figlio o il gallo Rommel del vicino, è come se eliminasse elementi della sua vita per dedicare tutte le energie alla smania di catturare il Grigio. Il topo è nella sua casa, ma soprattutto nella sua mente. Nel frattempo, il protagonista si racconta sia in musica che in parole. “Il Grigio” è una satira sociale ma narrata attraverso una metafora: la storia di un uomo qualsiasi che capisce infine di essere come il topo. L’unica differenza con il Grigio, è la pretesa di lasciare un segno, pur essendo un essere inutile, quanto e più di un topo. Per quanto non facile reggere il confronto con Gaber, Elio riesce nell’interpretazione, mantenendo il ritmo serrato sia nella prosa che durante i pezzi musicali.

SALA UMBERTO

     Via della Mercede, 50 Roma

1 – 2 NOVEMBRE 2019 

ELIO

IL GRIGIO
DI GIORGIO GABER E SANDRO LUPORINI

ARRANGIAMENTI MUSICALI PAOLO SILVESTRI

SCENE E COSTUMI

GUIDO FIORATO
LUCI

ALDO MANTOVANI

RIELABORAZIONE DRAMMATURGICA
E REGIA

GIORGIO GALLIONE


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