Teatro Flaiano. “In nome del Papa Re”, dal capolavoro di Luigi Magni

ROMA – Al Teatro FLAIANO sono terminate con grande successo le repliche di un capolavoro scritto da Luigi Magni, nell’adattamento teatrale di Antonello Avallone, che ne ha curato egregiamente anche la regia: stiamo parlando di IN NOME DEL PAPA RE! Un film famoso e di alto livello, che di sicuro appartiene  alla storia del cinema italiano, grazie anche alla presenza nel cast di attori di grande spessore come Nino Manfredi, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale.   

La storia, abbastanza nota,  ci riporta indietro nella Roma  pontificia del 1867; Garibaldi è già a Monterotondo,  i rivoluzionari sono in fermento e combattono l’ideologia del “Papa Re”, sognando un’Italia unita. Per ottenere la libertà, sono disposti a tutto, anche a compiere degli attentati. Due popolani, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, sono accusati di aver compiuto una strage di zuavi francesi e vengono così condannati a morte, “in nome del Papa Re”. 

In tale contesto storico, la fantasia creativa di Luigi Magni inserì una struggente vicenda umana, introducendo la presenza di un terzo congiurato, tale Cesarino Costa, nonchè figlio illegittimo di una nobildonna romana, la contessa Flaminia: questo giovane, di carattere fiero e ribelle, verrà salvato da Mons. Colombo da Priverno, al quale la donna si era rivolta implorando aiuto e rivelandogli che in realtà Cesarino era “loro figlio”, frutto di un incontro casuale avvenuto 19 anni prima, ai tempi della Repubblica Romana! Il Monsignore, Giudice del Sacro Collegio giudicante, era già in profonda crisi di coscienza in merito al “potere temporale”, ma riesce a salvare il ragazzo, per il quale dimostra subito comprensione ed affetto paterno. Purtroppo, quando la salvezza era ormai a portata di mano, Cesarino verrà ucciso dal conte Ottavio, il marito della contessa Flaminia, che erroneamente riteneva fosse il giovane amante della moglie.

La drammaturgia è intensa e appassionata, piena tensione e di ritmo,  ben condita da quell’ironia raffinata e colta, che era una caratteristica costante nella scrittura di Gigi Magni.  Alle argomentazioni politico-religiose, si associa l’aspetto umano, fatto di sentimenti, di richiami della coscienza, di amicizia, di amore, nelle sue più diverse sfaccettature.   Antonello Avallone ha regalato al suo pubblico un Mons. Colombo da Priverno di grande spessore, intensamente umano e finemente ironico ed autoironico; capace di essere tenero con  Cesarino, con cui, tra un rimprovero e una battuta di spirito, cerca di creare un rapporto affettivo. Purtroppo il ragazzo gli morirà tra le braccia, in una scena intensa e profonda, resa ancora più drammatica dall’uso di una spettacolare luce caravaggesca, che incanta e suggestiona 

Accanto a lui Maurizio Ranieri dà vita egregiamente al personaggio di Serafino, il perpetuo, la cui comicità nasce proprio dal fatto di essere uno del popolo.  Sono  molto efficaci le gags fra i due, in particolare quella del pitale e quella dell’abbacchio a scottadito!  Il tutto, nelle corde di quella verace romanità, che rispecchiava pienamente il pensiero di  Gigi Magni. Tutto il cast è di ottimo livello: tra gli altri interpreti, ricordiamo in primis  Pierre Bresolin impeccabile nel ruolo del cardinale gesuita, (il potentissimo “papa nero”), Maurizio V.Battista, convincente nel ruolo del Monsignore della Pubblica Accusa, Elettra Zeppi efficace nei panni della contessa Flaminia. Assai valido Cosimo Desii nel ruolo di Cesarino, così come Ariela La Stella (Teresa, la sua fidanzata), che si fa apprezzare anche per le sue doti canore. E via via tutti gli altri, Lorenzo Lotti, Federico Girelli, Matteo Scattaretico, Luca Tarsia, Federico Nelli, Pamela Cavalieri e Sofia Pescatori. Insomma, un gruppo veramente valido e interessante artisticamente.

Come sempre, risultano assai suggestive le soluzioni sceniche ideate dalla brava e fantasiosa Red Bodò: l’uso di un velatino grande quanto tutto il palcoscenico consente di spaziare da un luogo all’altro, facendo rivivere allo spettatore le sensazioni tipiche del cinema. In altre parole, abbiamo apprezzato uno spettacolo di alto livello, che ha rappresentato un sensibile e meritevole contributo al panorama culturale odierno della Città Eterna e alla sua storia: Luigi Magni ne sarebbe stato contento! 

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