Nations Award. Carolina Crescentini si racconta

TAORMINA – Carolina Crescentini è stata premiata con il Nations Award, nel segmento creato all’hotel San Pietro dal media partner della kermesse Hot Corn, che con Hot Corn Green ha abbinato cinematografia e tutela dell’ambiente.

A condurre l’appuntamento con l’attrice romana, il giornalista Andrea Morandi, al quale la Crescentini ha dichiarato come la pandemia abbia insegnato l’importanza di chi si sceglie d’avere accanto o di incontrare, soprattutto durante il confinamento del 2020, ma anche nei periodi successivi segnati da pesanti limitazioni. Questi tragici momenti, gravati da tante morti e infermità, ci hanno fatto capire, ha aggiunto l’attrice laziale, il valore sociale dei rapporti, delle persone, del rallentamento dei ritmi, la bellezza del sapersi fermare.

Carolina Crescentini ha esordito sul grande schermo nel 2006 con “H2Odio” per la regia di Alex Infascelli. E’ sposata dal 2019 con il polistrumentista e cantautore Francesco Motta e, nel secondo periodo di semichiusura, ha deciso di trasferirsi con il coniuge in campagna da novembre a maggio, in una villetta immersa in un contesto di cose semplici, con cadenze molto meno stressanti rispetto alla vita cittadina, anche se venivano a prenderla per andare sul set vicino. All’interprete di “20 sigarette” – pellicola per cui la Crescentini ha ottenuto il Nastro d’Argento nel 2011 come Migliore attrice non protagonista – il contatto con la natura ha dato una nuova serenità, e la consapevolezza di come l’ambiente vada tutelato. Gli attori e chi ha visibilità devono per primi, ha asserito l’attrice, spendersi su problemi basilari per il mondo, come fa Leonardo Di Caprio.

 Quest’anno abbiamo visto la Crescentini sul piccolo schermo nel film, liberamente tratto da un’autobiografia della cantante Nada Malanima, “La bambina che non voleva cantare”, regia di Costanza Quadriglio, nelle vesti della madre di Nada Viviana Fenzi. La Crescentini teneva tantissimo al ruolo, ottenuto dopo tanti provini: ha cercato d’imparare l’accento toscano, grazie anche a suo marito, cresciuto a Pisa.  La regista le aggiungeva ogni giorno sul set una decina di battute diverse, che han reso il lavoro più complesso. La Crescentini non voleva deludere Nada, anche perché il consorte aveva iniziato la carriera come turnista nella sua band. Per riuscire a incarnare pienamente il personaggio, l’attrice italiana ha svolto tante prove e ha ritenuto ottimo il metodo della Quadriglio, perché ha saputo creare con chi prendeva parte al film un gruppo coeso. Il personaggio della madre di Nada soffriva di una grave patologia, in quanto affetta da disturbo bipolare, sindrome che solo gli specialisti, ha detto la Crescentini, sanno affrontare, ma alcune persone, dopo il film, le hanno chiesto consiglio.

L‘attrice di “Boris – il film “, ha espresso il suo massimo gradimento per David Lynch, che considera una sorta di rockstar, dotato di una folle e grande intelligenza, capace di generare opere con racconti non lineari che scuotono l’anima, riuscendo a far suo il motto freudiano per cui: ” Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”.

Un altro mito per la Crescentini, in ambito musicale, sono i Radio Head, anche per il loro essere attenti all’ecologia; mentre la musica anni’70 dei Led Zeppelin raffigura pienamente sonorità che la Crescentini sente appartenere alla propria anima.

L’attrice ama poi Isabelle Huppert, per la sua complessità e il suo saper fare scelte sempre differenti, passando dalla commedia al drammatico con la facilità di altre grandissime del cinema come Julianne Moore, Naomi Watts e la nostra Monica Vitti.

 Sul movimento del “Me Too”, la Crescentini ha affermato che un fenomeno di quel tipo fosse necessario, ma al tempo stesso non ama l’idea delle quote rosa perché vuole essere accettata per la competenza e non per far numero. 

Omaggiata dalla manifestazione con una splendida ceramica di Marco Monforte e da uno splendido dono targato Marlù Gioielli, la Crescentini ha esternato la sua felicità per essere stata chiamata a far parte della commissione esaminatrice del Centro Sperimentale di cinematografia, dove si è diplomata nel 2006, e dove valuterà circa 1.200 candidati, tenendo conto degli insegnamenti accumulati nei quindici anni della sua carriera, nel corso dei quali ha vissuto da nomade, per i tanti viaggi e set disseminati in giro per il mondo. Un periodo in cui ha conosciuto tante persone che l’hanno fatta crescere e cambiare idea, tanti registi che le hanno insegnato che il lavoro dell’attore si fa con serietà, nel massimo rispetto delle persone che lo circondano sul set e che compongono un grande mosaico di cui rappresenta solo una tessera. Una volta c’era un maggior senso del collettivo sui set, ma ancora adesso si avverte la voglia si stabilire legami che vadano oltre. Sentimenti importanti soprattutto in questo tempo di pandemia.

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