“Mai più vittime civili di guerra”: un convegno e un concerto a Taormina

TAORMINA – Il convegno “Mai più vittime civili di guerra: la cultura della pace e della solidarietà quale strumento di prevenzione e risoluzione dei conflitti”  e il concerto “Musica da Gerusalemme, segni di speranza”, con “Il pianista di Ramallah”, hanno consacrato Taormina centro di pace e dialogo tra le popolazioni.

Ente organizzatore è stata l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, con il contributo del Ministero dell’Istruzione e con la protezione della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato e della Camera dei Deputati, del Ministero degli Esteri, della Regione Sicilia e del Comune di Taormina.

La senatrice Urania Papatheu, della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, ha fortemente voluto la tavola rotonda all’Hotel Villa Diodoro di Taormina, composta di due panel: il primo incentrato su atti e iniziative della comunità internazionale per potenziare la tutela dei civili vittime delle ostilità e delle lotte armate; il secondo con l’eloquente titolo “Verso una Giornata Internazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”. A moderare le due sessioni sono state rispettivamente Paola Severini Melograni, scrittrice, produttrice e conduttrice tv e radio; e Metis Di Meo, giornalista, autrice e presentatrice tv. Un consesso di ospiti internazionali, istituzionali, esponenti della società civile, ha caratterizzato il convegno inauguratosi con i saluti istituzionali di Anna Rossomando, Vice Presidente del Senato; Fabio Massimo Castaldo, Vice Presidente del Parlamento Europeo; Gianfranco Miccichè, Presidente dell’Assemblea Regione Siciliana; Maria Teresa Sempreviva, Vice Capo della Polizia; Mario Bolognari, Sindaco di Taormina, che ha ricordato le novanta vittime civili taorminesi del 12 luglio 1943, la maggior parte donne e bambini.

Il Vice Presidente del Partito Popolare Europeo ha esposto il suo pensiero, in video messaggio, condannando aspramente l’esistenza dei bambini soldato e l’adozione di civili tra le file dei combattenti, appoggiando l’iniziativa di una giornata internazionale per le vittime civili delle guerre. Il presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, l’Avv. Giuseppe Castronovo colpito, quale conseguenza di guerra, da cecità da quando aveva nove anni, ha affermato “come noi vittime civili di guerra italiane siamo stati pionieri a livello internazionale nell’aver ideato e proposto la prima Giornata nazionale in ricordo delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”, ricordando l’aumento esponenziale dei morti e feriti di tutte le guerre successive al primo e al secondo conflitto mondiale e che “i soldi spesi in armamenti andrebbero investiti nella qualità della vita per le persone”. Il diplomatico Umberto Vattani, a capo del comitato che propone l’istituzione della Giornata Internazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo (idea sorta nell’ANVCG), ha sottolineato l’aumento abnorme dei caduti e feriti civili cagionati dai conflitti armati degli ultimi ottant’anni, in virtù anche di tecnologie che permettono di raggiungere gli obiettivi – spesso in maniera imprecisa – da remoto; e l’esistenza di fazioni belligeranti per interessi meramente economici e non esclusivamente territoriali o nazionalistici.

Michele Corcio, pedagogista e Vice Presidente Nazionale ANVCG e coordinatore de “L’Osservatorio – Centro ricerche ANVCG sulle vittime civili dei conflitti, ha reso noto il suo pensiero leggendo un testo scritto in Braille, asseverando la rilevanza della rete internazionale sulle armi esplosive (INEW) che ha creato, tra l’altro, la Conferenza sulla campagna internazionale sull’uso di armi esplosive nelle aree popolate (“Stop bombing towns and cities”).  Laddove la Severini ha ricordato la necessità del piano del Paola Biocca Center per l’assistenza alle vittime di mine, nei termini di reinserimento sociale ed economico in Giordania. Jean – Marc Bovin, pedagogista e Responsabile delle relazioni istituzionali di Humanity & Inclusion, che ricopre un ruolo apicale nell’associazione “Handicap international, Humanity & inclusion” – organizzazione che aiuta le persone dei campi profughi in Cambogia e Thailandia – ha rammentato alla platea i disastri creati dalle bombe a grappolo, dai bombardamenti aerei e dalle mine anti-uomo, in un panorama mondiale sconvolto tuttora da ottanta conflitti armati.  Conflitti le cui vittime sono soccorse da enti come Emergency, con un grande impegno per la pace, l’abbattimento della povertà e dell’ignoranza. E proprio la Presidentessa di questa importante associazione, Rossella Miccio, ha affermato come fino a giugno del 2021 nei nosocomi afghani c’è stato un incremento del cinquanta per cento di vittime civili e, in generale, negli ultimi eventi bellici nel mondo, una media del novanta per cento di civili colpiti dalle guerre. 

Francesco Vignarca, Coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, ha posto l’accento sulle produzioni d’armi italiane ed europee che alimentano il mercato degli armamenti nei luoghi in cui avvengono le guerre. Tra questi spicca la zona tecnicamente chiamata MENA, quella del Medio Oriente e Nord Africa. Valeria Biagiotti, a Capo della Task Force per la Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa presso la Direzione Affari Politici e Sicurezza, ha evidenziato la dedizione del governo a protezione delle donne, in modo particolare affinché cessi la tremenda prassi delle spose-bambine. André Vallini, Senatore del Parlamento Francese, ha dichiarato come si sia battuto nel parlamento francese per creare, anche su base internazionale, delle proposte e degli atti per abolire lo sganciamento delle bombe nelle zone popolate, anche se ci sono ancora forti resistenze in tal senso. Samuel Cogolati, Deputato di origine italiana del Parlamento Belga, ha evidenziato come il parlamento del suo paese abbia dato supporto a una dichiarazione mondiale a sostegno delle vittime civili nei territori bellici, generando anche la figura del “civile ignoto”, novità assoluta che, se adottata anche da altri paesi, sensibilizzerebbe in maniera profonda tutta la comunità internazionale.

Mammad Ahmadzada, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, ha portato l’ esperienza di un territorio indipendente da soli trent’anni, ulcerato da un sanguinosissimo conflitto, che ha visto colpiti tanti civili azeri ma anche armeni, se si considerano gli accadimenti susseguitisi dal 1919 a oggi. Nunzio Turiaco, Console Onorario tedesco, ha dato centralità a tutte le analisi fatte per comprendere il peso diretto e indiretto delle guerre sui cittadini, sia in termini di perdite di vite e umanità piagate, ma anche dal punto di vista economico e culturale dell’impatto diretto e indiretto delle guerre sui civili. Relativamente ad un’area spesso afflitta da relazioni internazionali molto complicate, Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, con un video messaggio ha ricordato l’impegno della sua nazione nei rapporti con Israele. Bastian Matteo Scianna, Professore di storia militare e storia culturale della violenza presso l’Università di Postdam, ha posto l’attenzione alle iniziative che ricordano chi viene offeso o oppresso dalle guerre. Cosa che viene fatta dal 1952 in Germania, nazione in cui ogni novembre si commemorano tali persone.

Ernesto Olivero, Fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovani), con un video messaggio ha dichiarato l’esigenza di convertire la produzione di armi in strumenti di pace, ispirandosi al profeta Isaia e a figure illuminate dalla concordia come il compianto Giorgio La Pira. Il ruolo, non indifferente della stampa è stato spiegato dal Presidente dell’Associazione Stampa Estera, Maarten che ha ricordato l’impegno italiano contro le guerre, presente nella Costituzione con l’articolo 11, quando solo cento anni fa il trattato “Il dominio dell’aria” di Giulio Douhet, propugnava ignobilmente l’attacco diretto ai civili.  Il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio ha definito le guerre moderne come post-umane, perché impostate con droni che colpiscono da lontano e perché viene reso visibile solo l’aspetto strategico dei conflitti, o le luci delle bombe che impattano sui territori, senza indagare le reali conseguenze sulle persone. La senatrice Urania Papatheu, ha espresso la sua gratitudine a Giuseppe Castronovo, per il germe di pace regalato con le sue proposte.

 Le quali hanno trovato consonanza nel concerto tenutosi dopo la tavola rotonda al Teatro Antico, ideato dal giornalista Roberto Giamboi e pianificato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), dalle associazioni musicali Aldebaran e Almoetia e dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia con al centro il diciottenne pianista palestinese Mohammed Al Sheikh, supportato dall’Orchestra “Taormina Opera Stars”, diretta da Salvo Miraglia con musiche di Rossini, Beethoven, Bizet e Grieg. Al Sheikh è stato scoperto da una docente di musica ebreo-russa, Emma Spitkovsky, che lo ha voluto al “Magnificat Institute Jerusalem”, creando un connubio musicale tra Israele e Palestina a cui anela tutto il mondo in forma anche reale. Lo stesso Al Sheikh e il Presidente del Magnificat Institute Jerusalem, Alberto Joan Pari, hanno ricevuto delle targhe onorarie da ANVCG per la loro abnegazione e impegno alla pace e alla concordia tra le genti. Un’intensa invocazione per la Pace ha ultimato il convegno con gli interventi di rappresentanti delle religioni monoteiste: il monaco ortodosso Padre Alessio Mandanikiotis, l’Imam del Centro Islamico d’Italia, Mohammad Hassan Abdulghaffar Muhammad, Monsignor Carmelo Lupò, dell’Arcidiocesi di Messina, il Pastore della Chiesa Pentecostale, Daniel Abi Blay, con il saluto di del Rabbino Capo Riccardo Shemuel Di Segni.

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