Teatro Quirino: Tartufo, una rivisitazione satirica dell’umanità contemporanea

Un’ambientazione scenica in stile anni ’60 che raffigura una casa borghese con una splendida terrazza, un grande salone e finestre a vetrate dalle quali s’intravede un interno lussuoso.

La prima scena si apre con i due figli e la matrigna – un’inimitabile Vanessa Gravina – stesi a bivaccare al sole e la nonna, che li rimprovera per i costumi lascivi e lo stile di vita equivoco, mentre osanna Tartufo, un’anima pia, che suo figlio, il padrone di casa Orgone, aveva accolto tra loro per riformare le abitudini familiari. Si tratta di una rivisitazione di “Tartufo”, il celebre classico di Molière, riadattato e portato in scena al teatro Quirino in Roma da Roberto Valerio, che recita anche il difficile ruolo di Orgone, incompreso “pater-familias”, vittima del potere seduttivo di questo truffatore in odore di santità. Una rappresentazione in chiave moderna del celebre capolavoro di Molière (Tartuffe ou l’Imposteur): una satira pungente che prevedeva due finali – il primo in cui a predominare era l’impostore e un secondo dove a vincere era  la giustizia – con l’obiettivo di colpire la mercificazione della fede nella Francia seicentesca durante le diatribe tra gesuiti e giansenisti. Ancora oggi si tratta di un tema di estrema attualità, soprattutto, con l’ascesa di tanti finti “profeti” che si approfittano della fragilità umana qui incarnata da Orgone: un’anima dilaniata dal complesso edipico e l’incapacità di sostenere le responsabilità familiari e supportare sua moglie Elmira. E sarà proprio Elmira, il personaggio chiave che smaschererà l’ipocrisia di Tartufo, riuscendo a dimostrarne la sua viziosa bramosia a trecentosessanta gradi.

Una commedia satirica e spassosa allo stesso tempo in cui brilla la performance comica della cameriera Dorina – l’esilarante Roberta Rosignoli – l’unica che con ironia riesce contrapporsi alla follia di Orgone, il quale, come in preda a un sortilegio, nega persino ciò di cui è testimone, senza cogliere le trame in cui si è invischiato. L’acme tragico invece si raggiunge con la paradossale scelta di Orgone, deciso a dare in sposa la sua unica figlia Marianna – dalle fattezze di una mesta lolita –  al “finto pio” Tartufo. Una decisione che compromette la pace familiare, costringendo la matrigna Elmira a ordire una trama per proteggere sua figlia e smascherare Tartufo, segretamente innamorato di lei e pronto a tutto pur di sedurla. E quando la famiglia sarà sull’orlo della disperazione, in balia della volontà di Tartufo, sarà proprio l’astuzia della donna a risvegliare il marito dall’incantesimo della seduzione patologica. E infine compare un angelo, un emissario divino a punire l’amoralità di questo guru, che usava la spiritualità come strumento per frodare il prossimo e rimpinguare il proprio patrimonio personale. Colpisce l’interpretazione magistrale di Giuseppe Cederna nei panni di Tartufo, un personaggio tanto affascinante quanto controverso. «Non ho provato nessuna vergogna a spogliarmi: andare fino in fondo è stato catartico per riuscire a dimostrare tutta la dissolutezza del personaggio. Il merito è anche di Vanessa Gravina, che è riuscita a mettermi a mio agio, grazie alla sua bravura». Un cast di grande spessore dove ciascuno merita il proprio “Posto al sole”, divertendo ma conservando uno sguardo critico sul mondo.

Al teatro Quirino, dal 16 al 21 novembre:

Tartufo

di Molière 

traduzione Cesare Garboli

adattamento e regia di Roberto Valerio

con Roberto Valerio, Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina, Massimo Grigò, Irene Pagano, Elisabetta Piccolomini, Roberta Rosignoli, Luca Tanganelli

Scene Giorgio Gori; costumi Lucia Mariani

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