“Vecchie Canaglie”: divertente commedia d’esordio per l’attrice Chiara Sani, con un Lino Banfi memorabile

Vecchie canaglie” è il primo film diretto da Chiara Sani, già nota attrice e illustratrice. Suo è il merito di aver riportato sul grande schermo, nei panni del protagonista, l’immenso Lino Banfi, assente da sei anni dal mondo del cinema.

Tutto ruota intorno al personaggio di Walter – un Lino Banfi formidabile – il più arzillo e coraggioso tra i degenti di “Villa Matura” e sarà suo il compito, coadiuvato da un gruppetto di coetanei, di organizzare un piano per riprendersi la Rsa (Residenza sanitaria assistita) finita all’asta. Una commedia “fiabesca”, come la stessa regista ha affermato, aspetto ancor più enfatizzato dalla scelta degli effetti di transizione e dalle illustrazioni – di eccellente realizzazione – che riecheggiano un cartoon movie, soprattutto dal punto di vista stilistico. Dal punto di vista formale, la commedia è rocambolesca e racchiude più generi in uno, dal film d’azione al cosiddetto “grey movie”: un nuovo filone cinematografico dedicato alla terza età, che viene rappresentata senza più tabù o cliché.

Co-protagonista è Greg, all’anagrafe Claudio Gregori, che interpreta Renny, il figlio di Walter – noto al grande pubblico per il duo artistico con Lillo – che stupisce per la sua abilità drammaturgica, tanto da sembrare per davvero il figlio di Banfi, grazie al feeling che si è instaurato tra i due attori. Dall’aspetto da gangster anni ’70, con tanto di pelliccia e baschetto, Renny è un personaggio positivo, una sorta di “moderno Robin Hood” che si impegna, seppur con metodi non sempre leciti, ad aiutare suo padre e gli altri a raccogliere fondi, organizzando un’asta clandestina all’interno della struttura. Tra gli invitati all’asta, compare la mafia cinese capeggiata da “Crisantemo”, quella russa e persino terroristi tedeschi, tutti intenti a divertirsi e a fare affari alle spalle della polizia, che nonostante le varie segnalazioni, non riesce a scovare i malviventi. Il merito della riuscita dell’operazione – che coinvolge anche una dottoressa “illuminata”, la Tumidei – è tutto della “band dei vecchietti”, che stanchi di sentirsi “inutili”, si fingono morti, fanno la vedetta e improvvisano veglie funebri cantate, per giobbare le forze dell’ordine. 

Un film, questo, che ha il merito, inoltre, di denunciare la difficile condizione sociale degli anziani, i quali nonostante anni e anni di contribuiti – come ribadisce Banfi negli script – non dispongono di una pensione sufficiente a potersi mantenere e finiscono in strutture simili a lager, abbandonati al loro destino. Emblema di questo cinico lassismo è il primario di “Villa Matura” – interpretato da un Andrea Roncato in ottima forma – preoccupato non tanto del futuro dei degenti  – “tutti da far fuori una settimana” – ma della propria sostanziosa buonuscita. E sarà proprio lui, che prima di lasciare la clinica, si sottoporrà a una seduta di ozonoterapia per rinvigorirsi, piuttosto che dedicarsi ai degenti, ormai senza speranza. Una pratica medica, questa, a base di ossigeno ozono sempre più diffusa anche in ambito geriatrico, dove agli abusi di farmaci si preferisce la somministrazione questo prodotto biologico, antibatterico, antivirale e antalgico, privo di effetti collaterali. «Anche io – afferma Lino Banfi – in passato, quando soffrivo di ripetute lombalgie, ho fatto ricorso all’ozonoterapia, risolvendo il problema una volta per tutte». Una pratica che trova applicazione anche in medicina estetica e ha destato l’interesse  della stessa attrice e regista Chiara Sani, “propensa a sottoporsi ai trattamenti”. 

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