Globe Theatre, Falstaff e le allegre comari di Windsor: una commedia femminista “ante litteram” di grande spasso e modernità

Restano solo poche repliche per allietare lo spirito in compagnia di “Falstaff e le allegre comari di Windsor”, sino al 10 luglio in scena al Globe theatre di Roma, per la regia di Marco Carniti.

Una spassosa commedia che, secondo la tradizione, è stata scritta in sole due settimane dal Bardo, per compiacere la regina affezionata al personaggio di Falstaff: un perdigiorno senza il becco di un quattrino, sempre pronto a tramare inganni.

La scena si apre con un prologo di metateatro, dove gli attori, tutti vestiti con la stessa casacca del “Globe”, si presentano e rivendicano il loro diritto alla recitazione e alla veridicità delle notizie, post-pandemia. E anche lo stesso Falstaff, avvolto nella sua blusa rossa, si presenta al pubblico, rivelando le proprie intenzioni fraudolente: rimpinguare i suoi forzieri e la sua grossa pancia, mirando al patrimonio di due ricche signore già sposate Madame Page e Madame Ford. E obbliga i suoi servitori – scagnozzi più avvezzi a menar le mani che agli intrighi – sotto la minaccia del licenziamento, a consegnare “brevi manu” due lettere d’amore, del tutto speculari, alle due signore. Ma i due “ambasciatori” non ci stanno, e mal tollerando le minacce e l’atteggiamento vessatorio di sir John Falstaff, confesseranno tutta la verità ai mariti delle due donne, sperando in una lauta ricompensa; l’uno, Master Page, incredulo, non darà molto peso alla cosa, mentre l’altro Master Ford, inizierà ad avvampare di gelosia e a ordine trame per comprovare l’onestà della moglie.

Interpreta Master Ford, il talentuoso ed esperto Gianluigi Fogacci, che nella pièce veste anche i panni di Mr Brook, il suo alter-ego costruito ad hoc, per presentarsi a Falstaff sotto mentite spoglie e carpire informazioni sulla fedeltà della sua consorte. «Mi sono divertito in questo duplice ruolo, che assomiglia sia a Jago che ad Otello, da me già interpretati su questo palco, ma in chiave burlesca». In effetti, in questa commedia “femminista ante litteram”, sono proprio le donne le vere protagoniste, che si burlano sia delle improprie avances di Falstaff con stratagemmi maliziosi, che della gelosia spasmodica di Master Ford, sfruttandola a proprio favore. 

Sorprende la modernità di Shakespeare che descrive le “comari”, già nel XVI sec. come “libere” e in grado di prendere autonomamente le proprie decisioni, rivelando una grande apertura mentale e predisposizione all’egualitarismo tra i sessi. Un punto di vista che viene rispecchiato dal personaggio di Master Page, marito della signora Page e padre di Anna, uomo distinto e di larghe vedute: «Un personaggio positivo e misurato – afferma l’attore Mauro Santopietro – che ho caratterizzato con piacere e diletto».

Centrale è, inoltre, il ruolo Fastaff, interpretato da un poliedrico Antonino Iuorio, che spiega come «Sir John Falstaff fosse un personaggio storicamente interpretato da celebri attori caratteristi, capaci di conquistare il favore del pubblico a suon di risate, malgrado la sua connotazione negativa». Assurge, però, a indiscusso beniamino del pubblico Patrizio Cigliano, nei panni di un’“ambigua” madame Quickly, che furba come tutti i servitori – conformemente allo stereotipo dell’atellana latina – riesce a volgere qualsiasi situazione a proprio vantaggio. Tra canti, battute sagaci e divertenti gag, Cigliano conquista il favore del pubblico, che non lesina applausi e fragorose risate. 

Un successo meritato, grazie a un cast di livello, per una pièce notoriamente briosa, ma che fa riflettere sulla natura umana, che spesso necessita di un capro espiatorio, per sentirsi sollevato dalle proprie pene. 

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