Teatro Quirino: Filippo Dini da standing ovation in “Il Crogiuolo” di Arthur Miller

Sino a domenica 27 novembre è in scena al teatro Quirino “Il crogiuolo” di Arthur Miller per la regia e con la partecipazione attoriale di Filippo Dini.

Un dramma esemplificativo e duro che rappresenta una pietra miliare nella storia americana, che intende tracciare un parallelismo implicito tra la caccia alle streghe verificatasi a Salem nel 1692 e il maccartismo americano con la sua “caccia” ai comunisti. Una vicenda ben nota allo stesso autore, che negli anni ‘50 fu accusato dai suoi stessi amici di simpatizzare per l’ex URSS e quindi complottare contro gli USA, al solo scopo di avere salva la vita. Un periodo buio della storia americana, che ha segnato la vita di tanti artisti e persino scienziati costretti a fuggire e ad abbandonare le proprie carriere come nel caso di Charlie Chaplin e tanti suoi colleghi, che rischiarono la pena capitale. 

In questo dramma corale, si evince la grande frustrazione di Miller e lo sgomento per un clima di ingiustificato terrore, ben evidenziato dalla messa in scena corale di Filippo Dini, nei panni di John Proctor: un brav’uomo coi piedi ben piantati a terra, ma con un unico grande peccato, che costerà a lui e alla sua famiglia un prezzo molto elevato.

Sorprende la maestosità della rappresentazione orchestrata dal regista, che emana forza e carattere. Il sipario si apre su un gruppo di giovanissime, di colore e non, che ballano danze forsennate nel bosco sino a quando non vengono sorprese dal parroco Samuel Parris, il padre di Betty, che a sua volta ha preso parte a questo rituale. La ragazza è caduta in uno stato di incoscienza e a poco sono servite le cure impartite dal medico: accorre dalla Capitale il reverendo Hale, esperto in fenomeni occulti. La ragazza in preda alla trance confesserà di aver preso parte insieme alla cugina Abigail Williams a rituali satanici e scaricherà la colpa sulla domestica delle Barbados, a servizio dei Parris. Le giovani al fine di scagionarsi inizieranno ad accusare indistintamente quasi tutte le donne della città, a partire dalle più pie e note per le loro azioni caritatevoli, sia per vendetta che per puro diletto.

Un vero e proprio progetto “diabolico” che trasformerà Salem in una “Santa inquisizione nordamericana” dove tutti sono potenzialmente colpevoli e chiunque, per sopravvivere, deve guardarsi le spalle dal presunto amico, che pur di salvarsi la pelle, potrebbe denunciarlo. Una macchina perversa guidata da questo gruppo di ragazzine e da un giudice, coadiuvato dal reverendo Hale, dapprima sicuro di agire a fin di bene, sino al momento in cui si renderà conto della fragilità dell’impianto accusatorio. Un personaggio centrale quello del reverendo, interpretato da un eccellente Fulvio Pepe che rivela: «Per interpretarlo non mi sono ispirato a nessun personaggio famoso: qualsiasi “sempliciotto” avrebbe agito come il reverendo Hale, incapace di guardare la realtà obiettivamente, senza l’influenza della superstizione». Stupisce la redenzione del reverendo Hale, che alla fine della vicenda lascerà il sacerdozio e la città per ritirarsi a vita privata ed elaborare il trauma subito e inflitto, in un libro di memorie. Fondamentale è il ruolo di John Proctor, interpretato dallo stesso Dini: un personaggio ricco di patos, che incarna la ragione in un mondo ormai dominato dal terrore. Commuovente la scena finale che vede John e sua moglie Elisabeth, entrambi accusati di stregoneria, un attimo prima di andare al patibolo, difendere la propria opinione, al fine di insegnare ai propri figli di perseguire la propria libertà intellettuale, a ogni costo.

Una pièce di grande spessore, che emoziona lo spettatore sino all’ultimo, anche grazie a un ottimo impianto di entertainment ottenuto grazie ai balli e ai canti eseguiti live, sui quali spicca la voce blues di Fatou Malsert. Di grande impatto emotivo è il finale, con tutti gli attori che intonano “The house of rising sun” degli Animals, che per il suo significato metaforico e l’anima folk ben si adatta al drammatico epilogo. In una parola: imperdibile.

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